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Tiergartenstrasse 4, Un giardino per Ofelia, al teatro Vittoria

Pubblicato il 13 maggio 2010 da Laura Khasiev


Tiergartenstrasse 4, Un giardino per Ofelia, al teatro Vittoria

Uno spazio vuoto dalle pareti nere diviene il luogo angusto dove le vite di due donne si intersecano. La loro tenera amicizia, una relazione nata per caso, è tormentata dalla crudeltà dagli eventi storici.
Questo, a ridurlo ad una formula, Tiergartenstrasse 4, Un giardino per Ofelia, un lavoro scritto da Pietro Floridia concepito come una partitura di variazioni sull’Amleto di Shakespeare e diretto da Daniele Muratore per il suo saggio finale dell’Accademia D’Arte Drammatica Silvio d’Amico.
Già andato in scena lo scorso anno e vincitore del premio Attilio Corsini nella rassegna “Salviamo i talenti” 2009, lo spettacolo è tornato al teatro Vittoria dal 6 al 25 aprile con rinnovato successo. La lettura più tradizionale del testo shakespeariano ha sempre giocato di contrasti nel tratteggio delle due figure femminili dell’Amleto. Ofelia, fidanzata dell’eroe, e Gertrude, sua madre, pur legate dal comune affetto per il principe danese, sono però divise nel loro contendersi, anche inconscio, il suo amore.
Calare questi due personaggi, come avviene in questo caso, in un contesto tragico come il genocidio nazista, fa sì che questo delicato disequilibrio finisca per essere stravolto. Anzi, è proprio il clima della Germania degli anni ’40 a creare il legame di complicità tra le due donne.
Ofelia è una giovane rimasta orfana che deve essere sottoposta al programma Aktion T4, programma nel quale, dal 1941 al 1945, il regime nazista sperimentò l’eutanasia, la “morte pietosa” su oltre 200.000 pazienti fisicamente o psichicamente disabili, ritenuti quindi non degni di vivere. Nel giardino di quella casa arriva però l’infermiera Gertrud, la quale si affeziona alla ragazza e cerca di proteggerla in ogni modo dalle torture e dalla morte.
Sulla scena, una scenografia ridotta al minimo (solo alcuni fiori sono dipinti su oggetti di scena attenuano il clima di paura) impone un’atmosfera claustrofobica che, creata già dalla situazione, viene potentemente sottolineata dal colore nero del fondo a far segno di uno degli angoli oscuri del terribile disegno hitleriano.
La paura, il clima di terrore e di ingiustizia sono, così, i fili che si intrecciano per dare vita a un’amicizia tenera fra una donna, incaricata di controllare le condizioni dei malati mentali e una giovane menomata.
Quest’ultima dice per lo più frasi sconclusionate ed ha una visione distorta della realtà, racchiusa in una dimensione infantile, nella quale si è sedimentato il suo essere, divenuto adulto solo nel fisico. Ma, come nell’ Amleto Ofelia trovava la sua dimensione più profonda quando era a contatto con i suoi fiori, anche qui lo sguardo del personaggio si illumina e la sua mente diviene attenta e cosciente quando parla della sua serra e cura le sue piante e le sue corolle, che diventeranno anche motivo della sua salvezza...
Gertud, infatti, la istruisce affinché possa sembrare “normale” di fronte a coloro che controllano le sue condizioni mentali, facendole capire che bisogna stare alle regole di chi comanda. Questo per l’infermiera è un compito difficile, lei lo svolge con grande fatica, ma proprio tale situazione darà forza all’amicizia tra le due, rendendole unite e affezionate l’una a l’altra.
Tra le donne, l’inseparabile Gunter, un fiore con cui Ofelia intrattiene diversi dialoghi, amico immaginario, che inizialmente Gertrud osserva con sospetto.
L’attrice Barbara Giordano, nei panni dell’invalida mentale, non rinuncia alla fragilità e alla purezza proprie dell’Ofelia della tradizione, aggiungendo la parlata traballante e incerta di una giovane indifesa e vittima di follia. Le canzoni di Edith Piaf, che fanno da sfondo alla tenera amicizia, sono interpretate meravigliosamente da Serena Ottardo, che con la sua voce ammaliante arriva a sedurre il pubblico, portandolo via dalla realtà in una dimensione surreale e suggestiva.
La musica di Marco Polizzi al contrabbasso, inoltre, fa da cornice a tutta la vicenda, regalando quella sfumatura delicata che fa sì che lo spettacolo si trasformasse in un vero è proprio viaggio lontano dalla realtà.
Commozione e sorrisi, ma anche riflessioni cupe e profonde emergono da questa rappresentazione, che ha permesso agli spettatori non solo di venire a conoscenza di una delle atrocità del nazismo meno note, ma anche di riflettere sull’importanza dei legami umani e di come questi riescano a volte a sconfiggere le difficoltà della vita e a superarle. Neanche questa forte amicizia e questa dimensione umana diversa serve però a salvare Ofelia dalla tragica fine a cui il più celebre dei drammaturghi l’aveva già destinata. Intrecciando rami e cantando canzoni, la ragazza ha deciso di entrare in una dimensione differente da quella che l’ha resa vittima, andandosene tra le acque di un fiume con i suoi fiori, quelli per cui avrebbe dato la vita e con cui pone fine alla sua esistenza dolorosa.


(Tiergartenstrasse 4, Un giardino per Ofelia); Regia: Daniele Muratore; aiuto regia: Lucia Radicchi, al contrabbasso: Marco Polizzi foto e video: Mario D’Angelo drammaturgia: Pietro Floridia; luci: Camilla Piccioni; scenografie: Brunopittura e grafica: Emanuele Becagli;Buonincontri; costumi: Sara Costarelli; interpreti: (Barbara Giordano), (Serena Ottardo); teatro e date spettacolo: Teatro Vittoria 6-25 aprile; info: Saggio di diploma ANAD;


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