Venezia 74 - La vita in comune

Disperata (nome inventato ad hoc) è un paesello sperduto della Puglia. Nella prima scena del film viene compiuta una rapina ad una stazione di servizio in mezzo la nulla da due disgraziati arrivati tra i campi in bicicletta con indosso maschere da animali della giungla: quando uno dei due rapinatori uccide involontariamente il cane che non smetteva di abbaiare, non se ne dà pace neppure in prigione. I disperati di Disperata hanno nomi desueti di sapore antico, Pati, Eufemia, Angiolino. Il sindaco, Filippo Pisanelli (interpretato da Gustavo Caputo), è sopraffatto dall’impossibilità di gestire la cosa pubblica nelle piccole riunioni comunali tra becera opposizione che attacca aggressiva e sostenitori più civili, sempre più scoraggiati. L’assessora Eufemia (la bella moglie del regista, Celeste Casciaro, volto oramai familiare nella cinematografia Winspeariana), anche proprietaria dell’unico spaccio-supermercato della zona, si infiamma contro le scemenze inculcate nella testa di Biagetto (Davide Riso), il figlio giuggiolone, dallo zio Angiolino (Antonio Carluccio) mentre il padre Pati (Claudio Giangreco), da cui è separata, sta in prigione; si infiamma contro la speculazione edilizia a cui la destra vorrebbe dare il via per rendere la zona finalmente redditizia; si infiamma contro l’ingiustizia, contro la delinquenza di basso livello che si propaga con facilità tra i nullafacenti che passano l’intera giornata al bar, contro la volgarità. I personaggi di questa storia - che, come per tutti gli autori che si rispettino, è un po’ sempre la stessa storia declinata in diverse sfumature - sono tutti dei Candide: il delinquente redento dalla poesia, il sindaco con la testa tra le nuvole, l’aspirante boss dipendente dalle parole di Papa Francesco (a cui arriva a domandare, ogni sera, in preghiera, la benedizione per un colpo grosso). Nel sogno di uno zoo all’aria aperta come attrazione turistica, nel miraggio dell’apparizione della foca monaca nelle acque che bagnano il paese (fatto di cronaca locale realmente accaduto) si muovono danzatori di disco Music datata anni Ottanta, figurine di un teatrino delle piccole cose, dei buoni sentimenti e dei moti dell’anima: l’arte può condurre sulla retta via, può salvare le anime, può mandare sottosopra la vita di chi non si limita a subirla ma sceglie di agirla quotidianamente.
(La vita in comune); Regia: Edoardo Winspeare; sceneggiatura: Edoardo Winspeare, Alessandro Valenti; fotografia: Giorgio Giannoccaro; montaggio: Andrea Facchini; musica: Mirko Lodedo; interpreti: Gustavo Caputo, Celeste Casciaro, Antonio Carluccio, Claudio Giangreco, Davide Riso, Francesco Ferrante, Antonio Pennarella, Ippolito Chiarello, Fabrizio Saccomanno, Fabrizio Pugliese; produzione: Saietta Film, RAI Cinema; origine: Italia, 2017; durata: 110’
