TORINO FILM FESTIVAL 2006 - CONCORSO - BLED NUMBER ONE

Quando Kamel, algerino espulso dalla Francia dopo avere commesso piccoli furti, torna al proprio paese di origine si rende lentamente conto di come per lui non possa più esistere un posto da chiamare casa.
Rabah Ameur-Zaimeche, attore principale oltre che regista, racconta nel suo Bled Number One, in concorso al festival, una storia di esuli; esuli per cultura, politica ed affetti. Troppo il tempo passato in Francia dal protagonista, per riacquistare nuovamente familiarità con modi e costumi che, pur essendogli appartenuti, adesso sembrano ai suoi occhi retaggio di un passato ormai inavvicinabile, specchio di una società che ha smesso di appartenergli.
L’analisi di questa condizione intima del protagonista è poi accompagnata da una profonda, ma mai pedante, riflessione sull’Islam, sui diversi modi di viverlo e sulla divisione che proprio queste differenze esercitano sulla popolazione. Il regista combina bene uno stile, in alcuni momenti, puramente descrittivo con un altro meno ancorato alla visione, e più vicino ad una contaminazione evocativa del testo.
Così tra i canti, i riti, le faide, improvvisamente concede degli attimi di respiro facendosi trasportare da una chitarra elettrica che, lentamente ed in maniera alquanto inaspettata, si fa diegetica, lasciandosi annunciare da un’inquadratura che allargandosi mostra prima l’amplificatore ed infine lo strumento. Sullo sfondo è l’orizzonte, mentre il protagonista sembra accogliere il lamento elettronico come fosse un canto interiore, come se il musicista seduto appena pochi passi dietro le sue spalle sia una materializzazione della sua solitudine piuttosto che una presenza reale.
Il racconto, poi, si sdoppia regalando un’altra protagonista, anche lei esule, anche lei lontana dal capire i perché di una sottomissione dovuta solo al suo essere donna. Moglie abbandonata e madre privata del proprio figlio si avvia verso una sola possibile fine. Ma proprio mentre il suicidio sta per compiersi eccola realizzare, nel luogo in cui la diversità viene tollerata solo perché chiamata follia, il suo unico e incriminato sogno. Quello di cantare. Riesce, dunque, a riappropriarsi della sua voce. Il suo canto, sembra voglia dirci il regista, rappresenta quella libertà che al di fuori del manicomio non può essere tollerata.
Bled Number One è storia intima ma anche opera politica. Guarda ai cambiamenti che l’Algeria sta affrontando mettendoli in relazione con una società diversa, ma intimamente vicina, come la Francia odierna. I suoi protagonisti, pur vivendo drammi personali a vari livelli, rifiutano costantemente il ruolo di vittime diventando mezzo per rinnovare la fiducia in un possibile cambiamento.
(Bled Number One) Regia: Rabah Ameur-Zaimeche; soggetto e sceneggiatura: Rabah Ameur-Zaimeche, Louise Thermes; fotografia: Lionel Sautier, Hakim Si Ahmed, Olivier Smittarello; montaggio: Nicolas Bancilhon; musica: Rodolphe Burger; costumi: Sabrina Cheniti; interpreti: Rabah Ameur-Zaimeche (Kamel), Meriem Serbah (Louisa), Abel Jafri (Bouzid); produzione: Sarrazink Productions, Les Films du Losange; distribuzione: Les Films du Losange; origine: Francia - Algeria 2005; durata: ‘97;
