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Teatro - The Kitchen

Pubblicato il 9 novembre 2009 da Laura Khasiev


Teatro - The Kitchen

Una cucina fa da sfondo alle vicende che coinvolgono uomini e donne del dopoguerra trascinati nella routine quotidiana del loro lavoro. The Kitchen è il testo con cui Wesker ha voluto compiere la sua protesta nei confronti di un razzismo imperante, che rese pura apparenza la pace del periodo post-bellico. Messo in scena al Teatro ITALIA di Roma dal 6 ottobre all’1 novembre, lo spettacolo The Kitchen ha dilettato il pubblico della capitale. Il regista Massimo Chiesa ha costruito la sua compagnia con 32 ragazzi (per lo più allievi diplomati all’Accademia D’Arte Drammatica Sivlio D’Amico) e sta in scena da diversi mesi in differenti teatri. La costruzione registica non è del tutto adeguata alla valorizzazione di un testo così pieno di sfaccettature. Forse per scelta non del tutto conforme della scenografia eccessivamente realistica, che non lascia spazio all’immaginazione che solitamente a teatro prende respiro e compie i viaggi più suggestivi. Inoltre l’eccessiva confusione di rumori che investe alcune parti dello spettacolo, disorienta il pubblico. Queste mancanze fanno smarrire talvolta lo spettatore in scene confusionarie che portano a perdere il senso vero dell’opera, soprattutto nella prima parte, in cui ci si sente spaesati e non si riesce ad entrare del tutto in ciò che gli si sta rivelando di fronte.
L’attenzione è tenuta grazie alla magnifica verve degli attori, che animano piacevolmente quel “retro di ristorante” londinese, spazio di litigi, discussioni, battibecchi, tra gli addetti alle diverse mansioni culinarie. Principale motivo delle inimicizie tra cuochi, pasticceri e cameriere sono le differenze razziali, affrontate con prepotenza, ma risolte sempre con giocosa comicità. Wesker è uno dei più accesi drammaturghi che, assieme a Pinter, ha rappresentato attraverso il teatro quelli che sono gli eccessi dell’essere umano, i suoi conflitti interiori e nei confronti della società. Questo viene un po’ a perdersi nello spettacolo a causa di una direzione debole, ma l’interpretazione degli attori tiene fede invece a quella veemenza tipica dei personaggi pensati in maniera così estrema dall’autore. La seconda parte dello spettacolo riesce a sostenere maggiormente lo scopo dell’autore e della sua implicita protesta nei confronti della società, soprattutto grazie al monologo del pasticcere Paul (Daniele Parisi) che dà una lezione di vita al tedesco e burbero Peter (Nicola Nicchi).
Parisi, grazie ad una saggia costruzione del personaggio, è riuscito a rendere le sue parole come luce rivelatrice del senso intrinseco della stora. L’attore ha infatti valorizzato il significato del suo discorso, fondato sugli ideali di amicizia, pace e socialismo. Gli attori sono stati capaci di rendere giustizia a questa opera, trasmettendo al pubblico,l’importanza di una complicità fra esseri umani, senza la quale la vita sarebbe solo una “cucina”, arido luogo di lavoro, dove ci si scontra per ogni minimo disguido. I validisssimi interpreti sono inoltre riusciti a mostrare tutte le sfumature di questo testo, suscitando la riflessione sulle ingiustizie generate dal razzismo, causa di conflitti individuali e collettivi. Nonostante alle donne sia stato riservato uno spazio esiguo, la bravura di alcune è comunque risaltata: come nel caso di Bertha (Ippolita Baldini), austera cuoca inavvicinabile, che ha mantenuto il suo lato comico, e quella di Violet (Ilaria Falini), la cameriera neo-arrivata nella caotica cucina e non abituata ad un lavoro così frenetico e ad una compagnia così poco cordiale, che la abbandona alle sue “cadute” di portate e di morale. Meno riuscita invece la resa del personaggio di Monique (Barbara Giordano): l’attrice forse non ha trovato le giuste corde per dar vita alla conflittuale ragazza contesa tra due passioni. Divertente e ben realizzata l’interpretazione del macellaio (Simone Francia), il quale tra un botta e risposta con i colleghi e il frenetico taglio della carne, ha tenuto sempre viva l’attenzione del pubblico, che talvolta tenedeva a diminuire. Lo spettacolo ha goduto anche della speciale partecipazione dell’attore Camillo Milli, nel ruolo del severo Marango, proprietario del grande ristorante, che ha interpretato con grande autorevolezza il suo personaggio.


(The Kitchen); Regia: Massimo Chiesa; drammaturgia: Arnold Wesker; luci:; scenografie:Props and Decors; costumi:Isabella Rizza; musiche:Arturo Annecchino;interpreti: (Daniele Aureli (Kevin), Luca Avagliano (Nicholas), Gabriele Bajo (Gaston), Ippolita Baldini (Bertha), Elisabetta Becattini (Dafne), Fatima Corinna Bernardi (Sophie), Luca Bondioli (Alfredo), Amedeo Carlo Capitanelli (Mangolis), Elena Cascelli (Betty), Clelia Cicero (Winnie), Daria D’Aloia (Anne), Stella Egitto (Molly), Esther Elisha (Hettie), Ilaria Falini (Violet), Simone Francia (Max), Elisa Gabrielli (Cynthia), Barbara Giordano (Monique), Francesco Mecarelli (Dimitri), Camillo Milli (Marango), Nicola Nicchi (Peter), Daniele Parisi (Paul), Giovanni Prosperi (Hans), Giorgio Regali (Frank), Luca Catello Sannino (Michael), Giulia Santilli (Gwen), Elena Savio (May), Maria Chiara Tofone (Jackie), Giordano Torreggiani (Harry), Diego Venditti (Raymond), Carlo Zanotti (il Vagabondo), Marco Zanutto (lo Chef)); teatro e date spettacolo: Teatro Italia 6 ottobre- 1 novembre 2009;


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