TI HO AMATA PER LA TUA VOCE

La storia, bellissima, di un amore che si trasla nell’offerta artistica. Il racconto di un’infatuazione che si fa voglia di comprendere. Le vicende di un secolo e di una cultura che corrono insieme agli incessanti arabeschi di una voce. Il primo è quello di Ahmad Rami per Oum Kalthoum, la somma cantante egiziana del Novecento, venerata e imitata da Robert Plant o Thom Yorke oltre, e soprattutto, che da milioni di arabi dagli anni Venti a oggi. Un amore rimasto sempre inespresso, e perciò trasposto nelle centinaia di poesie dedicate con devozione al suo canto trasfigurante. Una passione congelata nell’adorazione a senso unico raccontata da Sélim Nassib in un romanzo-diario. La seconda è quella di Elisabetta Pozzi, nata da una cassetta acquistata a Parigi e sfociata in questo spettacolo. In cui, dopo una suite introduttiva dove Oum narra l’infanzia di una donna con la vocazione irresistibile alla musica nel mondo maschile dell’Islam, la Pozzi si rivolge in prima persona al pubblico per rivelare il suo rapporto con la Kalthoum. Per poi passare la parola ad Ahmad, che ci condurrà attraverso le terze: i momenti cruciali della Storia dell’Egitto moderno, dagli ultimi rantoli del colonialismo alle speranze della rivoluzione nazionalista di Nasser fino al disastro e alla disillusione della guerra dei Sei giorni. Il contrasto tra tradizione e modernismo (riflesso nell’alternanza di musiche tradizionali e contaminate). L’estasi di un popolo unito dalla voce di una. Oum, il cui fantasma emana da una vecchia radio, o da tremolanti filmati d’epoca. O dall’impeto della Pozzi, che purtroppo tende spesso ad andare sopra le righe, nei suoi attraversamenti della casa arabeggiante le cui rotazioni dettano il ritmo dello spettacolo.
[maggio 2004]
Cast & credits:
Di Sélim Nassib Studio e adattamento: Elisabetta Pozzi, Luca Scarlini; suono: Daniele D’Angelo; musiche: Lele Marchitelli; interpreti: Elisabetta Pozzi; produzione: Ambra Jovinelli; Teatro Ambra Jovinelli, Roma, dall’11 al 16 maggio.
