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Tra passato e presente: Il tempo si è fermato e Senza via di scampo

Pubblicato il 16 giugno 2013 da Raffaella Borgese


Tra passato e presente: Il tempo si è fermato e Senza via di scampo

Il primo titolo si riferisce al film del 1948 tratto dal romanzo dello scrittore americano Kenneth Fearing, pubblicato in Italia con i titoli Il tempo si è fermato e Il grande orologio. _Earl Janoth, potente magnate della stampa, è ossessionato dall’ordine e la puntualità e per questo all’interno del grattacielo, di sua proprietà, il tempo è scandito da un gigantesco orologio che simboleggia questa ossessione. In un impeto d’ira durante un’animata discussione, Janoth uccide la propria amante e si rivolge al suo fedele braccio destro affinché lo aiuti a depistare le indagini. George Stroud, un giornalista di cronaca nera e anche collaboratore del magnate, si trova a indagare proprio sull’omicidio della donna e constata che i falsi indizi forniti da Janoth e il suo aiutante conducono proprio a lui. Stroud deve salvarsi da questo ingranaggio diabolico in cui la coppia lo ha incastrato, dimostrando non solo la sua innocenza, ma anche la vera faccia del colpevole.

Caratterizzato da una prima parte molto verbosa rispetto alla media dei film noir e una seconda parte angosciante e tesa, il film narra e mostra molto bene il modo in cui il protagonista si ritrova coinvolto in una disgrazia a causa di numerose leggerezze commesse. Charles Laughton veste i panni del magnate dell’editoria, tanto potente economicamente quanto immaturo e incapace di prendersi le sue responsabilità a livello personale. Ray Milland, nel ruolo del protagonista, conferma la sua abilità attoriale nel rendere l’uomo angosciato, spaventato e dubbioso. La stampa si conferma un mondo privo di pietà, il giornale è un animale vorace che deve essere nutrito in continuazione di scoop strepitosi e scandali, reali o costruiti su misura, per aumentare o recuperare le vendite. Anche le vite private dei giornalisti sono fagocitate dal quarto potere, il lavoro ha sempre la precedenza, al punto tale da rimandare viaggi di nozze anche per 5 anni a causa dei servizi urgenti. L’omicidio in cui viene coinvolto il protagonista lo vede innocente in quanto non ne è l’esecutore, ma colpevole perché si è lasciato coinvolgere in una situazione che fin dall’inizio mostrava le sue insidie. L’ambientazione è tipica del genere noir, la seconda parte con la caccia al colpevole, sia vero che presunto, è tesa e caratterizzata da angosciosi e angoscianti inseguimenti nei bui meandri del palazzo.

Con un balzo temporale andiamo nel 1987 e troviamo un film, sempre basato sul romanzo di Kenneth Fearing, dal titolo Senza via di scampo diretto da Roger Donaldson e remake di Il tempo si è fermato. Cambia l’ambientazione perché non siamo più nel mondo giornalistico, ma la struttura resta uguale. Il segretario alla difesa uccide la sua amante, il delitto viene attribuito a una spia sovietica arrivata da giovane negli Stati Uniti. Trattandosi di una spia, sono le forze investigative segrete che si occupano del caso e le indagini sono affidate a un ufficiale che aveva una relazione sentimentale con la vittima, nonché amante del segretario.
Uno dei pochi buoni thriller diretti da Donaldson, Senza via di scampo già poco dopo l’inizio lascia intuire le minacce e i pericoli che pian piano si sviluppano e scoppiano nel secondo tempo in cui il plot si complica, gli attori sostengono il ritmo e lo spettatore vive in prima persona l’angoscia del protagonista. La regia sfrutta delle buone angolature di ripresa e ottima è la fotografia di John Alcott, morto subito dopo le riprese. La maggior parte del film si svolge nelle sale del Pentagono, il protagonista è preda e predatore allo stesso tempo, incastrato “senza via di scampo” in un meccanismo che si attanaglia sempre più intorno a lui. Da una parte l’ostinazione dell’amico e dall’altra il suo desiderio di far giustizia per la morte dell’amata che salverebbe la sua stessa vita. Le ricerche del fantomatico Yuri per la sale del Pentagono creano una rete di tensione e agitazione tra i protagonisti e il tutto conduce ad un finale a sorpresa, il tutto grazie anche agli attori che confermano le loro abilità interpretative: Will Patton straordinariamente cinico e squilibrato, sempre bravo Gene Hackman e brillante Sean Young, Kevin Costner ritrae bene il suo personaggio necessariamente ambiguo.


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