Roma 2016 - The Hollars

Gli Hollars sono una famiglia americana nella norma: un padre e una madre, due figli maschi adulti, un paio di nipotine. John è scappato dalla provincia per andare a fare l’illustratore a New York: è il classico uomo che ha paura di prendersi le sue responsabilità, in crisi espressiva, fragile e sensibile come solo gli uomini tra i trenta e i cinquanta riescono a essere (non sempre in senso buono). Con un inizio in medias res, sia nella casa avita - il figlio maggiore Ron (Sharito Copley), tornato a vivere con i genitori dopo la separazione, deve fare urgentemente la prima pipì del mattino ma entrambi i bagni sono occupati dai suoi, l’unica soluzione sembra essere in cucina, la brocca del succo di arancia, dove viene scoperto durante la minzione dal padre schifato (Richard Jenkins), quando insieme vanno a cercare la madre (Margo Martindale), che si stava arricciando i capelli col ferro nel secondo bagno, la trovano sdraiata sul pavimento incosciente - sia nella Grande Mela - Rebecca, la compagna incinta (Anna Kendrick), piomba in ufficio alla scrivania di John per comunicargli che sta per prendere un aereo per raggiungere la madre a cui hanno scoperto un tumore al cervello. Commedia sentimentale che, usando come assunto il dramma in atto, fa ridere e piangere a seconda del caso e della predisposizione dello spettatore. Il passato ritorna a galla, si parla di rimpianti, di quello che non si ripeterebbe se si potesse tornare indietro, di ’ogni lasciata è persa’, di guadagnarsi da vivere o vivere di ricchezza piovuta dal cielo, di crisi economica, di capire di farcela mentre ce la si sta già facendo, di ruoli familiari, paternità e maternità. In questo calderone pieno zeppo di stereotipi il sorriso si deve spesso ai dialoghi, al cast, alle piccole sfumature. Evidentemente è un tratto maschile molto americano questo elucubrare sui passaggi di identità arrivati ad un certo punto della vita, più o meno intorno alla metà, poiché tornano in mente alcune pellicole similari, più o meno riuscite (su tutti La mia vita a Garden State, 2004, regia di Zach Braff, uno dei protagonisti della serie Scubs, accomunato a Krasinski nel doppio ruolo di regista e attore protagonista dal sapore, palesemente, autobiografico). Una scena resta nella memoria (anch’essa non originale ma comunque intensa): quando John, prima della craniotomia, col rasoio elettrico rade la folta capigliatura della madre fino a ridurla una testa luccicante (che prima aveva urlato: "Non voglio diventare come Rod Steiger"). Per ridere, sorridere, distrarsi. A propria scelta identificarsi.
(The Hollars); Regia: John Krasinski; sceneggiatura: James C. Strouse; fotografia: Eric Alan Edwards; montaggio: Heather Persons; musica: Josh Ritter; interpreti: John Krasinski, Anna Kendrick, Margo Martindale, Sharito Copley, Richard Jenkins; produzione: Sycamore Pictures, Groundswell Productions, Fancy Film; origine: Usa, 2016; durata: 88’
