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Strawberry Hill forever: due cose su Beckett e il neogotico

Pubblicato il 4 novembre 2012 da Emiliano Paladini


Strawberry Hill forever: due cose su Beckett e il neogotico

Gothic revival - Di cui la cultura vegetariana, vegana, la cucina enteogenetica e nuove spiritualità varie, è una delle conseguenze più di moda, nonostante la sua tarda affermazione nella nostra cultura, un noto libro di Leary è basato sul Libro Tibetano dei Morti; e al di là di tutto - nel 1963 Leary viene pure allontanato da Harvard - il merito di questi studi è stato quello di aver messo a fuoco le origini della mitologia e di aver suggerito un modo alla comprensione dell’origine della violenza che molte volte e molto volentieri si scatena dietro e alla ricerca di questi miti, quando questi miti diventano una religione e un dio per cui combattere, anche se molte volte il combattimento è una disgiunzione del sé, contro sè stessi, e si parla altrettanto volentieri di sacrificio del proprio corpo e della propria vita ogni volta violato e immolato sull’altare delle guerre di ogni nuova religione secondo uno spirito che è affatto neogotico.
Not properly born - Ma se tra Freud e Joyce c’è un continuum che porta a Beckett e Jung (nelle celebri conferenze della Tavistock Clinic del 1935 Jung discute, nemmeno fosse un saggio di musica concreta, acusmatica, sull’ascoltare senza vedere, la localizzazione disgiunta delle voci secondo un’accezione straniante o schizoide nel gergo che gli compete; e Beckett a sua volta da Endgame in avanti imposterà sulla terza di queste conferenze le sue figure femminili e Unnamable sulla terminazione disgiunta del suono), e da Jung ad alcuni dei fenomeni osservati dal movimento di Leary (Demetra era il mito di riferimento di Beckett), in Inghilterra, trattando la sola letteratura, del genere neogotico, che in qualche modo riassume l’essenza del mistero della mitologia e della magia del nostro tempo, sono celebri i racconti di Osheen dello scozzese Macpherson, improntati alla mitologia irlandese, al revival gaelico, ai cui valori si ispira l’Ossian Society di Dublino, e i cui valori sono iscritti nei fotogrammi misteriosi di Film con Buster Keaton.
Integrity in a surplice - Di Beckett non è certa la data di nascita, e lui è sempre stato affezionato al concetto della nascita non totale formulata da Jung. Lui era in cura da Bion per uscire da una depressione e da un complesso nei confronti di Joyce, e le mutilazioni inflitte ai suoi personaggi (Not I: c’è solo una bocca in scena), le costrizioni corporee (Happy Days), i vari discorsi confusi e deliranti, balbettanti, lenti e disarticolati, riflettono - sicuramente facendo fumare l’aria in direzione di una sensazione spiazzante di simpatia e di comicità irreale - ma oltre che una chiara iconografia neogotica tipo the horrors, The Fear, la presenza di un che di amniotico e prenatale nella sua scrittura di scena, di qualcosa che deve ancora svilupparsi, crescere, nascere, ma che è impossibilitato a farlo, rimanendo tronco e mutilato, inespresso, paralizzato nel suo stato prenatale come espresso al meglio in Aspettando Godot e come d’altra parte il fato dei Dubliners, immobile nella sua paranoica cittadinanza storica irlandese ma senza un presente e senza un futuro, declama con Joyce perfettamente verso la sospensione e l’inarrivabile, l’irraggiungibile l’impossibile e il paralizzante, e l’immobile. E il contenuto, quindi, le immagini, sono sicuramente di origine neogotica, in molte delle scene di Beckett, o queste molte volte sono riconducibili al neogotico, al mistero, al primordiale, al mitologico; ma l’espressione è fondamentalmente contemporanea, in anticipo sul contemporaneo, incomprensibile per i tempi e per tutti questi suoi rimandi a un alfabeto che è prima della storia, mantenendo una certa integrità, un’assoluta completezza nel suo essere primordiale, e una tensione verso il futuro da compiersi a tendine abbassate, oltre le quinte, oltre la chiusura di un sipario che lui ha costruito per immaginarsi spettatore di una lecture di suggestioni di psicoanalisi, ridicolizzandosi, come quando ascoltando Jung cercava una via di uscita per sè stesso.


Per le fonti si leggano i testi ai seguenti links: https://docs.google.com/viewer?a=v&.... http://www.jstor.org/discover/10.23..., http://www.jstor.org/discover/10.23.... A marzo il Teatro Carcano ospita uno spettacolo su testi di Beckett: http://www.teatrocarcano.com/scheda.... Foto: http://www.apieceofmonologue.com/20....


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