Teatro - C’era una volta il nuovo mondo

Lo spettacolo La Déraison d’amour è inserito all’interno del programma della Settima Biennale Orizzonte Québec della delegazione del Québec a Roma (www.quebec-italia.it) con eventi legati in senso generale alle arti e organizzati nelle principali città italiane volti alla conoscenza e alla divulgazione della cultura canadese all’interno di un più ampio programma di interscambio culturale di cui si ricordano gli Arcade Fire (di Montréal, già in concerto a Bologna il 2 settembre), i Simple Plan (anche loro di Montréal e anche loro in concerto a Bologna, ma il 4 settembre 2010), i Cirque du Soleil programmati al Forum (Milano dal 15 al 18 settembre 2010), e Incendies di Wajdi Mouawad nella XXV rassegna “Festival Romaeuropa” al Teatro Eliseo in Roma (8 e 9 ottobre 2010).
Il Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa mette quindi a disposizione la propria sede del Teatro Studio per ospitare dall’1 al 3 ottobre 2010 La Derasoin d’amour di Lorraine Pintal e Jean-Daniel Lafond, coproduzione del Théâtre du Nouveau Monde (Montréal) e del Théâtre du Trident (Quebéc) col sostegno della Société per le 400ème Anniversaire de Québec e Le Grand Théâtre de Québec. In scena c’è una donna sola, Marie Tifo, nei panni di Marie Guyart: il paradigma della donna contemporanea. Marie Guyart infatti arrivò all’età di 27 anni vedova, con un figlio a carico, l’azienda tessile del marito da portare avanti e quella del cognato da amministrare in toto con l’anima lacerata da costanti visioni e magmatici impulsi all’abbandono di tutti i beni materiali e di tutte le avveniristiche fatiche che l’avevano portata, incredibilmente a giro attorno all’anno 1620, a capo di due imprese commerciali, per entrare nella “notte dello Spirito” consacrandoci anima e corpo a Dio.
Qui si deve però agganciare un secondo discorso. Il 1620 è storicamente l’anno della partenza di alcuni separatisti anglicani (Padri Pellegrini) che sulla Mayflower si imbarcarono da Plymouth in Inghilterra il 6 settembre per un primo sbarco a Cape Cod nell’attualle Massachuttes l’11 novembre.
Nel 1620 Marie Guyart ha la prima visione del sangue, da lei stessa definita la conversione alla vita monacale che la portò nel 1631 a consacrarsi monaca e nel 1639 a iniziare l’opera di missionaria nel Canada a Québec dove fondò l’Ordine delle Orsoline e il monastero da lei stesso costruito e ricostruito con lo stesso spirito con il quale gestiva le due società ereditate in Francia gettando le basi della moderna coscienza sociale e religiosa del Canada.
Ma di fatto il racconto teatrale impiantato da Lorraine Pintal è un po’ il corrispettivo dei racconti della Mayflower, e dei Padri Pellegrini della cultura angloamericana, le vicende di Marie Guyart sono l’equivalente nella cultura francese e per la storia del Canada (anche se al giorno d’oggi è posto sotto l’egida della Corona Inglese tramite il Commonwealth of Nations).
In scena quindi la dirompente Marie Tifo ci racconta con parole di fuoco ed emotivamente più colme di drammaticità rispetto alla mitologia dei Padri Pellegrini, perché accompagnate dal tormento della rinuncia all’amore terreno e dilaniate dal senso di colpa di aver precocemente abbandonato il figlio in Francia a un destino che un po’ meno per scelta anche lui risolverà con la presa dei voti, l’incontro con i nativi Nord Americani (Algonkini, Irochesi, Uroni) e il lavoro pacificamente svolto per loro di alfabetizzazione e di civilizzazione compiuto nel più profondo rispetto di quelle intenzioni che adesso si chiamano crossculturali e di integrazione e interazione reciproca, più che di colonizzazione, fornendo di proprio pugno traduzioni, grammatiche e formazione per tutte le genti nuove.
In un certo senso Marie Guyart ci restituisce coagulata nelle sue biliari esposizioni (le verranno anche i calcoli) la sensazione della nascita della Nuova Francia, costruita, voluta costruire, seguendo l’esempio inscenato con La Déraison d’amour, lasciando nel vecchio continente una mentalità mercantilistica che, seppur affinata al massimo delle capacità da Marie Guyart, non trovava spazio nel Nuovo Mondo. E proprio del Nuovo Mondo, la piece della Pintal ci dà una visione che è anche differente da quella che dal Centro e Sud America hanno tramandato i colonizzatori spagnoli, vissuta sul rapporto della conquista cruenta nonostante la mescolanza tra latini e nativi americani proprio nel Centro e Sud America sia un fatto la cui evidenza oltrepassa quasi il dato di fatto riportato dalla storia.
Gli elementi a disposizione di Marie Tifo, unica attrice sul palco, sono i quattro elementi con cui si creano i mondi, simbolo delle poche e costruttive armi che la santa francocanadese aveva per tessere il respiro della Nuova Francia: aria (ottime musiche elettroniche di Yves Duboise), fuoco (nelle candele a terra, e controllato di coreografia discreta), acqua (a cerchio come per la vecchia cartografia) e terra (un disco mobile inclinato sul quale giganteggia l’attrice come dea creatrice, movendo i passi sulla geografia del mondo antico) - sul fumè delle luci di scena La Déraison d’amour è un’esagerata lecture in movimento, un monologo carnale dell’umanità al bivio sull’umanità al bivio e per l’umanità al bivio con un favoloso effetto di luce pillow book (Greenaway, I racconti del cuscino, 1996) per la proiezione dell’Ave Maria in lingua e calligrafia algonkina sul corpo e le vesti dell’attrice e le delicate tende che per movimenti circolari aprono e chiudono il sipario sull’altra faccia del Novo Mondo e sul significato di un amore assoluto.
