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TAORMINA FILM FEST 55 - Intervista a Carlo Cantore

Pubblicato il 17 giugno 2009 da Carlo Dutto


TAORMINA FILM FEST 55 - Intervista a Carlo Cantore

Ad aprire il Taormina Film Fest in Sicilia, giunto alla sua 55a edizione, quest’anno l’italiano, unico film in concorso, del napoletanissimo Antonio Capuano.
Giallo? - un film con il punto interrogativo che è di per sé esaustivo della commistione dei generi che si esplicitano durante i 92 minuti di proiezione. Un film firmato dal regista di La guerra di Mario, in cerca di una distribuzione. L’opera vede la partecipazione come protagonista di Carlo Cantore che qui, possiamo sperare, inizia una carriera di attore non professionista. Ex direttore di banca in pensione, Cantore si è trovato di colpo catapultato nel mondo del cinema grazie ad un incontro fortuito. Abbiamo sentito da lui stesso la storia della genesi del film, prima dell’affollata conferenza stampa, presso il Palazzo dei Congressi della località messinese.

Ci può raccontare come è iniziata l’avventura per questo film?
Per me è stato davvero un caso più unico che raro: mi trovavo dal giornalaio sotto casa, a Napoli, quando sono stato fermato da Capuano che dopo essersi presentato, mi ha chiesto di sottopormi a un provino per un film di cui stava per iniziare la produzione. Tutti a Napoli conoscono Capuano - ho poi scoperto che abita poco lontano da me - quindi non ho mai avuto alcun dubbio su chi fosse, mentre mia moglie all’inizio ha pensato a uno scherzo.

Come si è svolto il provino per il film?
Il provino lo abbiamo svolto una settimana dopo l’incontro casuale per strada. Capuano non mi ha fatto recitare, ma è stato più che altro un dialogo informale, molto simpatico. Per me, alla prima esperienza di questo genere è stato tutto nuovo, esaltante.

Che tempi hanno avuto le riprese del film?
Abbiamo girato gli interni a Napoli nel luglio 2007, presso i locali dell’Accademia delle Arti. Il film infatti nasce come progetto dell’accademia nell’ambito scenografico. Gli esterni li abbiamo girati nel marzo del 2008 a Torino, dopo una lunga pausa.

Che personaggio è il tuo Vittorio Zèmeli?
Il personaggio che ho interpretato è un uomo piuttosto triste nell’animo, rovinato per sempre dal passato nel lager nazista. Vive un dramma senza fine, una vita schiava delle abitudini , grigia come il palazzo dove vive.

Che ricordo hai, da “profano”, dell’universo del set cinematografico?
Un ricordo su tutti mi rimarrà sempre in mente: stavamo a Torino in marzo. Era stata scelta questa location in primavera per poter avere della pioggia naturale, ma il tempo fu troppo clemente e non di pioggia neanche l’ombra..quindi è stata utilizzata la pioggia finta e ricordo che nonostante avessi sotto il vestito di scena una tuta per l’acqua, ricevevo secchiate d’acqua impressionanti.

Come si è trovato con la troupe, con personaggi come Barbara Bouchet, Capuano, un direttore della fotografia come Bigazzi?
Da Bigazzi ho imparato moltissimo, davvero un maestro, una grande presenza sul set. Della presenza della Bouchet l’ho saputo una volta arrivato a Torino, abbiamo girato insieme due scene molto belle. Con Capuano l’intesa è stata davvero unica. A 68 anni, spero che questa non sia la mia prima e ultima esperienza su un set…rifarei subito tutto!

…e come ulteriore soddisfazione, l’apertura del Taormina Film Fest…
Per un po’ di tempo dopo le riprese, non avevo più avuto notizie del film, della troupe, ma la settimana scorsa mi hanno informato della selezione in concorso qui a Taormina…per me è stato aggiungere surrealismo al surrealismo…


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