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Teatro - To be or not to be

Pubblicato il 21 gennaio 2010 da Laura Khasiev


Teatro - To be or not to be

Il sipario si apre su una scena inquitante: uno studio con quadri raffiguranti i simboli del nazismo, un ritratto del führer e dei soldati nazisti. Poco dopo si scopre di esser di fronte ad uno spettacolo nello spettacolo: giunge arrabbiato il regista che per l’ennesima volta interrompe una rappresentazione poco credibile di Hitler, interpretato da uno degli attori che cade nella trappola del macchiettismo, interpretando il dittatore quasi come un grottesco personaggio da film muto. Così ha inizio la storia narrata da Melchior Lengyel, Vogliamo vivere, di cui il regista Ernst Lubitsch ne ha fatto un film nel 1942, e Antonio Calenda a distanza di più di 60 anni porta in scena poderosamente. Tramutare in spettacolo teatrale una storia che si è conosciuta attraverso un film è sempre un compito arduo; di solito ciò che nasce per il cinema, una volta portato sul palcoscenico inevitabilmente perde di vitalità. Eppure la rielaborazione teatrale del film non ha lasciato deluso il suo pubblico. Grazie alla maestosa interpretazione dei due protagonisti, Giuseppe Pambieri e Daniela Mazzucato, ma anche di tutti gli altri attori, e ad una costruzione registica originale, lo spettacolo in scena al teatro Argentina dal 30 dicembre 2009 al 17 gennaio 2010, è riuscito a trasmettere al pubblico l’amore per un lavoro che oggi come oggi è sempre più svalutato. Una storia che oltre a far commuovere, è riuscita a far sorridere, ma soprattutto a far riflettere, attraverso una metateatralità, che si è resa strumento per smuovere le coscienze sulla realtà del nostro presente, attraverso la storia di un passato che mai ci abbandona. Le musiche di Nicola Piovani trascinano il pubblico in un’altra epoca, creando un’atmosfera a noi lontana, che regala incanto alla messa in scena. Inoltre le performance liriche di Daniela Mazzuccato, che lasciano senza fiato gli spettatori, si intersecano suggestivamente tra un episodio e l’altro, andando ad enfatizzare le emozioni del pubblico. La storia procede tra amori, un presunto tradimento, litigi e chiarimenti; il nazismo incombe e il primo attore viene preso dai tedeschi, ma sarà proprio il suo mestiere a salvare lui e la sua compagnia da una catastrofica fine. La recitazione viene qui sfoggiata in tutte le sue sfaccettature, sino a divenire strumento di salvezza, che egli utilizza per liberare sé, sua moglie e gli altri componenti della compagnia. Qui è davvero il caso di dire che il teatro diviene questione di vita o di morte. Infatti si tratta di interpretare una parte, in cui non ci si possono permettere errori; stavolta il “regista” potrebbe essere carnefice e mettere fine allo spettacolo più prezioso, quello della vita. La metafora intrinseca dovrebbe forse farci riflettere sull’importanza di un lavoro che viene sin troppo svalutato nel nostro paese. Il teatro, così come il cinema e tutto ciò che ruota attorno alla cultura dello spettacolo, dovrebbe essere sostenuto all’intero di una società, che necessita anche di una tutela del benessere della mente e dell’anima. E a questo solo l’arte e la cultura possono provvedere.


(To be or not to be); Regia: Antonio Calenda; adattamento: del Film Vogliamo vivere, di Ernst Lubitsch, preso dal soggetto di Melchior Lengyel;musiche: Pasquale Filastò; canzoni : Nicola Piovani; interpreti: (Giuseppe Pambieri, Daniela Mazzucato, Umberto Bortolani, Fulvio Falzarano e gli attori del teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia); teatro e date spettacolo: teatro Argentina 30 Dicembre 2009- 17 gennaio 2010


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