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Venezia 71 - Words with Gods

Pubblicato il 7 settembre 2014 da Monia Manzo


Venezia 71 - Words with Gods

Molto probabilmente il più importante progetto corale di questa 71° Mostra del Cinema di Venezia è stato Words with Gods, ideato e curato da Guillermo Arriaga, noto sceneggiatore per i film di Alejandro González Iñárritu Amores Perros o Babel. Si tratta della prima parte di un ambizioso progetto, quella della serie Heartbeat che includerà Encounters, uno sguardo sull’identità sessuale, Into the Bloodstream, un’esplorazione sulle droghe, e Polis, un’analisi delle dottrine politiche.

Il film collettivo di Arriaga indaga sulla spiritualità e la religione presso le più disparate culture e etnie, rendendo una visione globale delle differenti declinazioni del Sacro sviluppatesi via via nei secoli.

Purtroppo nonostante un’importante supervisione del premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa, i corti presentati, a parte alcune eccezioni, non brillano tutti per originalità e stile come spesso accade in progetti del genere.

Il sacro è comunque sviscerato in molte delle sue più svariate manifestazioni: quella aborigena (per la regia di Warwik Thorton),l’Umbanda (Héctor Babenco), l’Induismo (Mira Nair), il Buddismo (Hideo Nakata), l’Ebraismo (Amos Gitai), il Cattolicesimo (Álex de la Iglesia), il Cristianesimo ortodosso (Emir Kusturica), l’Islam (Bahman Gobadhi) e, infine, l’ateismo (lo stesso Arriaga).

Si distingue per stile l’episodio di Amos Gitai, che utilizza per quasi tutta la sua durata, un notevole piano sequenza, in cui sfilano gruppi di Israeliani e Palestinesi, che oggi si scontrano ferocemente, il tutto accompagnato da dei personaggi di "epoca" biblica che declamano versi a dir poco apocalittici, visto che sono tratti dal libro profetico di Amos.

L’esperimento meno convincente, a nostro avviso, risulta invece essere quello di Mira Nair, che in un’India alto borghese ci parla dell’approccio di un bambino alle figure della religione induista, in maniera un po’ kitsch, presentandoci delle epifanie degli Dei veramente poco poetiche, con dei pupazzi che sembrano arrivare direttamente da un negozio di giocattoli mainstream.

Il più toccante racconto ci sembra, infine, quello di Warwick Thornton, che coglie in maniera perfetta - ci sembra - il senso della religione aborigena: una donna dà alla luce un bambino in mezzo alla natura più selvaggia del deserto australiano, pregna di elementi primordiali e panteistici; è una vita che sorge entrando nel cerchio di tante altre vite non umane e che troppo spesso sono ignorate a causa della forte visione antropocentrica, espressa nella stragrande maggioranza dei segmenti di questo lavoro corale nel complesso più che interessante.

(Words with Gods) Regia: (Warwik Thorton), (Hector Babenco), (Mira Nair), (Hideo Nakata),(Amos Gitai), (Alex de la Iglesia), (Emir Kusturica), (Baham Gobhadi), (Guillermo Arriaga); sceneggiatura: (Jorge Guerricaechevarria), (Guillermo Arriaga); origine: Messico/Usa; durata: 129’.


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