Televisionarietà - Tele/Remake
Una caratteristica che ultimamente sta interessando i network americani è quella dei remake. Negli ultimi anni sono nate infatti numerose serie basate su successi del passato. Ora, i remake sono una caratteristica propria del sistema di intrattenimento americano, in particolar modo del cinema, ma mai come in questo periodo sono state messe in cantiere tante serie di questo tipo.
Era il 2003 quando su Sci-Fi Channel, consorella della NBC specializzata in show fantascientifici, andava in onda Battlestar Galactica. La miniserie, auto-conclusiva, sarebbe stata usata come pilot per testare sul pubblico un’eventuale serie. Remake dell’omonimo telefilm degli anni ’70, Battlestar Galactica era nell’assunto di base identica all’originale - l’esodo di un popolo alla ricerca di un pianeta in cui vivere durante una guerra contro le macchine - ma, tolto questo, la serie era profondamente innovativa. Tanto che, seppure nello stesso periodo per calo di ascolti chiudeva i battenti Enterprise, l’ultima serie dedicata all’universo di Star Trek, facendo sembrare un vero e proprio azzardo la produzione una nuova serie fantascientifica, le novità apportate al prodotto come la regia iper-cinetica, la narrazione matura e un utilizzo innovativo degli effetti speciali hanno invece creato una nuova generazione di fans sci-fi addicted.
Inoltre, questa idea si allineava con la ‘moda’ hollywoodiana di riportare al cinema i serial telvisivi del passato, come Charlie’s Angels e Starsky & Hutch, fino all’ultima notizia circa le possibili trasposizioni cinematografiche di due storiche serie come 21 Jump Street, e The A-Team.
Il successo di Battlestar Galactica ha assolto il ruolo di apripista, saltando agli occhi dei direttori creativi dei network come una nuova magica possibilità, quella di riproporre agli spettatori i grandi successi del passato adattandoli e aggiornandoli alle nuove culture giovanili.
Rimbalzano così tra le diverse emittenti progetti di remake di serial di vent’anni prima, e in prima fila c’è proprio la NBC, che ha messo subito in cantiere il remake de La donna bionica e un nuovo Supercar, (Knight Rider).
Ma qualcosa non funziona: le serie non decollano, il pubblico rimane ritroso, e le nuove versioni non sortiscono l’effetto sperato. Il problema è infatti alla radice: questi programmi non sono altro che una versione nuovo millennio dei vecchi e non presentano nulla al di fuori di un decente tasso di spettacolarità, incapaci di comunicare con le nuove generazioni di spettatori, del tutto indifferenti a ragazze capaci di cose eccezionali o a automobili automatizzate e nulla più.
Diversa è invece la modalità scelta per 90210, sequel/spin-off del teen drama più acclamato di sempre, Beverly Hills, 90210, ma in sostanza un remake bello e buono. Lo show trasmesso dalla CW, specializzata in programmi per teenager come Gossip Girl (e i due programmi risultano infatti molto simili) punta a raccogliere i consensi dei giovani telespettatori e la curiosità di quelli più grandi nel rivedere i vecchi personaggi ormai cresciuti. 90210 ha tenuto una buona media di ascolti ed è stato riconfermato per la seconda stagione. Risultato che ha spinto la rete a puntare su prodotti di questo tipo e a prendere l’immediata scelta di rifare anche la serie spin-off di Beverly Hills, 90210, ovvero Melrose Place, prevista per il prossimo inverno.
Un altro tipo di remake è quello che prende in esame serie straniere, andate in onda in altri paesi, (soprattutto in Inghilterra) e poi aggiornarli al tessuto culturale americano, secondo un atteggiamento mutuato dal cinema.
Il primo esperimento in tal senso è stato The Office. La serie, nata in Inghilterra dalla mente di Ricky Gervais, dopo un discreto successo in patria, è stata rifatta (sotto la direzione dello stesso Ricky Gervais) nel 2005 dalla NBC, televisione, come abbiamo visto, sempre all’avanguardia in queste operazioni. Lo show ottiene subito un grandissimo successo, dovuto principalmente al processo di americanizzazione della serie, capace di cogliere con una spietatezza e una sottile e corrosiva cattiveria i tic culturali e quotidiani di un’intera nazione.
Su questa linea si sono mosse la ABC con Life on Mars e la CBS con Eleventh Hour, portando sul piccolo schermo due gioielli inglesi (il Life on Mars britannico sta attualmente andando in onda la domenica sera su Rai 2) girati alla maniera americana. Per rendere conto dell’investimento, della consapevolezza e dell’impegno produttivo nella realizzazione di questi prodotti, basta riferire della presenza di un attore del calibro di Harvey Keitel nel Life on Mars statunitense, sebbene entrambi i serial non abbiano però avuto il successo sperato e siano stati chiusi anticipatamente.
Dunque, a conti fatti, la pratica del remake non si è rilevata proficua per le tv americane, salvo quei casi in cui sceneggitori e registi sono stati in grado di modernizzare e aggiornare le tematiche da una parte, e inserirne delle nuove, profondamente autoctone e radicate nel tessuto americano dall’altra.
Nel guardare al futuro prossimo, dagli Upfronts (presentazione ufficiale al mercato degli inserzionisti pubblicitari dei palinsesti invernali, fatta dalle cinque maggiori emittenti NBC, CBS, ABC, FOX e CW) è emersa una chiara inversione di tendenza: con una più oculata strategia produttiva, gli unici programmi remake messi in cantiere sono appunto il nuovo Melrose Place e l’attesissimo V, remake della serie fantascientifica degli anni ’80, V, Visitors.