Piccola Patria - Intervista ad Alessandro Rossetto

Alessandro Rossetto è uno dei più apprezzati documentaristi italiani sia in Italia che all’Estero.
Nel film Piccola Patria, racconta un Nord-Est rude e violento, che per denaro e interessi personali, ha rinunciato a qualsiasi fondamento culturale e coesione sociale.
Da quali elementi è partita la ricerca di Piccola Patria?
Abbiamo lavorato su una miriade di fatti reali visti, sentiti e anche vissuti e su profili di persone reali. Poi si sono inseriti brandelli di cronaca. Inoltre, c’era la volontà di sperimentare un racconto di finzione gestito registicamente in forte rapporto con la realtà. Questo ha orientato la scrittura.
Il dialetto è un esempio di questo approccio realistico?
La raccolta di storie, visto che l’ambientazione era il Nord-Est, mi ha portato al dialetto. Ma è stata anche una scelta registica, per dare connotazione e profondità molto precise al film, per superare la psicologia ed entrare nell’antropologia. E’ stata una forma indiretta di direzione degli attori e di stilizzazione.
Le musiche del film?
Raccolta molteplice. Conoscevo i cori del maestro Bepi De Marzi, che rivisita la tradizione del canto alpino veneto e li ho subito “sentiti” per il film. Il tema guida è stato scritto da Paolo Segat e Alessandro Cellai e doveva portare un’atmosfera americana e di ballata. Le due canzoni in dialetto sono state scritte e cantate da Maria Roveran, attrice che nel film interpreta Luisa. Le ha concepite ispirandosi al suo personaggio.
Le giovani protagoniste del film Lucia (Maria Roveran) e Renata (Roberta Da Soller), come sono state scelte?
Abbiamo considerato scuole di teatro e cinema e abbiamo usato diverse forma di ricerca. Non è stato diverso da altri casting, anche se l’ho condotto in solitudine. Per la scelta di ogni singolo attore, il motore che mi ha portato a decidere è sempre stato differente. Bisognava comunque trovare degli attori veneto speaking, non solo per le protagoniste. Nello specifico le due ragazze dovevano essere due facce della stessa medaglia, avere energie di tipo diverso, delle condizioni vitali differenti ma organiche. Questo ha naturalmente guidato le decisioni. Venendo io dal racconto della realtà, ho valutato le energie che gli attori che incontravo mi potevano offrire. Ed essendo la realtà imprevedibile, ho cercato anche attori che potessero portare disequilibrio e apertura nelle varie situazioni del film.
Ci sono state delle difficoltà nella realizzazione del film?
Ci sono state molte difficoltà nella preparazione, perché il film è stato finanziato poco e soltanto alla fine. Avevamo un tipo di troupe e un piano di lavorazione anomali per un film di finzione. In fase di ripresa siamo stati fortunati, perché - nonostante un progetto artistico e operativo sui generis ed estremo - non ci sono stati incidenti o episodi negativi. Durante le riprese si è creata un’ottima atmosfera.
Hai altri progetti in cantiere?
Accarezzo da tempo un paio di progetti molto diversi tra loro, ma ora è ancora presto per decidere.

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