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TORINO FILM FESTIVAL - FUORI CONCORSO - DIES D’AGOST

Pubblicato il 17 novembre 2006 da Antonio Valerio Spera


TORINO FILM FESTIVAL - FUORI CONCORSO - DIES D'AGOST

Un road-movie atipico. Non tanto per le tematiche che sviluppa, quanto per il metodo di narrazione. Dies d’Agost procede per montaggi fotografici e sequenze con rarissimi dialoghi. Il tutto, infatti, è raccontato dalla voce fuori campo della sorella dei due protagonisti, che non compare mai sullo schermo.
La storia offre poco di nuovo al genere. Marc è sopraffatto dalle ricerche condotte su Ramon, un amico deceduto. Il fratello David gli propone di partire per un viaggio a bordo di un pulmino. Spingendosi verso il sud della Spagna, i due attraversano paesaggi intrisi di storia.
Marc è attirato dal periodo precendente alla dittatura franchista e la voce off della sorella commenta i paesaggi raccontando, come in un documentario, i fatti avvenuti in quei luoghi. Ciò rende il film un prodotto originale. Perché immerge i personaggi nella natura, che non è solo ambientazione fisica, ma anche cornice storica pregna di emozioni e di ricordi.
Marc Recha, regista, sceneggiatore e protagonista della pellicola, ha un tocco leggero e riesce a rendere i sentimenti dei protagonisti senza l’uso dei dialoghi. Sono le parole della sorella, dicevamo, che ogni qual volta entri un nuovo personaggio nel racconto ci informano sul suo passato, sul suo carattere e sulle sue intenzioni. Dies d’Agost è una storia che fa della voce off la base della struttura narrativa e riesce a rendere le immagini un suo perfetto corrispettivo visivo.
L’attenzione della regista è indirizzata soprattutto alla costruzione delle inquadrature. Ognuna di esse appare come un dipinto romantico in cui i corpi, spesso nudi, si immergono nei paesaggi fino ad una totale simbiosi, che non è solo tuffo nella natura ma anche nella storia e nei suoi segreti.
Il momento migliore del film è rappresentato dalle ricerche di David sulla scomparsa del fratello. Recha, infatti, segue in modo distaccato il ragazzo occupato nella ricognizione tra i paesaggi del sud della Spagna. La macchina da presa si muove invisibile, come se fosse l’occhio della natura che scruta l’uomo. Sembra che i paesaggi incontaminati nascondino la verità, che celino la soluzione del giallo. In questo modo, la regista riesce a rendere l’enigma della sparizione un mistero della natura stessa, che ha un’anima ignota mimetizzata sotto le sue bellezze.
Dies d’Agost è dunque un film di segreti. Lo stesso rapporto tra i due fratelli sembra nascondere qualcosa. L’affetto reciproco dà l’idea di sottacere un’omosessualità latente che non può emergere per il legame di sangue che li unisce. Ed è anche per questo che risulta una pellicola che sa molto di iberico.

(Dies d’Agost); Regia, sceneggiatura: Marc Recha; fotografia: Helene Louvart; montaggio: Sergi Dies; musica: Pau Recha, Fina La Ina, Borja de Miguel; interpreti: David Recha (David), Marc Recha (Marc), Mariona Ordonez (l’autostoppista), Pere Subirana (la Guardia forestale), Fina Susìn (la cameriera del camping); produzione: Benecé Produccions S.L.; origine: Spagna; durata: 93’.


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