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THE WOODS

Pubblicato il 1 febbraio 2004 da Carla Di Donato


THE WOODS

Salutiamo come una boccata d’ossigeno il ritorno dell’International Theatre nel panorama della scena romana. Fondata nel 1992 da Tomaso Thellung, l’associazione organizza e produce spettacoli internazionali con cast madrelingue, propone al Teatro dell’Orologio di Roma, dopo tre anni di sospensione della programmazione, The Woods di David Mamet.
Esperta nell’organizzazione di stagioni teatrali bilingui - inglesi o francesi e italiani con doppio cast - negli anni ’90, frequentatrice piuttosto assidua dei Festival “Fringe” di Edimburgo (il primo spettacolo presentato fu Dented Crown scritto e diretto da R. Shearman nel ’93) o Avignone “Off” (dove nel ’95 lo spettacolo La Cantatrice Calva di Ionesco ebbe una menzione speciale dal Direttore del Festival M. Bernard Fèvre D’Arcier), oggi l’associazione si è aperta alla promozione ed organizzazione di altre iniziative sempre a carattere internazionale.
Difficile prescindere dalla convinzione che può essere solo salutare assistere a produzioni “ben fatte” di testi contemporanei in lingua e che, così come i film in versione originale, dovrebbero costituire una normale “fetta” dell’offerta teatrale di una metropoli, mentre per quel che riguarda il teatro regna l’abnorme vuoto e la grave carenza di sforzi in tal senso. Ben venga quindi l’allestimento curato da Massimiliano Farau, regista di solido curriculum e ampiamente a suo agio in regie di autori contemporanei inglesi, meritevole di rispetto nei confronti di un (difficile, si chiarirà il perché) compito svolto onestamente.
La scenografia essenziale di una veranda esterna circoscrive Nick e Ruth, un uomo ed una donna in vacanza per il fine settimana in una vecchia casa della famiglia di lui, immersa nel bosco. Questa la trama di The Woods, un “dramma onirico”, scrive Mamet. Le tre tranches dello sviluppo drammatico da “tragedia classica” sono sapientemente orchestrate dalla mano lieve del regista. I protagonisti, più archetipi che veri e propri esseri umani fatti di carne e azione, qui ridotta al minimo, compiono metaforicamente un viaggio lungo una notte, attraversando il terrore panico primario per scoprire se stessi e la natura del loro legame. Mamet lascia tutto il compito a Ruth, ben sostenuto dalla pur brava attrice Katherine Wilson: è lei a condurre il partner (la cui figura è ben più ostica di quel che l’attore Eric Bassanesi ci restituisce), con un autentico “flux of consciousness”, ad affrontare l’abisso, e se stesso. La sinuosa coreografia fra simboli e miti è suggestiva ed efficace, dall’iniziale atmosfera romantica al precipitare notturno nella violenza psicologica e fisica fino alla catarsi dell’alba: due esseri umani eterosessuali che tentano un nuovo inizio. Sostiene Mamet che The Woods non veniva capito perché non in sincrono con i tempi (1977). Come sottolinea la ballata tradizionale bretone, sipario fra gli “atti”, è uno sguardo rivolto alle origini, all’Antico. Con lui ci chiediamo: quale ascolto trova oggi?

[febbraio 2004]

di David Mamet

regia: Massimiliano Farau
cast: Katherine Wilson, Eric Bassanesi
scene e costumi: Ilaria Albanese
luci: Camilla Piccioni
produzione: Tomaso Thellung per The International Theatre
sito web: www.internationaltheatre.org


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