VIRNA L’ANTIDIVA LISI

Che fosse una vera diva era più che evidente: lo sguardo lieve di colei che vede senza guardare, una bellezza senza tempo, un portamento oltremodo elegante, la timidezza di chi crede nella propria arte senza esibirne i risultati. Una donna senza compromessi, che come tutti tengono a ricordare aveva rinunciato ad essere una delle tante "Bond Girls" o ad interpretare Barbarella nel celeberrimo e omonimo di Roger Vadim.
Moglie e mamma, non ha mai rinunciato alla famiglia per proseguire la sua sfolgorante carriera, né ha ceduto alle avances di un Frank Sinatra. Acclamata dea italiana del cinema internazionale, avrebbe potuto cullarsi nei suoi successi mentre nel corso di una carriera durata mezzo secolo, ha voluto dimostrare di non far soltanto parte della immensa pletora delle bellezze cinematografiche. Viceversa è stata ecletticamente in grado di intraprendere le più diverse e complesse protagoniste in film a loro volta firmati dai registi più vari. Nata nel 1936 a Ancona, Virna Pieralis (il suo vero nome) aveva iniziato la carriera cinematografica quasi adolescente nel 1953, grazie all’intermediazione di un amico di famiglia, il cantante e attore Giacomo Rondinella, che l’aveva proposta per una parte in ...e Napoli canta! per la regia di Armando Grottini (1953), perfetto per il suo aspetto fisico.
L’estetica eterea e disarmante aveva influenzato molto il successo iniziale, non solo in film strappalacrime o commedie di genere ma anche in parti drammatiche come ad esempio in La donna del giorno (1957) del giovane Citto Maselli; segue oltre ad un intenso lavoro tra sceneggiati tv e teatro, la partecipazione in prestigiose coproduzioni europee tipo Eva (1962) di Joseph Losey o Il delitto Dupré (1963) e Il tulipano nero, entrambi diretti dal francese Christian-Jaque.
Mentre interpretava uno dei capolavori della commedia all’italiana Signore & signori di Pietro Germi (Palma d’oro al Festival di Cannes del 1966), viene chiamata in America da un importante contratto di sette anni per la Paramount. Malgrado lo straordinario successo nella parte di una perfetta moglie bionda dagli occhi azzurri al fianco di Jack Lemmon inCome uccidere Vostra moglie (1965) o in quello con Tony Curtis in Due assi nella manica (1966) viene confinata però dal sistema hollywoodiano sempre nello stesso tipo di bionda patinata e avvenente alla Marylin. Da ciò la coraggiosa decisione di ritornare a lavorare in Europa che gli è costata una penale non indifferente per aver interrotto il contratto con la Paramount, non volendo interpretare il poi celebrato Barbarella (1968).
Negli anni successivi Virna è rinata sia come attrice che come donna: la sua carriera è stata costellata da una grande varietà di opere tra cui spicca il ruolo il più importante della sua vita, quello di una deliziosa e malvagia Caterina de Medici in La regina Margot (1994) di Patrice Chéreau, una sublime interpretazione premiata sia con un César sia con la Palma per la migliore interpreazione al Festival di Cannes e infine da un Nastro argento. Qui coronando una lunga carriera ha dimostrato al meglio quello che avrebbe sempre avrebbe desiderato essere: un’attrice padrona del proprio destino e orgogliosa di potersi distinguete in ruoli adatti alla sua personalità e a un grande talento.
Le sue ultime, rare, apparizioni tra Francia e Italia, le nazione a cui ha dato il massimo delle sue capacità artistiche, sono state oltre Cento e una notte (1995) di Agnès Varda, il dittico di Cristina Comencini Va’ dove ti porta il cuore (1996) e Il più bel giorno della mia vita (2002). E postuma, sempre per la Comencini, la si vedrà l’anno prossimo in Latin Lover ancora in post-produzione.
Se n’è andata sommessamente Virna così come appariva in pubblico, perché per lei una vera diva non aveva bisogno di clamore. La rimpiangeremo a lungo come un esemplare caso di artista sempre più raro nel cinema patinato e stereotipato dei nostri giorni.
