X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



The Central Park five

Pubblicato il 26 maggio 2012 da Giovanni Spagnoletti


The Central Park five

La notte del 20 aprile 1989, per cinque ragazzi afroamericani di New York ingiustamente accusati di un terribile crimine, iniziò un incubo. La loro unica colpa quella di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Quella stessa notte infatti, in un angolo boscoso del Central Park, una giovane broker era stata picchiata e violentata mentre faceva jogging. L’impatto emotivo che il caso ebbe causò una immediata e sommaria risposta, oggi finalmente raccontata nel documentario The Central Park five di Ken Burns, Sarah Burns e David McMahon.

La New York del 1989 non era la stessa città che conosciamo oggi. Prima della cosiddetta "cura Giuliani" la grande mela era soprannominata la capitale del crimine, con sei omicidi al giorno e un numero di crimini violenti sempre crescente. Come ben descrive una giornalista, nell’incipit di The Central Park five, vivere a New York significava sapere di rischiare di essere derubati o assaliti ogni giorno. È in questo quadro che avviene la terribile violenza alla giovane dell’Upper East Side. Un quadro reso ancora più teso dal conflitto razziale che, da quartieri come il Bronx o Harlem, divampava in tutta la città. Proprio a causa di questa enorme tensione, sempre sull’orlo del collasso, la reazione al grave crimine commesso, alimentata dai giornali e dalle televisioni, si trasformò in un vero moto popolare. L’allora sindaco Ed Koch (poi sconfitto dal primo sindaco afroamericano di New York, David Dinkins), per cavalcare questo sentimento di indignazione e paura, annunciò che la soluzione del caso di Central Park sarebbe stata la dimostrazione pratica della funzionalità del sistema.

Ma le accuse mosse a Antron McCray, Kevin Richardson, Raymond Santana, Korey Wise, e Yusef Salaam, gli interrogatori, le pressioni, le confessioni a loro estorte, e poi il processo farsa, il sistematico accantonamento delle prove contrarie all’accusa (compresa quella inconfutabile del DNA), perfino la volontà di ignorare l’arresto, per altri crimini simili, del vero colpevole nulla avevano in comune con il concetti di giustizia. Il caso dei "cinque di Central park" dimostrò così al contrario come, una volta convinta l’opinione pubblica della colpevolezza, nulla, nemmeno le testimonianze più inconfutabili, avevano più un valore. Dopo anni di carcere i ragazzi furono scagionati e rilasciati grazie alla confessione, più che tardiva, del vero colpevole, uno stupratore seriale, ma le loro vite erano ormai irrimediabilmente segnate.

Il racconto di questa drammatica vicenda, messo in scena da Ken Burns, Sarah Burns e David McMahon, sembra avere l’unico pregio di portare alla ribalta una storia altrimenti sconosciuta. L’opera in se infatti non si distacca da un tradizionale documentario, a tratti finanche televisivo, con interviste ai protagonisti del caso in posa e ricostruzioni. Pur potendo addentrarsi in interessanti riflessioni, dal contesto socio-culturale newyorchese, all’idea di giustizia americana fino all’evoluzione dei conflitti razziali alla fine degli anni ’80, la pellicola preferisce rimanere in superficie, limitandosi a ripercorrere meticolosamente i fatti accaduti.


CAST & CREDITS

(The Central Park five) Regia e sceneggiatura: Ken Burns, Sarah Burns, David McMahon; fotografia: Buddy Squires, Anthony Savini; montaggio: Michael Levine; musica: Doug Wamble; produzione: Floretine films;  origine : USA; durata: 119’


Enregistrer au format PDF