X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



14 anni vergine

Pubblicato il 16 giugno 2008 da Carlo Dutto


14 anni vergine

E’ così noiosa la gente sincera!
[Nora Grégor in La regola del gioco]

Terribile come sempre la rappresentazione della scuola superiore statunitense, un luogo dove chi non primeggia negli sport e nella pratica quotidiana di ogni sorta di angheria rimane chiuso in trincea, sotto il fuoco sadico di soprusi e di umiliazioni inflitte dai capetti e dalle cheerleaders di turno, sempre bionde. Le buone, sempre brunette e solitarie. Il violento dai connotati ariani, costellato di amicizie idiote e yesman impauriti, il preside bonaccione prototipo della famiglia Bradford, i viali di villette dal praticello curato. La guerra si vive a scuola, durante gli allenamenti di basket e negli interstizi non destinati all’insegnamento, nei minuti pre-campanella mattutina alla mensa, in cui il rituale del posto a sedere ricorda i pranzi nel carcere di Fuga da Alcatraz. Così vive il timido, sfigato e vergine quattordicenne Sam, capigliatura e gusti musicali retrò (i Beach Boys considerati retrò sono un esempio della decadenza dell’impero americano..), sotto il fuoco nemico di uno stuolo di bulli e pupe.

Una storia scolastica che è ‘commedia ormonale’ infarcita di Carmen Electra e magia, scaturita dal deus ex machina costituito da uno specchio rotto, i cui cocci deformano la vita di Sam, rendendo un prisma a più facce quella che precedentemente era piatta vita di eterno nerd. Le bugie raccontate si tramuteranno in realtà, con tutte le conseguenze del caso. Il ‘rospo secco’ diventa quindi principe, arriva a scuola con una fiammante Porsche, si circonda dei feticci della ricchezza: donne, genitori da poter “vendere bene” nei discorsi con gli amici, lusso, sesso esagerato. La morale dietro l’angolo fa presto capolino e i feticci del consumismo piegato all’immagine produrranno l’effetto contrario, rendendo la “voglia di vincere” in tutti i campi, una noiosa tiritera senza novità.

La teenager comedy è tutta nel volto staticamente perso e sempre fuori luogo del protagonista, Ryan Pinkston, volto e capigliatura da nerd patentato, già protagonista di Spy Kids 3 e di un programma televisivo di Mtv. A tratti noioso e prevedibile, il film, dotato di atroce titolo italiano, che riecheggia una recente altra perla, strappa le poche risate con le scene dei comprimari, nella fattispecie quelle dei genitori "trasformati" dalle bugie di Sam in un cantante metallaro e una artista concettuale. L’unico personaggio davvero outsider e poco sfruttato da una storia cui hanno messo mano otto tra soggettisti e sceneggiatori (eccessivi, e si vede) risulta il consigliere psicologico, uomo fallito e senza prospettive, che ha sventolato bandiera bianca da tempo, vista la decadenza di un sistema scolastico che si basa sulle borse di studio sportive universitarie per creare gli opinion-leaders del domani (e i risultati si vedono..) e manda a morire i suoi giovani più sacrificabili (neri, chicos, poveri) nelle altre trincee Usa disseminate nel globo.

Un film che non fa dell’originalità la propria bandiera, a tal punto da ricordare le commedie della Disney, graziose e con trovate originali e divertenti, godibili nonostante una morale prevedibile e sempre destinata al bene finale generalizzato e accomodante. In questo 14 anni vergine assomiglia a grandi linee a Tutto accadde un venerdi, in cui una ribelle e giovanissima Jodie Foster riusciva con la forza del pensiero a scambiare la propria vita con quella della madre casalinga e scoprire gioie e dolori della vita adulta, lasciando dietro un anticonformismo moralmente non disneyano. Nasce spontanea quindi la domanda su quanto possano essere realmente caustiche commedie che instillano morali, che terminano con happy ending al sapore di fiele, che bloccano creatività e ribellismo adolescenziale. Una sorta di ondata moralizzante che si abbatte sui film ambientati nelle scuole superiori a stelle e strisce. Sempre più ci vorrebbe una tipetta come Carrie e i suoi secchi di sangue…

Carlo Dutto


CAST & CREDITS

(Full of it); Regia: Christian Charles; soggetto: Yoni Berkovits, Tony Dreannan, Tom Gammill, Max Pross; sceneggiatura: Jon Lucas, Scott Moore; fotografia: Kramer Morgenthau; interpreti: Ryan Pinkston (Sam Leonard), Teri Polo (professoressa Moran), Kate Mara (Annie Dray), John Carroll Lynch (signor Leonard), Cynthia Stevenson (signora Leonard), Carmen Electra (sé stessa), Matt Gordon (coach Henderson), Craig Kilborn (Mike Hanbo); produzione: Athmosphere Entertainment, Relativity Media; distribuzione: Warner Bros Italia; origine: Usa, Sud Africa, Italia 2007; durata: 93’; webinfo: www.videa-cde.it


Enregistrer au format PDF