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Speciale Family - Pushing Daisies e Six Feet Under: variazioni sul tema (della morte)

Pubblicato il 8 giugno 2009 da Viviana Eramo


Speciale Family - Pushing Daisies e Six Feet Under: variazioni sul tema (della morte)

La vita è sprecata in mano ai vivi. [Six Feet Under]

Essere morti è una scusa come un’altra per cominciare a vivere. [Pushing Daisies]

Trasmessa dalla Abc a sei lunghi anni di distanza dalla messa in onda del pilot di Six Feet Under, Pushing Daisies incontra idealmente la mitica serie firmata Hbo - che ha sancito l’inizio della seconda golden age della fiction televisiva - proprio dentro i palinsesti della tv nostrana. All’inizio di questa stagione televisiva, il digitale terrestre ha finalmente proposto in clamoroso ritardo la quinta e ultima stagione di Six Feet Under - fino ad allora ancora inedita in Italia - nello stesso periodo in cui andavano in onda i primi episodi di Pushing Daisies. La saga della famiglia Fisher, inoltre, è attualmente in replica (per i nottambuli) su Italia Uno che prossimamente dovrebbe ospitare anche la serie firmata Abc nel suo debutto italiano in chiaro.
Prendiamo dunque spunto da questo incontro di palinsesti per notare come le due serie, apparentemente così lontane, abbiano invece non pochi punti in comune.

L’una satura e cartoonesca, l’altra fotograficamente più dimessa, tessono entrambe le propria fila entro due poli dialettici: la famiglia e la morte.
Six Feet Under racconta la vita dei Fisher, titolari di un’agenzia di pompe funebri, lavoro insolito (per una famiglia televisiva) che porta i personaggi a confrontarsi ogni giorno (ogni episodio) con la morte. In Pushing Daisies il gioco si fa maggiormente divertito, la tradizionale unità familiare si disgrega per poi ricomporsi in assortimenti inconsueti. Il protagonista Ned, infatti,all’oscuro del suo segreto potere di resuscitare i morti con un tocco e capace di restituirli alla morte attraverso un secondo tocco, fa fuori in un colpo solo sua madre e il padre del suo primo e unico amore, Chuck.
Non è forse un caso che gli episodi di Six Feet Under si aprano con la morte fulminea, quanto inspiegabile, di personaggi che conosciamo proprio nei loro ultimi istanti di vita e che Pushing Daisies ruoti intorno a cadaveri i cui ultimi momenti di vita i protagonisti dovranno ricostruire. Inoltre, i pilot di entrambi le serie ci conducono a prendere contatto per la prima volta coi personaggi proprio attraverso la morte dei loro familiari più prossimi.
Numerosissime le contaminazioni della serie creata da Alan Ball visibili in Pushing Daisies, a partire dalla sigla. In Six Feet Under i fiori in un vaso sfioriscono, nei coloratissimi titoli che ci introducono nel bizzarro mondo di Coeur d’Coeurs, margherite risalgono dalle viscere della terra e vengono impollinate da saltellanti api. Il cambio di registro su basi comuni è chiaro sin da qui, non solo nelle scelte fotografiche.

Pushing Daisies eredita da Six Feet Under la capacità di normalizzare la morte pur non annullandone la carica eversiva sulla vita. La serie dell’Abc piega il dramedy a mutate esigenze. Nel mondo dei Fisher, i passaggi a miglior vita servono ai protagonisti come veicolo di riflessione e ripensamento sulla propria esistenza e sui suoi valori, secondo uno schema piuttosto classico che però evita ogni banalità affidando tangibilità ai cadaveri, i quali prepotentemente entrano nel tessuto drammaturgico. In Pushing Daisies, invece, è esattamente la non tangibilità dei corpi e della morte a spostare il registro su un livello decisamente più ludico, meno materico. Il contatto fisico e il sesso segnano con la loro assenza un mondo quasi favolistico, permeato da un’estetica da cartoon digitale, dove la grafica disegna i luoghi (il meraviglioso Pie Hole) e i corpi dei defunti, segnati dal passaggio dalle armi del delitto, fanno sorridere piuttosto che evocare immaginari splatter.
Entrambe le serie si prendono gioco della morte, in nome della casualità e dell’impotenza degli uomini di governarla (se non con diversi danni collaterali), tuttavia Pushing Daisies alza il tiro innescando intorno ai cadaveri il gioco investigativo. Scoprire chi ha ucciso i defunti che giacciono nell’obitorio diventa l’occupazione molto fruttuosa di Ned e della sua allegra combriccola. Il ‘dono’ infatti gli permette di chiedere direttamente alle vittime il nome dell’omicida, espediente che spesso non risolve i casi trascinando i nostri protagonisti in bizzarre indagini. E’ il personaggio femminile di Chuck a immettere un’‘humanitas’ che sembrava rimanere fuori dal meccanismo collaudato dal protagonista e dall’ investigatore. Ned sembra dimenticare che quando risveglia quei corpi ridà vita a un’esistenza fatta di esperienze, sogni e (ultimi) desideri. I cadaveri parlanti di Pushing Daisies non sono, infatti, le allucinazioni interpreti del subconscio dei Fisher, sono solo le pedine indispensabili del gioco investigativo che, come una bambola russa, include il progressivo disvelamento del passato e del presente dei protagonisti.

Nonostante Pushing Daisies non eguagli la maturità di Six Feet Under, una delle prime serie ad immettere una qualità (quasi) cinematografica nel plot e nella messa in scena, si fa comunque importante interprete di un cambiamento. La serie firmata da Alan Ball faceva della famiglia Fisher il veicolo straordinario per raccontare il perbenismo di una nazione che nasconde nelle mura delle villette di provincia, dietro l’apparente unità familiare, tutte le contraddizioni dell’american way of life. Basterebbe osservare la parabola della piccolina di famiglia, Claire. La serie fa con lei meglio di qualsiasi teen drama (non a caso è lei a chiudere la quinta e ultima stagione) mostrando come cerchi di definire la propria personalità, sempre contro schemi precostituiti.
In Pushing Daisies, la disgregazione del nucleo familiare è esibita. I suoi protagonisti ne soffrono, ma si adattano e reinventano un clan amicale che imita l’istituzione. Famiglie allontanate, abbandonate, senza sesso né valori religiosi, prive di contatti fisici: ecco cosa si cela dietro la sconsideratezza della fotografia plastica da cartoon.


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