ROMA - RICARD III

TEATRO DI ROMA - 12.10.05 - Tra i maggiori successi di pubblico del Festival U.T.E. al teatro Argentina (già annunciato su close-up, in anticipo sul suo inizio, a luglio) è stato il Ricard III del Teatre Lliure di Barcellona, una versione del tutto innovativa del dramma di Shakespeare, estrapolato dal suo contesto originario e catapultato nella moderna New York, in un pub gestito da mafiosi o faccendieri di varia estrazione e imprevedibili nelle loro diverse forme di violenza. Questa operazione non è come potrebbe, in prima istanza, sembrare, un mero espediente per rendere su scena contemporanea ciò che è antico. Al contrario, la scelta di Alex Rigola si fonda sulla comprensione delle profonde radici della riflessione shakespeariana su violenza e potere, una riflessione che condusse il suo autore, e conduce ancora noi oggi, a riconoscere il legame strettissimo sussistente tra efferatezza e bestialità e l’esercizio puro del potere assoluto, sia nelle sue forme inufficiali della malavita, sia nelle strutture sancite dagli Stati e dai governi. Il testo originale mostra un tiranno nell’esercizio delle sue facoltà, l’interpretazione di Rigola mostra un boss mafiosi, e l’uno e l’altro funzionano, sono del tutto verosimili, all’interno dello stesso tipo di trama e di azione: cambiano solo gli ambienti, e il travestimento esteriore dei personaggi. Dopo aver messo in scena con successo Tito Andronico nel 2001 e Giulio Cesare nel 2002 (presentato anche al Festival UTE di San Pietroburgo nel 2003 e a Teatro India nel febbraio del 2004, nell’ambito di una tournée internazionale), Älex Rigola, regista e direttore del Teatre Lliure di Barcellona dal 2003, affronta con questo allestimento il suo terzo cimento con Shakespeare, essendo in questo caso anche autore dell’adattamento e della regia. Tra l’altro Ricard III è stato portato in scena dallo stesso team artistico che con Rigola ha lavorato alla Santa Giovanna dei Macelli, di Bertolt Brecht, spettacolo evento della stagione 2004/2005, che sarà al Teatro Argentina dal 1 al 5 febbraio 2006. Una peculiarità attraversa tutta questa singolare interpretazione del testo di Shakespeare: a causa del potente sfrondamento e della forte semplificazione della trama, necessaria per rendere il testo sostenibile nella sua variante all’interno del pub, emerge una componente di primitività o anche di banalità, una dimensione di caduta, o della sospensione, di ogni raziocinio, che è caratteristica delle società moderne (o piuttosto globalizzate) ma che anche, curiosamente, le accomuna proprio con l’atmosfera delle saghe medievali, da cui prese ispirazione sicuramente il racconto scelto da Shakespeare e a cui egli un po’ appunto fa, nella sua drammaturgia, il verso. I sentimenti risultano dunque esponenzialmente semplificati, anche rispetto alla dimensione umana nostra attuale, forse risultano perfino elementari, preadolescenziali, o quant’altro, ma in modo che ricorda da vicino certe conversazioni udibile similmente in film sulla mafia. Il sentimento, la sensazione nei personaggi non arriva mai ad essere scandagliata, per non parlare della sua completa carenza di multi-stratificazione e di contraddizioni interne. Su tutto aleggia però la potenza lenitiva della performance artistica. Straordinaria appunto, a questo riguardo, è la prestazione musicale del gruppo (esegue una serie di canzoni pop) e delle danzatrici, che accompagnano in una folta serie di intermezzi/improvvisazioni le scene più dense della vicenda - camuffando la loro azione da numero di varietà o di gogodancing (che dir si voglia, forse più il secondo data l’ambientazione americana), ma in realtà eseguendo delle vere e proprie coreografie di fatto, che rivelano per ricchezza e provocazione del vocabolario espressivo una sensibilità tipica del teatro-danza. Intervistato da Close-up, Rigola ha d’altronde confermato che in parte esse provengono da esperienze con Ultima Vez, il gruppo di Vandekeybus a Gand. Gli spettatori romani hanno, quasi stupefacentemente, reagito con entusiasmo allo spettacolo, applaudendo quasi inarrestabili: una reazione che invece non hanno avuto nei riguardi di spettacoli più tradizionali di questo stesso festival, e che fa sperare in un ringiovanimento del pubblico-target del teatro a Roma. [ottobre]
di William Shakespeare
adattamento e regia: Älex Rigola; traduzione: Salvador Oliva; scene: Bibiana Puigdefàbregas; costumi: M. Rafa Serra; luci: Maria Domènech; suono: Ramon Ciércoles; musiche: Eugeni Roig Teatre Lliure; In coproduzione con: Teatro Español de Madrid
