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Tyrannosaur

Pubblicato il 1 novembre 2011 da Lorenzo Vincenti

VOTO:

Tyrannosaur

Direttamente dal Sundance Film Festival 2011 arriva uno dei film più intensi ed emozionanti di questa sesta edizione della kermesse romana. Presentato nella sezione Focus, dedicata quest’anno al cinema inglese, il Tyrannosaur di Paddy Considine (già noto per la sua avviata carriera da attore) rappresenta quanto di più efficace ci si possa attendere da un film d’esordio. La scelta del debuttante inglese di portare sullo schermo una storia fatta di violenza e rabbia sullo sfondo di una Inghilterra depressa e senza speranza, denota infatti un coraggio non indifferente vista la delicatezza degli argomenti trattati e la vasta gamma di sensazioni provocate nello spettatore. Un coraggio non solo del buon Considine, che si dimostra già in grado con questa sua opera prima di padroneggiare il mezzo cinematografico anche in situazioni non facili, ma anche di chi ha permesso che si realizzasse un progetto come questo, rischioso, ostico, crudo, e che lo si consegnasse oltretutto nelle mani di chi, prima d’ora, non aveva avuto occasione di dimostrare il proprio valore. Tyrannosaur racconta la storia di Joseph, vedovo alcolista depresso e violento, e di Hannah, moglie silenziosa costretta a subire le umiliazioni verbali e fisiche di un marito senza cuore. E’ la storia di un incontro tra un uomo solo, volenteroso di redenzione, e una donna inaridita da una vita terrena fatta di sofferenze e patimenti (la fede sembra essere fino ad un certo punto del film l’unica sua ancora di salvezza). E’ la cronaca della nascita di un rapporto “normale”, amichevole prima e amorevole poi, in un contesto in cui l’anormalità regna sovrana. Ma è forse l’instabilità sociale in cui danzano le anime perdute di Tyrannosaur l’elemento che lascia interdetti e ammanta l’intera narrazione di una drammaticità opprimente, sconvolgente più della violenza stessa. I personaggi di Considine non sono altro che rifiuti usciti dai film sociali degli anni ’70 e ’80 (quelli di Loach, Leigh), erosi dal tempo e arrivati a noi senza più alcun sussulto di vitalità e prospettiva futura. La catatonia li pervade mentre l’alienazione diventa l’elemento che li estranea dal mondo senza permettergli più di ritagliarsi un ruolo diverso da quello a loro assegnato e di esprimere i propri disagi nelle forme e nei modi appropriati. Per questo si stupra, si picchia, si uccidono cani e non solo in Tyrannosaur, si reagisce in maniera sproporzionata senza che si possa cercare la strada alternativa della comunicazione. Solo quando i due entrano in contatto, infatti, cercando di aggrapparsi l’uno all’altro, il tentativo di una nuova via diventa a quel punto leggermente più chiaro e possibile. Anche se il rischio di essere risucchiati dalla giungla selvaggia è sempre dietro l’angolo. La bravura di Considine sta nel farsi portavoce della tradizione realista inglese riuscendo comunque a ritagliarsi il proprio ruolo all’interno del panorama contemporaneo. Lo fa attraverso una regia esemplare, rigorosa, essenziale, in cui la tonalità livida delle immagini serve a rafforzare la decadenza del processo evolutivo umano. La narrazione, asciutta e lineare in ogni parte, non concede nulla all’intrattenimento e indugia costantemente sulla vita dei personaggi lasciandoli emergere in maniera naturale, senza alcun artificio particolare. Nonostante ciò, forse proprio per questa riconoscibile invisibilità, Considine riesce ugualmente ad imprimere il suo punto di vista personale su una storia apparentemente simile a tante altre e la sovraccarica di una forza visiva capace di colpire al cuore e allo stomaco lo spettatore. La cattiveria descritta non subisce filtri se non quelli di un montaggio che, invece di smorzare, aumenta la sua potenza d’urto attraverso scelte impopolari ma azzeccate. Il resto del compito lo portano a termine gli attori. Sublimi tutti, Mullan e Colman in particolare (a loro, oltre che allo stesso Considine, è andato il premio al Sundance per i migliori attori). Straordinarie le interpretazioni di personaggi borderline, erosi nel volto e nell’anima, dietro i quali si nascondono una infinità di tensioni diverse e difficili da restituire concretamente. Le espressioni, le movenze, la puntualità con cui viene prodotta la sintesi necessaria delle loro singole emozioni sono elementi che attraggono lo spettatore e contribuiscono a creare in lui una partecipazione fisica oltre che emotiva. Una esperienza unica, preziosa e difficilmente descrivibile a parole. Tyrannosaur è un film potente e commovente, un pugno nello stomaco che ti colpisce e ti lascia il segno del conflitto anche dopo averlo subito.


CAST & CREDITS

(Tyrannosaur) Regia: Paddy Considine; sceneggiatura: Paddy Considine; fotografia: Erik Alexander Wilson ; montaggio: Pia Di Ciaula; musiche: Chris Baldwin, Dan Baker; scenografia: Simon Rogers; interpreti: Peter Mullan (Joseph), Olivia Colman (Hannah), Eddie Marsan (James); produzione: Warp X, Inflammable Films; distribuzione: Protagonist Pictures; origine: Gran Bretagna; durata: 91’


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