007 Casino Royale
Il regista Martin Campbell, con 007 Casino Royale, sembra deciso a compiere una virata decisiva nel patinato mondo di James Bond: punta a un confronto diretto con agenti più rudi come il Jason Bourne di Matt Damon. Questo è il terzo film ad ispirarsi al primo romanzo di Ian Fleming, creatore del celebre e ora anche pericoloso agente segreto britannico.
La prima messa in scena di Casino Royale risale addirittura al 1954, quando la CBS decise di creare un film per la TV. Barry Nelson vestiva i panni di James Bond mentre Le Chiffre era interpretato da Peter Lorre. A questa seguì, nel 1967, James Bond 007 – Casino Royale con David Niven nel ruolo di Bond e un cast stellare: Peter Sellers, Orson Welles, Woody Allen, Ursula Andress e Jean-Paul Belmondo. Questa seconda realizzazione si presentò da subito come una parodia dei classici film di James Bond. Fu voluta dal produttore Charles Feldman per fare concorrenza alla United Artists, utilizzando l’unico romanzo di Ian Fleming non utilizzato da Albert Broccoli. Ben 5 furono i registi che si susseguirono nella direzione delle riprese. Per portare a termine questo film numerosi furono i problemi e diverse le difficoltà da affrontare. Il carattere spigoloso di Peter Sellers e i suoi problemi coniugali crearono non pochi problemi. La pricipessa Margaret, durante una visita sul set, si dedicò totalmente ad Orson Welles, ignorando tutto il resto del cast, Sellers compreso. Da quel momento Sellers non rivolse più la parola a Welles, e tutte le scene in cui sono presenti entrambi furono costretti a girarle in controcampo. Grazie però al cast eccezionale il film regge nonostante i numerosi buchi narrativi presenti nella trama.
Dopo 20 film il mito di James Bond, negli ultimi tempi, è apparso meno vivo, diretto verso un tramonto definitivo a causa di sempre più scadenti sceneggiature e regie poco incisive. Con Campbell qualcosa è cambiato. Sembra si sia raggiunto un punto di svolta anche se è ancora tanta la strada da fare. Da quest’ultima versione di Casino Royale esce fuori il migliore Bond degli ultimi anni. Un film emozionante, violento e veloce con una sequenza iniziale in bianco e nero che cattura l’attenzione, in cui con rapide pennellate, si racconta come Bond guadagni il doppio zero del suo nome, eliminando due traditori dell’MI6, e con esso la licenza di uccidere. Durante tutti i 145 minuti della durata del film, mentre Bond, spostandosi rapidamente da un capo all’altro del globo, è alle prese con Le Chiffre, pericoloso banchiere del terrorismo che per racimolare soldi per un attentato organizza una ricca partita di poker al Casino Royale, la suspense rimane alta. La storia si snoda in modo abbastanza convincente attraverso le diverse scene d’azione fungendo da collante. Lo spettatore quindi è salvo, la triste sensazione di sterile assembramento di colpi di scena, alla Mission Impossibile 3 per intenderci, è scongiurata almeno nella maggior parte delle sequenze. Il trucco è nel racconto stesso che risulta credibile e ci spinge ben oltre la sensazione di avventura fine a se stessa. Grazie ad una buona sceneggiatura è possibile, quasi in modo naturale, sentire l’evoluzione del personaggio, la sua crescita e l’affermazione del suo carattere. Siamo lontani dai James Bond distaccati e perfetti. In questo film c’è un uomo che sbaglia, ma trova il modo di rimediare al suo errore, un agente segreto che cresce affrontando i suoi limiti vivendo in un mondo reale, duro e violento, cinico e disperato. La violenza non è stata mai così esplicita nei film di 007 anche se non mancano azione e divertimento. Campbell aveva già dato prova delle sue capacità tecniche in Goldeneye. Oltre all’abilità nel costruire scene d’azione efficaci e verosimili (una su tutte la corsa in Uganda) e all’attenzione nel mantenere alto il livello di suspense, la partita a poker ne è un esempio, il regista riesce a dare respiro a quasi tutti i personaggi in proporzione alla loro importanza nella storia permettendo allo spettatore di provare per loro un minimo di empatia. Un esempio in tal senso è la scena della doccia con un movimento di macchina dolce e descrittivo allo stesso tempo che sottolinea la tenerezza dell’attimo: qualcosa di non presente nei precedenti film sull’agente segreto. Tra i vari attori, uno su tutti sembra essere a proprio agio nei panni del suo personaggio. È Daniel Craig, la cui scelta era stata sin dall’inizio contestata dai fan del genere. Il nuovo Bond, anche se nel complesso risulta ancora ‘acerbo’ come 007, riesce a mantenere quella freddezza che Sean Connery aveva cristallizzato sul personaggio senza perdere la possibilità di esprimere una umanità mascolina, ribelle e irascibile che difficilmente si allinea con le precedenti interpretazioni. Una strada senza ritorno quella intrapresa da Campbell? Speriamo di si!
(007 - Casino Royale ) Regia: Martin Campbell; soggetto: romanzo di Ian Fleming; sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade, Paul Haggis; fotografia: Phil Meheux; montaggio: Stuart Baird; musica: David Arnold; scenografia: Peter Lamont; costumi: Lindy Hemming; interpreti: Daniel Craig (James Bond), Eva Green(Vesper Lynd), Mads Mikkelsen (Le Chiffre), Jeffrey Wright (Felix Leiter), Giancarlo Giannini (Rene Mathis), Judi Dench (M), Claudio Santamaria (Carlos); produzione: MGM, EON PRODUCTIONS LTD., DANJAQ PRODUCTIONS, UNITED ARTISTS, STILLKING FILMS, COLUMBIA PICTURES, BABELSBERG FILM; distribuzione: Sony Pictures; origine: USA 2006; durata: 145’.