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Venezia 72 - Lolo - Venice days

Pubblicato il 3 settembre 2015 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Venezia 72 - Lolo - Venice days

«Vorrei tanto tu trovassi l’uomo giusto per cambiare la tua vita di merda».

È nel momento peggiore della madre che il figlio pronuncia le suddette parole. È sadico? È empatico? È stronzo? Tutt’e tre in un ragazzo solo. Tra Tanguy (ÉtIenne Chatillez, 2001) e Mommy (Xavier Dolan, 2013) ecco che arriva Lolo: un adolescente mai cresciuto, un figlio dissennato che ama la madre oltre ogni modo, al punto da farla soffrire per amore tutta la vita.
Al rimprovero «Ma tu mi dicevi tutte le sere che mi avresti amato per sempre, che ero amore della tua vita» la madre risponde «Certo ma è quello che dicono tutte le madri ai propri figli». E al giovane figlio, ormai evidentemente psicotico, appare l’immagine due grandi mammelle gonfie di latte da cui viene strappato il neonato con mano maschile violenta. Il trauma insuperabile, l’antagonismo appassionato tra figlio e padre (che nel film non viene neppure nominato).
Con l’arrivo di Jean-René, un nuovo fidanzato nella vita di Violette diventa necessario il taglio del cordone metaforico da Lolo (Vincente Lacoste) che non ne vuole sapere di andar via di casa, di accettare un altro uomo in giro e, fingendosi felice dell’unione, attua delle strategie infantili (ma efficaci) per far separare la coppia.
La comicità della Delpy è scritta e recitata: i dialoghi con l’amica del cuore coetanea e single come la protagonista (trova nome dell’attrice Katin Wiard) sono sboccati (per quanto la lingua francese usi sempre dei giochi di parole che a noi italiani non appaiono così scurrili), con esplicita attinenza sessuale. Con Dany Boon, attore dalla mimica sfacciata, le battute sono dei calembour ma le scene diventano delle gag fisiche degne delle comiche di Stanlio e Ollio (la scena della finestra, la farsa del gesso etc.).
Classica commedia francese gustosa, di stile (se si sdogana il riferimento costante a pratiche sessuali: bifolco con pisello grande che mi lecca).
La regista, sceneggiatrice, attrice protagonista Julie Delpy si mette in scena nella sua quarantennitudine con coraggio e ironia: non esita a ridicolizzarsi e a dichiararsi madre imperfetta.
Finale spiritoso che ribalta finalmente le parti, idea semplice usata al momento giusto, che prima avrebbe reso prevedibile e più ingenuo l’intreccio. Godibile.


CAST & CREDITS

(Lolo); Regia: Julie Delpy; sceneggiatura: Julie Delpy, Eugénie Grandval; fotografia: Thierry Arbogast; montaggio: Virginie Bruant; musica: Mathieu Lamboley; interpreti: Julie Delpy (Violette), Dany Boon (Jean-René), Vincent Lacoste (Lolo), Karin Viard (Ariane); produzione: The Film; origine: Francia 2015; durata: 97’


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