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Venezia 72 - Man down - Orizzonti

Pubblicato il 8 settembre 2015 da Monia Manzo

VOTO:

Venezia 72 - Man down - Orizzonti

Man down titolo del film di Dito Montiel non evoca l’accezione militare per cui uno degli uomini è ferito, è a terra.
Non parla di morte ma di vita. È l’amore familiare il fulcro di tutto il film, l’amore che un padre, un Marines comunica in un codice virile ad un figlio che non vuole farsi prendere in giro dai compagni di scuola.
Montiel racconta la storia di uno dei tanti militari di ritorno dalle missioni, in questo caso in Afghanistan, e del suo shock post traumatico, elemento che giustifica una faticosa ma funzionale scissione del film in più piani temporali: il presente vissuto in uno scenario apocalittico durante il quale il protagonista assieme al suo amico Devine, anche lui un soldato, cerca disperatamente suo figlio Johnathan, il passato in cui parla con un superiore (Gary Oldman) dei gravi e dolorosi fatti avvenuti in missione e infine un passato ancora precedente in cui racconta la sua vita familiare e il rapporto con sua moglie, che poi durante la sua assenza lo tradirà con il suo amico/fratello Devine.
In questo intreccio la sceneggiatura la fa da padrona e riesce a sopperire alla mancanza di tempo per poter capire il collegamento delle varie fasi e scene, infatti i personaggi sono molto approfonditi nelle loro psicologie e si evince una conoscenza personale del regista in una faccenda scottante come quella delle vite di giovani militari segnati per sempre dalle moderne guerre in Medioriente.
Il disordine temporale è però dovuto anche al fatto che, attraverso più fasi cronologiche tra loro accavallate, si vuole rappresentare la confusione mentale del protagonista e il suo delirio, nonché la convinzione di essere in una guerra, mentre si scoprirà verso la fine, - allentando quindi molto la tensione - che non esiste nulla di tutto ciò che Gabriel vede ma che in realtà il nemico è solo una moglie dalla quale vuole riavere il proprio figlio.
Incredibile la capacità di riprodurre le reali distruttive paranoie di un uomo, un Marine psichicamente sconvolto per via del proprio lavoro, e che sempre a causa della propria pericolosa professione ha perso l’amore, la famiglia, la sua vita affettiva.
Nonostante alcune lacune dovute sicuramente al low budget del film, Man Down tiene lo spettatore in tensione, meritando così un applauso molto lungo alla fine della proiezione. _ Nel complesso Montiel ha dimostrato di poter dirigere 6 film in 6 anni senza scendere mai sotto una media piuttosto dignitosa.


CAST & CREDITS

(Man Down); Regia: Dito Montiel; fotografia: Shelly Johnson; montaggio: Jake Pushinsky, Mark Yoshikawa; musica: Clint Mansell; interpreti: Kate Mara (Natalie Drummer), Shia LaBeouf (Gabriel Drummer), Jai Courtney (Devin Roberts), Gary Oldman (Captain Peyton), Clifton Collins Jr. (Charles), Jose Pablo Cantillo (Taylor); produzione: Mpower Pictures, Krannel Pictures; origine: USA, 2015; durata: 92’


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