Terzo Millennio al teatro Colosseo Nuovo

L’impossibilità di sfoderare una drammaturgia che sia innovativa e in connubio con la contemporaneità è la prima questione sollevata dallo spettacolo di OlivieriRavelli_Teatro, Terzo Millennio, in scena al teatro Colosseo Nuovo, in occasione della rassegna Ubu Rex, dedicata a Nico Garrone. La rappresentazione porta in scena un uomo-maiale e un pescatore che si intrattengono a vicenda con dialoghi apparentemente senza senso e non collegati fra loro. Il disagio dello spettatore è quasi immediato di fronte a frasi sconclusionate che celano una vera e propria denuncia nei confronti di una contemporaneità fragile e sfrangiata che travolge anche il teatro e coloro che ne sono operatori, dai drammaturghi ai registi, agli attori. Dall’incapacità di comunicare qualcosa di certo e di regolare nella sua struttura drammaturgica nasce il testo di Fabio Massimo Franceschelli, laureato in Antropologia Culturale con specializzazione in "Religioni dei popoli primitivi", e che lavora con la compagnia romana OlivieriRavelli_Teatro, prevalentemente nell’ambito della ricerca teatrale e della drammaturgia contemporanea. Questa difficoltà del teatro classico di narrare la contemporaneità, di parlare allo spettatore attraverso un canale che sia coerente con l’epoca che si sta vivendo, viene aggirata da un teatro dell’assurdo, già attuato a partire da Ibsen e Beckett e che sfocia in testi come Appunti per un Teatro Politico, dello stesso Franceschelli, e, per l’appunto, in Terzo Millennio.
La pièce è ambietntata in un luogo surreale, un’isola o forse una spiaggia, una dimensione a noi lontana, emblema di un’epoca in cui la virtualità è quasi sinonimo di normalità. I due personaggi si scambiano battute scabrose, alternate a virtuosismi intellettuali. L’uomo-maiale sfodera atteggiamenti che ricordano quelli del Duce, ma poi il contenuto dei suoi monologhi va in tutt’altra direzione e anche lui si rivela vittima di una post-modernità che lo rende metà uomo e mtà maiale, metà dittatore e metà anarchico. Forse però le categorizzazioni di questo genere sono poco adatte ad una vicenda dove tutto è mescolato e abbracciato dalla sola matrice postmoderna.
Nella seconda parte entra una donna, nè santa nè puttana, ma femmina nel suo linguaggio, nelle sue movenze e nelle sue intenzioni, incarnazione di quel mezzobusto di manichino che nella prima parte della rappresentazione aveva incuriosito il pubblico senza però dare risposte. La donna si inserisce nella confusione verbale dei due protagonisti, facendo da punto focale dell’ellissi scenica creata dai due personaggi con i loro discorsi, che si alternano tra ontologismi ed esplosioni di volgarità. Linguaggio e modalità che forse lontanamente ci ricordano le opere pasoliniane, così sfrontate e senza inibizioni.
Questo testo mette in evidenza il malessere contemporaneo, consegnando lo spunto per un’alternativa ad esso, una via d’uscita, sempre che si voglia aderire a quel materialismo proprio della filosofia della prassi che Antonio Gramsci sposò come concezione del suo fare critica (teatrale e letteraria). Uno spettacolo che parla del disagio postmoderno, sia sociale che prettamente teatrale, del fare in modo che la comunicazione divenga un punto di riferimento fermo per chi ne fruisce, ricordando che siamo tutti vittime di questa inadeguatezza alla quale dovremmo trovare una soluzione partendo da spunti che ci vengono consegnati da prodotti artistici sempre meno completi e definiti, ma forse proprio per questo fortemente evocativi.
(Terzo Millennio); Regia:Olivieri_Ravelli Teatro; drammaturgia: Fabio Massimo Franceschelli; luci:; scenografie:Olivieri_Ravelli Teatro; costumi:Olivieri_Raveli teatro; interpreti: (Claudio Di Loreto), (Francesca Guercio), (Alessandro Margari); teatro e date spettacolo:Teatro Colosseo Nuovo 6-18 aprile; info:produzione amnesiA vivacE Ass. Cult. Figli di Hamm
