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43a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

Pubblicato il 18 giugno 2007 da Alessia Spagnoli


43a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

Spetta a Bruno Torri, co-fondatore della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro insieme a Lino Micciché, aprire la conferenza stampa di presentazione a questa 43.a edizione. Torri ha visto la sua creatura cambiare pelle più volte nel corso degli anni: ‘Naturalmente, la Mostra si è modificata, nel tempo: diverse sezioni sono nate solo in anni recenti, ad esempio’. Eppure la sostanza, l’originale nervatura sulla quale si sono innestate le varie trasformazioni, è stata presa a prestito da subito da altri importanti rassegne, permeate da un affine spirito innovativo: si pensi alle formule, altrettanto giovani e fresche di festival come Bergamo e Torino, e questo a detta degli stessi organizzatori. Pesaro e il suo celebre ‘cartello dei NO’ hanno fatto scuola, insomma. Nella città marchigiana non vengono srotolati tappeti rossi, ogni forma di glamour è bandito, nessun occhio di riguardo viene rivolto ad iniziative a sostegno di ragioni meramente turistiche, nessun caché da elargire agli attori invitati è previsto, nessun biglietto di prima classe viene sborsato per chicchessia. Si preferisce gestire i pochi fondi a disposizione, investendo semmai in progetti editoriali – nella sua ormai consolidata tradizione, la Mostra ha pubblicato ben trecento volumi – o nell’ospitalità offerta agli studenti di cinema.
Parla di ‘proposta operativa per un nuovo festival’, il decano dei critici cinematografici italiani (dei quali presiede il sindacato nazionale). ‘La ragione sociale, fin dalle origini, è la sperimentazione e la promozione. Per i festival e non solo dei festival.
Non si è ancora spenta l’eco del clamore suscitato dall’appello dei registi italiani rivolto al Presidente Napolitano (mentre questi riceveva i candidati ai David di Donatello). L’iniziativa, divenuta celebre con la formula di ’Cento Autori per il Cinema’, propugna l’assoluta urgenza di una nuova legge sul cinema e, in realtà, parte da più lontano: risale almeno al celebre articolo redatto da Bertolucci e pubblicato su Repubblica (cui altri importanti contributi hanno fatto seguito, tra i quali, uno altrettanto significativo rispetto al primo, firmato da Bellocchio). Torri, nel riportare le giuste istanze del movimento, così esprime la sua vicinanza alla battaglia degli autori: ‘Ci identifichiamo con i promotori dell’iniziativa: noi critici ci sentiamo colleghi, oltre che dirimpettai, dei registi italiani’. Esiste, sostanzialmente, una causa comune, fortunatamente sottesa, per una volta, da un’identità di vedute. Da entrambi i fronti ci si batte affinché venga riconosciuto, da parte della politica, il ruolo che compete alla cultura nella vita sociale del nostro Paese (sarebbe un bel modo per tacitare i fautori dell’‘anti-politica’, le cui fila vanno ingrossandosi proprio in questi ultimissimi giorni). In sala sono presenti alcuni dei firmatari della petizione: Rulli e Petraglia (che fanno a tempo a rievocare il loro innamoramento per Pesaro, avvenuto in edizioni ormai lontane), Piccioni e Francesca Comencini, presente, però, soprattutto per ‘benedire’ la retrospettiva dedicata a papà Luigi.
Torri chiude il suo intervento introduttivo, con una sorta di bellicosa dichiarazione d’intenti: ‘La Mostra vuole continuare ad essere quello che è sempre stato: uno spazio per la promozione della cultura nel nostro Paese’.

La parola passa quindi al suo Direttore Artistico, ormai dal 2000, Giovanni Spagnoletti: il quale, a sua volta, e nelle doppie vesti di presidente dell’Associazione Festival Italiani, oltre che come organizzatore principale della kermesse pesarese, tiene a ribadire la sua vicinanza ai ‘Cento Autori’. ‘I festival’ dice ‘sono uno dei momenti fondamentali di incontro e di dialogo coi registi italiani’.
Il direttore prosegue il suo intervento affermando che ‘i festival permettono altresì di formare un pubblico dell’audio-visivo diverso da quello che, purtroppo, vediamo nascere adesso’. A suo modo di vedere, gli altri festival sembrano puntare attualmente soprattutto alla spettacolarizzazione, abdicando parzialmente ad assolvere alla loro funzione primaria, vale a dire quella improntata principalmente alla ricerca culturale.
In quest’ultimissima edizione, il festival compatta notevolmente il suo ventaglio di proposte. Sempre Spagnoletti, afferma: ‘Mi interessa saldare il discorso sperimentale, che si svolge per lo più in sala, con quello popolare, in piazza’. La parte del leone, in quest’ottica, sembra competere all’ampia rassegna sul cinema italo-americano di ultima generazione. Sono lontani i tempi de Il Padrino e dei grandi registi di origine italiana (Coppola, Scorsese, De Palma, Cimino ecc… ) che sono stati per trent’anni il sale stesso del cinema made in USA. Oggi, gli appartenenti a questo ceppo etnico, presentano un differente humus e retroterra socio-culturale, che al festival interessa propriamente approfondire. La rassegna sarà affiancata da un convegno, da una tavola rotonda (su John Fante, fra i più noti scrittori italo-americani) e dalla pubblicazione di un volume edito da Marsilio. Verranno dunque proiettati i film degli attori-registi, i cosiddetti Dir-Actors Buscemi, Turturro, Gallo. Si tratta, però di film che è risultato sorprendentemente annoso recuperare: ‘La digitalizzazione fa sì che i film in pellicola degli anni ’80 e ’90 siano tra i più irreperibili del panorama audiovisivo mondiale’ lamenta Spagnoletti, rivelando una verità sconosciuta e impensabile per i non addetti ai lavori.
Affianco e parallelamente ai film spesso innovativi girati dai colleghi uomini, verranno proiettati anche quelli di alcune importanti autrici, come Nancy Savoca o l’ancora poco nota da noi Marylou Bongiorno (della quale verrà presentata quasi tutta l’opera). Ma i film realizzati da donne occupano, più in generale, uno spazio assai rilevante anche all’interno del concorso principale. Ben cinque, delle otto opere selezionate (a fronte di ben duecento pellicole visionate dai selezionatori) recano una ‘paternità femminile’.

Ad Adriano Aprà (che, come Torri, ha seguito Pesaro fin dai primi vagiti) il compito di illustrare la retrospettiva 21° Evento Speciale, dedicata quest’anno a Luigi Comencini. Aprà ricorda Comencini come il regista delle facili etichette. Di lui si amava ripetere quanto fosse ‘eclettico: lo si dice quando non si sa bene come inquadrare un autore’. Lo chiamavano ‘il maestro della commedia all’italiana: come se avesse fatto solo commedie e la sua lunga attività fosse riconducibile unicamente al cinema di genere’, oppure ‘il regista dei bambini: questo è più vero, ma ha realizzato, ad esempio, anche un grande ‘film di vecchi’, come Buon Natale, Buon Anno’. Secondo Aprà, invece, Comencini andrebbe ricordato più onestamente come ‘un Autore all’interno del sistema, senza essere mai entrato in contraddizione col sistema stesso’. In questo tratto, si diversificava da altri cineasti dell’epoca più calorosamente abbracciati dalla critica. Anche in questo caso, come da tradizione pesarese, ad accompagnare la retrospettiva ci saranno film, libri e una tavola rotonda. E anche qualche opera televisiva. E qui veniamo però alle ‘dolenti note’: Aprà si toglie qualche sassolino dalla scarpa, rendendo noti i prezzi esorbitanti richiesti dalla RAI per la concessione del materiale audiovisivo da proiettare. Il servizio pubblico, insomma, si rileva particolarmente avido e meno attento di quanto dovrebbe, proprio quando interpellato da iniziative di carattere squisitamente culturale come quelle incarnate dai festival di cinema.

Passiamo in rassegna velocemente (e in maniera non esaustiva, ma vi rimandiamo al sito ufficiale della Mostra di Pesaro per ogni dettaglio) le altre sezioni:
La sezione documentaria (curata da Mazzino Montanari e da Iris Martìn-Peralta) testimonia una volta di più l’importante sforzo produttivo esistente nel settore (spesso, però, assolto da alcune importanti emittenti televisive estere, come la francese Art’é, come rileva, con vivo rammarico, Francesca Comencini, oppure auto-finanziato dagli stessi cineasti).
Continua pure l’indagine condotta, negli ultimi anni, alla scoperta del continente ‘Cinema spagnolo e latino-americano’. Quest’anno, si è voluta omaggiare una personalità d’artista debordante come quella del regista-scrittore-disegnatore-grafico basco, Ivan Zulueta. Di quest’ultimo autore verrà proiettato (e replicato durante le proiezioni a Piazza Vittorio, durante Pesaro a Roma) il vero e proprio cult-movie Arrebato.
E sempre a proposito di filmakers sperimentali, verrà dedicato spazio anche a Gianni Toti, che ci ha lasciati da poco e che, insieme all’altro autore recentemente scomparso, Alberto Grifi, è stato uno dei pionieri nostrani del cinema sperimentale. Rientra nello stesso ambito, l’omaggio a Jean-Gabriel Périot.
Un’ultima ventata di novità, sempre inscritta nell’ambito della sperimentazione più ardita, verrà portata dai microfilm realizzati coi videofonini: i cosiddetti ‘cortofonini’. ‘Forse rappresentano il super8 dell’immediato futuro’, si sbilancia Spagnoletti.

Viene istituito per la prima volta quest’anno anche un altro significativo riconoscimento: Amnesty International istituisce il premio Amnesty Italia, che verrà attribuito, nella serata di domenica, ad un film di rilevante impegno civile.

RaiSat, come già l’anno scorso, dedicherà una striscia quotidiana alla Mostra di Pesaro, a partire dal lunedì alle 20.30 (e poi in replica alle 22.30 e alle 13.30 del giorno dopo).


CAST & CREDITS

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