7 psicopatici

Un film eccentrico ed irriverente, una via di mezzo tra un noir dai toni grotteschi ed una commedia con forti venature “pulp”, una sorta di incrocio tra il cinema di Tarantino e quello dei fratelli Coen; 7 psicopatici è la classica opera che spacca le platee, tra chi si fa prendere dal suo umorismo surreale e dai suoi stravaganti personaggi e chi, di contro, rimane spiazzato dalla scarsa linearità della trama e dall’apparente illogicità con cui si susseguono fasi dai registri più diversi, dal farsesco al riflessivo, dallo “splatter” allo spirituale. Il regista e sceneggiatore inglese Martin McDonagh – vincitore di un Oscar nel 2006 con il cortometraggio Six Shooter - si era egregiamente distinto col suo primo lungometraggio, In Bruges - La coscienza dell’assassino, per il quale aveva anche ottenuto una nomination agli Oscar nel 2009 per la migliore sceneggiatura; la pellicola si configurava come una “black comedy” piuttosto originale ed intrigante, che risultava apprezzabile per l’equilibrio con cui faceva convivere tragedia e commedia. Il nuovo film, pur rivelandosi spassoso ed intelligente, presenta invece una minore coerenza narrativa e si spezza in troppi frammenti dissonanti che si amalgamano con fatica.
Marty (Farrell) è uno sceneggiatore alcolizzato in crisi d’ispirazione, che cerca di trovare nuovi stimoli cambiando completamente il genere dei soggetti in cui si è specializzato; il suo nuovo lavoro, 7 psicopatici, non conterrà sangue e violenza ma diffonderà un messaggio più positivo ed educativo. A caccia di idee, trova l’aiuto dell’amico Billy (Rockwell), attore fallito e socio dell’eccentrico Hans (Walken) in una lucrosa attività di rapimenti di cani; la situazione però si ingarbuglia quando lo squinternato gruppo fa sparire l’amata bestiola di Charlie (Harrelson) un gangster pazzoide che vuole uccidere i responsabili dell’odioso atto. Travolto dagli eventi ed in pericolo di vita, Marty ritroverà l’ispirazione ma dovrà cercare il modo di vivere abbastanza per concludere il suo progetto.
Talentuoso autore dotato di forte originalità e di spiazzante personalità, con 7 psicopatici Martin McDonagh dà vita, dietro al velo satirico, ad una riflessione piuttosto amara sulla natura violenta di cui è intrisa la cultura americana, cercando di sviscerarne i presupposti ed il significato; in un certo senso, gli assurdi personaggi del film si possono considerare farsesche estremizzazioni di mentalità e comportamenti riscontrabili in larghe fette del tessuto sociale statunitense. Non a caso, proprio l’accurata caratterizzazione dei personaggi rappresenta il punto di forza di una sceneggiatura brillante, che si affida a dialoghi a tratti geniali e, comunque, scritti sempre in modo calibrato per ogni ruolo; in un contesto del genere, la recitazione non poteva che essere piuttosto sopra le righe e, in tal senso, le prove fornite dagli attori risultano di valore, con un Christopher Walken una spanna sopra tutti per esser riuscito a condire di disarmante normalità il suo personaggio permeato di follia.
7 psicopatici è in definitiva un film ben scritto, ben diretto e con un cast di attori decisamente in vena; finisce tuttavia per non convincere appieno, dando la sensazione di un mosaico con qualche tessera fuori posto. Sarà forse perché lo sviluppo narrativo, in un continuo intrecciarsi tra realtà e finzione, si fa a tratti caotico e va talvolta a confluire, senza che se ne avverta minimamente l’esigenza, in scene sanguinose e disturbanti; oppure sarà perché la costante atmosfera di sofisticato “nonsense”, che pervade il film, lo rende un po’ troppo cerebrale e costringe lo spettatore ad una continua ricerca della chiave di lettura giusta per interpretare la singola sequenza.
Al di là di possibili valutazioni critiche discordanti, ciò che tuttavia emerge dalla visione del film è la chiara impronta di un “autore”; Martin McDonagh conferma infatti il suo talento e la sua ricerca di un cinema di qualità, capace di proporre opere che possono far anche discutere ma che si elevano, comunque, al di sopra della media dei troppi prodotti standardizzati oggi in circolazione. Un cineasta quindi da tenere d’occhio e di cui attendere, con interesse e curiosità, le future proposte.
(Seven Psychopaths) Regia: Martin McDonagh; sceneggiatura: Martin McDonagh; fotografia: Ben Davis; montaggio: Lisa Gunning; musica: Carter Burwell; scenografia: David Wasco; interpreti: Colin Farrell, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Christopher Walken, Tom Waits, Abbie Cornish, Olga Kurylenko; produzione: Film4, Blueprint Pictures, British Film Institute; distribuzione: Moviemax; origine: Gran Bretagna; durata: 110’.
