Venezia 71 - 99 homes

Quella scoppiata alla fine del 2006 non è stata la semplice crisi di un’economia, il collasso (seppur temporaneo) di un sistema finanziario, il fallimento (anche questo di breve durata) di un’idea esasperata di capitalismo; quella che resterà alla storia come la crisi dei subprime è stato, anche e soprattutto, il dramma di milioni di cittadini, americani e non, travolti da un sistema che ha fagocitato se stesso. Ed è questa, l’America, la faccia scura del suo way of life, il rovescio della scintillante medaglia del suo sogno a far da protagonista nel film di Ramin Baharani, 99 homes. Fra le villette ordinate di Orlando, Florida, nei tranquilli vicinati, per le strade tutte uguali, fra i giardini ben curati, le vite di serene di onesti cittadini, lavoratori indefessi e piccoli manager, furono stravolte dall’improvviso cedimento di quella dottrina che li aveva cresciuti all’ombra dell’american dream. La working e la middle class, vera ossatura di quell’enorme organismo noto come Stati Uniti si trovarono, quasi d’un tratto, sulla soglia della povertà, cacciati dalle loro case, sfrattati, costretti a guardare quella che una volta era la loro proprietà dal ciglio del marciapiede.
E’ quasi angosciante guardare, attraverso gli occhi di Ramin Baharani le schiere di case dei quartieri residenziali di Orlando. E’ quasi angosciante vedere l’immagine delle villette, una vicina all’altra, una volta sinonimo di comunità, di collettività, trasformarsi, disgregandosi in decine di singole esistenze, quasi in competizione per sopravvivere. Esasperando all’estremo le idee, profondamente repubblicane, di deregualtion e individualismo, il regista originario del Nord Carolina, porta alle massime conseguenze la dissoluzione dei valori fondanti della società statunitense, sacrificati in nome del profitto economico. Anche se lontano dalle piantagioni di granturco del suo precedente At any price le atmosfere, i contorni dei personaggio, le scelte stesse dei protagonisti sembrano non mutare. Come se un fil rouge collegasse estremi lontani fra loro, mondi distanti centinaia chilometri, che affondano però le loro radici nella stesso humus culturale americano. Una cultura che il regista di 99 homes sceglie di raccontare nei suoi aspetti più negativi, nelle trappole dello sfrenato consumismo, nella desolazione di esistenze avide e senza scrupoli, nella miseria di un egoismo ormai nemmeno più lontano parente del mito del seflmademan americano. Baharmi racconta tutto questo con ritmo serrato e avvincente, mettendo in scena una delle tante contraddizioni che animano gli Stati Uniti contemporanei; un microcosmo capace di ritrovarsi intorno alla propria bandiara, e al tempo stesso di distruggere, senza alcuna pietà, le esistenze di coloro che hanno contribuito a fondarla.
(99 homes); Regia: Ramin Bahrani; sceneggiatura: Ramin Bahrani, Amir Naderi, Bahareh Azimi; fotografia: Bobby Bukowski; montaggio: Ramin Bahrani; musica: Antony Partos; interpreti:Andrew Garfield, Michael Shannon, Laura Dern; produzione: Hyde Park, Image Nation LTD; origine: USA, 2014; durata: 112’
