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A casa con i suoi

Pubblicato il 31 marzo 2006 da Carlo Dutto


A casa con i suoi

L’avvicinamento della stagione primaverile coincide spesso con l’uscita di commedie neo-romantiche, una meticolosa scelta ‘meteorologica’, che investe anche l’Italia, invasa nei cinema dalle copie di film di cui ben presto ci si scorda. Non è esente dalla categoria questa pellicola che giunge da Oltreoceano seguita da un’eco di incassi stratosferici nei botteghini a stelle e strisce. Chi ha però l’ardire di definirla una ‘commedia sofisticata’ commette un azzardo di notevoli proporzioni. Se gli studios hollywoodiani sono in mano, come recitava William Holden nel Fedora wilderiano, a ragazzini con la barba, questo film ne è la prova massima. Sono infatti sufficienti i primi quindici minuti della prima pizza a sgombrare il campo da qualsiasi dubbio: è bandita la risata, anche leggera, largo alla sconcertante banalità del climax da innamoramento, proiettato verso un lieto fine in cui si desidera vedere la pellicola accartocciarsi in un fenomeno di autocombustione impossibile.

Il fallimento del lancio, come recita il titolo originale, è la sconforto delle famiglie che ospitano ancora sotto il tetto figli che per comodità non lasciano il protettivo e comodo nido. Famiglie appartenenti a quella borghesia provinciale statunitense medio-alta, la cui unica aspirazione è di vivere tranquillamente spalmati sulla poltrona reclinabile del salotto, insomma i perfetti elettori del Bush tele-imbonitore e venditore di libertà a un tot al kilo. Un tabù sociologico finora appannaggio dell’uomo italico, quello del mammone ultrattrentenne ancora attaccato da mille cordoni ombelicali alla pappatoria materna, ai videogiochi del sabato pomeriggio, alle uscite con gli amici del cuore anch’essi pigri praticanti della teoria del non si aggiusta se non si è rotto.

Una delle più insulse, piatte e monotone commedie viste dai tempi di Prima o poi ti sposo, anch’esso interpretato, non a caso dall’aitante McConaughey. Un’ora e mezza di noia, noia, noia, irrorata da una trama irritantemente esile, un pastiche che è pasticcio di situazioni scollegate in maniera imbarazzante, che risentono ampiamente della provenienza televisiva disneyana dei due sceneggiatori. Il tutto condito da scene che vorrebbero assurgere a moderni slapsticks, con squali, scoiattoli e ogni sorta di animale, in versione animatronic, che si ribellano all’immaturo Tripp, non in contatto con le forze della natura.

Matthew McConaughey, star assoluta delle commedie romantiche Usa, già avvocato liberal nel giudiziario Il momento di uccidere e commesso di videoteca in Ed Tv, offre nei panni di Tripp una prova talmente insopportabile da far rimpiangere il delitto d’onore. Quell’onore della screwball comedy, qui vituperato e stracciato senza tanti complimenti, cui il regista Tom Dey (Pallottole cinesi, Showtime) dice di rifarsi: ‘una commedia wilderesca’, sottolinea senza paura di scadere nel ridicolo. Il complotto ordito contro Edwards, Hawks e Wilder si compie anche grazie a Sarah Jessica Parker, che svestita da quell’alone snob newyorkese di Sex and the city, perde ogni sorta di fascino, sfoderando un sorriso falso quanto la professione che interpreta nel film, una consulente ingaggiata dai genitori di Tripp per convincerlo ad abbandonare il nido famigliare. Definire quindi uno spreco la partecipazione di Kathy Bates è dire poco, qui intrappolata in un ruolo di mamma-chioccia che ha il fisique per sostituire Roseanne Barr, ma manca della sua maligna ironia.

Si arriva a rimpiangere, senza scomodare i grandi geni già citati, la commedia leggera di ...e adesso arriva Polly, forte di due interpreti come Ben Stiller e uno strepitoso Philip Seymour Hoffman e di una gamma di situazioni, anche escatologiche, ma certamente più comiche. Ma scavando in profondità un collegamento con un maestro della commedia, Blake Edwards, lo si evince, con l’aiuto di un dizionario del cinema: dall’acronimo della tragicommedia S.O.B., e può ben descrivere il nocciolo del film, una Standard Operational B*******.

[marzo 2006]

(Failure to launch)

Regia Tom Dey; Soggetto e sceneggiatura Tom J. Astle, Matt Ember; Fotografia Claudio Miranda; Montaggio Steven Rosenblum; Musiche originali Rolfe Kent; Scenografia Jeremy Conway; Costumi Ellen Mirojnick; Interpreti Matthew McConaughey (Tripp), Sarah Jessica Parker (Paula), Kathy Bates (Sue), Terry Bradshaw (Al), Zooey Deschanel (Kit), Justin Bartha (Ace), Bradley Cooper (Demo); Produzione Scott Rudin, Scott Aversano per la Paramount Pictures; Distribuzione Italia Uip; Origine Usa 2006; Durata 96 min. Web info Sito italiano

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