X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Televisionarietà – Modern Family

Pubblicato il 27 aprile 2010 da Nicola Lazzerotti


Televisionarietà – Modern Family

Le family-comedy sono da sempre un genere centrale nella televisione americana e, praticamente, sono state presenti lungo l’intero corso della sua storia. E mediante le loro storie e le loro vicissitudini hanno rappresentato il segno e la cartina di tornasole della stessa società americana nella sua evoluzione. In ogni decade queste commedie hanno mostrato i lati culturali e sociali di una nazione che ha vissuto negli ultimi cinquant’anni una rapida modernizzazione. Tant’è che si potrebbe tracciare un attendibile percorso evolutivo sociale americano utilizzando come esempio proprio questa tipologia di programmi. Ciò è dovuto a due ragioni evidenti: la prima è la necessità di raccontare sempre qualcosa di nuovo, poco importa se si tratti di mutamenti culturali razziali (Diff’rent Strokes, Arnold in italiano) o politici (Family Ties, ossia Casa Keaton); la seconda ragione è che questa sperimentazione deve continuamente rimanere al passo con i tempi, senza travalicarli o anticiparli.

Il patriarca dei Pritchett, Jay (Ed O’Neill), dopo un divorzio si è risposato con la giovane colombiana Gloria (Sofía Vergara), madre a sua volta di Manny (Rico Rodriguez), un ragazzino di dieci anni obeso molto legato ai retaggi culturali della sua Colombia. Claire (Julie Bowen) è la figlia di Jay, ha sposato Phil (Ty Burrell) e ha avuto con lui tre figli: Haley (Sarah Hyland), Alex (Ariel Winter) e Luke (Nolan Gould). Mitchell (Jesse Tyler Ferguson) è l’altro figlio di Jay, è gay ed è il compagno di Cameron (Eric Stonestreet); i due hanno adottato una neonata vietnamita e l’hanno chiamata Lily.

Tra Pacs e famiglie allargate i tre nuclei parentali delineano un ottimo spaccato della nuova America, in cui sono ormai stati sdoganate condotte di vita come l’omosessualità o i matrimoni tra individui con una forte differenza di età. Però la grande novità di questo piccolo gioiello non sta nel raccontare queste cose, bensì nel dissacrarle. E allora il tono si fa leggero e assolutamente divertente, prendendo in giro tic e preconcetti che generalmente si formano di fronte a tali realtà. La coppia gay diventa allora irresistibile e spassosa, mentre il sarcasmo usato per raccontare gli eventi mostra la precarietà e la sobrietà del loro vivere, i loro pregiudizi e le loro paure. La coppia Jay-Gloria è tutta giocata sui preconcetti culturali, sull’anzianità di lui e sull’ardore della sensuale consorte: si innescano quindi prese in giro, battute a sfondo razziale, senza però mai scadere nella volgarità e mantenendo piuttosto una grandiosa ironia. Il terzo nucleo, quello più “classico”, è tutto teso a smontare e a rompere questa falsa “classicità” e, partendo da stereotipi tipici della televisione come la figlia bella e quella intelligente, è teso a mostrare le fragilità dei nuovi genitori come Phil, che vuole sempre rimarcare il proprio ruolo di capo famiglia attraverso tentativi che fanno invece emergere la sua fragilità rispetto alla moglie, vera padrona di casa.
Tali quadri sono delineati con il segno di una sferzante scrittura che, implacabile, riesce a tratteggiare i tic di una società ridicolizzandoli, tenendo però sempre presente l’importanza e il ruolo della solidarietà e dell’amore che lega e tiene uniti i membri di questa variegata famiglia. Fondamentale risulta essere poi l’interpretazione di tutti protagonisti, capaci di regalare personaggi unici e inusitati: una menzione speciale deve essere spesa ancora per la coppia Jay-Gloria che, con l’aggiunta del piccolo Manny, sa riprodurre un feeling naturale con un ritmo assolutamente fuori dal comune.
Contestualmente è importante ricordare il modo scelto per portare in scena questo spettacolo che si trova a metà tra un mockumentary, dove i protagonisti si mettono a nudo davanti alla telecamera, e una normale sit-com, tramite la quale è rappresentato l’andamento delle vicende: grazie a questa scelta tutta la serie è calata in un’autentica falsa realtà.
Soprattutto non è qui superfluo aggiungere come, in virtù dei motivi sopra esposti, Modern Family sia (insieme ad Arrested Development) uno dei migliori programmi del genere realizzati negli ultimi anni.


Enregistrer au format PDF