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A quiet passion

Pubblicato il 14 giugno 2018 da Anton Giulio Onofri
VOTO:


A quiet passion

La lettura di una poesia richiede una concentrazione diversa da quella che dedichiamo alla prosa. Le parole, scelte e pesate dal poeta con un processo di elaborazione più complesso che comporta il rispetto della metrica del verso, e, anche se non sempre, della rima, esigono un’attenzione come quella che si dedica, durante la visita ad una pinacoteca, ai dipinti di piccolo formato: bisogna avvicinarsi, inforcare gli occhiali, e lasciarsi investire da un’emozione estetica meno plateale, meno urlata, che stabilisce con il nostro cuore un’intimità che esclude, a volte, la condivisione sociale, e ci dice cose riservate a noi, e soltanto a noi. Perciò ci si appresta a leggere una poesia immergendosi in un’ideale stanza iperbarica, che ci isoli dalle urgenze e dalle pressioni del quotidiano, possibilmente in solitudine, per poterla magari recitare ad alta voce e goderci meglio il bacio delle rime, l’abbraccio delle parole, l’assonanza delle allitterazioni, i giochi sonori di vocali e consonanti messe in fila come si compone un tema musicale… Tutto questo per dire che A quiet passion, il nuovo film di Terence Davies sulla vita della poetessa americana Emily Dickinson, agisce nello stesso modo su chi guarda, imponendo ritmi e modalità di attenzione rallentati, sospesi, e nell’ottunderci i sensi ci regala l’incantamento di tornare indietro ad un tempo, l’Ottocento nel rurale e puritano Massachusetts, in cui vivere in seno alla famiglia poteva essere, anche per una donna anticonformista e laica come Emily Dickinson, l’intero universo, custodito all’interno dell’hortus conclusus del bosco fuori casa, teatro popolato da pochi e consueti personaggi con cui condividere l’intera quantità di sentimenti di cui un essere umano è mediamente dotato. La suprema e ieratica eleganza della rappresentazione, la cadenza di eventi grandi e piccoli vissuti e consumati con la medesima ponderazione, sono la cifra permanente di tutti i 126 minuti di proiezione, come una partitura che mantenesse fino alla fine, senza mai accelerare, l’indicazione “Adagio”, eseguita da un costante vento leggero che muova le fronde degli alberi e le spighe di grano, simile all’alito della poesia che accarezzava tutti i giorni l’immaginazione della Dickinson. Un cinema taumaturgico, quello di Terence Davies, ormai distante dal pessimismo cosmico delle sue opere di esordio, un invito alla lentezza, con il supporto di un meraviglioso cast tecnico che comprende, tra gli altri, Florian Hoffmeister alla fotografia, e Catherine Marchand, autrice degli splendidi costumi. Cynthia Nixon, nel ruolo di Emily, compie finalmente quel salto di qualità che potrebbe anche candidarla a premi ragguardevoli.


CAST & CREDITS

(A quiet passion); Regia: Terence Davies; sceneggiatura: Terence Davies; fotografia: Florian Hoffmeister; montaggio: Pia Di Ciaula; interpreti: Cynthia Nixon, Emma Bell, Jennifer Ehle, Duncan Duff, Keith Carradine; produzione: Hurricane Films, Gibson & MacLeod Indomitable Entertainment, WeatherVane Productions, Potemkino; origine: Gran Bretagna/Belgio, 2016; durata: 126’


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