X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



TORINO FILM FESTIVAL - DETOURS - LE OPERE E I GIORNI

Pubblicato il 15 novembre 2006 da Antonio Valerio Spera


TORINO FILM FESTIVAL - DETOURS - LE OPERE E I GIORNI

Totalmente antinarrativo, Le Opere e i Giorni è un film che oltrepassa le regole cinematografiche del racconto e i canoni di un trattato filosofico. L’autore Francesco Brocani è stato uno degli esponenti dell’avanguardia italiana degli anni ’70 e non sembra avere alcuna intenzione di mettere da parte il suo drastico sperimentalismo. Il film, infatti, non solo non mostra minimamente traccia di una storia, ma non pone neppure lo spettatore nelle condizioni di giungere ad una facile comprensione di ciò che sta vedendo.
Brocani, però, dà un’unità spaziale alla sua opera. Tutto ciò che viene mostrato avviene a Civitella San Paolo (ribettezzata "Emblema" nel film), paese del regista, che diventa luogo fisico di riflessioni, di feste, di incontri. Nonostante questo, l’ambientazione principale dell’opera è l’astratto, il bizzarro, l’assurdo. Il film è un’incursione nei meandri della mente umana, nelle sue paure ed incertezze. E l’autore si perde in questo mondo-altro, non filtrando i pensieri e non dando un vero senso alla consequenzialità con cui questi vengono mostrati. Egli mostra la difficoltà che prova nel riuscire ad inserirsi nella sua piccola realtà di provincia e analizza nel profondo tutto il senso di inadeguatezza che prova.
Risulta arduo trovare un filo logico di base al complesso della rappresentazione. Lo sperimentalismo di Brocani raggiunge l’apice dell’incomprensibilità. L’eccessiva presenza di simbolismi nasconde, difatti, dietro le loro maschere di stranezza, un’infinità di significati difficile da cogliere nel loro complesso. Si parla di Dio, di filosofia, di letteratura. Sullo schermo compaiono mostri, bambini, suore.

Le Opere e i Giorni è un mosaico caotico, dunque, che alla pluralità di significanti e di significati fa corrispondere una pari quantità di stili. Brocani viaggia dal documentario all’horror, dal demenziale al drammatico, condendo la sua peregrinazione nell’immaginario di dialoghi volutamente finti e di citazioni letterarie preziose.
Ogni elemento della pellicola è uno svuotamento della realtà, una nullificazione dell’io. Nel complesso, il film è un enigma e Brocani tenta di risolverlo con la visionarietà e con l’onirismo. Purtroppo, a volte, la volontà di rappresentare l’assurdo travalica ogni limite e di conseguenza cade nel criptico.
Non si può, però, giudicare un’opera che fa dell’anormalità e della misteriosità oggetti della sua trattazione.
Le Opere e i Giorni è un’anima in subbuglio resa immagine. Ed è un film che, piaccia o meno, deve semplicemente essere accettato per ciò che è. O meglio, per ciò che non è.

(Le Opere e i Giorni) regia, sceneggiatura, scenografia, produzione: Francesco Brocani; fotografia: Franco Lecca; costumi: Gianna Gelmetti; montaggio: Ivan Varrani; musica: Stinga Florin; interpreti: Francesco Brocani, Antonio Recchia, Piero Anchisi, Riccardo Reim, Francesco Basile, Lisa Bencivenni, Massimo Ferini; origine: Italia; durata: 105’


Enregistrer au format PDF