X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Ága

Pubblicato il 25 febbraio 2018 da Gherardo Ugolini

VOTO:

Ága

Peccato che Ága del regista bulgari Milko Lazarov sia stato presentato fuori concorso. Si tratta infatti di un film incantevole, dalle intense tonalità liriche, e avrebbe avuto ottime chance di vincere qualche premio importante. Fondamentale è l’atmosfera del paesaggio: siamo nella remota Jakuzia, una repubblica della Russia, nella Siberia orientale con temperature che frequentemente raggiungono i 30 gradi sotto zero. Ovunque si trovano interminabili distese di ghiaccio e i pochi abitanti del luogo per sopravvivere devono combattere ogni giorno una battaglia difficile contro le asprezze della natura.

Protagonisti del film sono Nanook (Mikhail Aprosimov) e Sedna (Feodosia Ivanova), affiatata coppia di anziani che vive in un igloo secondo ritmi e rituali che agli occhi dello spettatore d’oggi appaiono arcaici. Lui esce ogni giorno con la slitta e il cane, va a caccia di renne, scava col punteruolo buchi nel ghiaccio fino a trovare l’acqua e pescare. Lei si preoccupa di cucinare, confeziona pellicce di volpe per scaldarsi, ma alle volte esce per assistere il marito. I giorni trascorrono sempre uguali, sempre in solitudine, sempre scambiandosi poche parole. Di sera si coricano lui a fianco di lei e si raccontano i loro sogni e le antiche leggende della tradizione locale; leggende che parlano di incontri magici, di viaggi nell’oltretomba. Sembra di essere catapultati in un mondo primitivo, ma a tratti appaiono segnali inequivocabili della modernità, come per esempio l’aereo che si vede solcare lontano il cielo o la radio portata in regalo ai genitori dal giovane Chena (Sergey Egorov), un amico di famiglia che ha scelto di abitare in città e che viaggia sul ghiaccio con una motoslitta.

La pellicola è giocata su una serie di contrasti che si intersecano e si integrano tra di loro: tra arcaico e moderno, tra realismo e fantasia, tra la generazione degli anziani genitori che non rinuncia a quello stile di vita e quella dei più giovani che se n’è andata. Sedna estrae da una scatola una vecchia foto che ritrae lei col marito anni prima e una bambina di pochi anni. È il suo oggetto-feticcio che segnala la persistenza di un dramma che ha scosso gli equilibri della famiglia. La figlia Ága (Galina Tikhonova), infatti, anni prima ha deciso di andare a lavorare in una miniera di diamanti lasciando i due genitori completamente soli. La ferita di quell’abbandono è ancora aperta, ma le reazioni sono diverse. La madre, che si scopre gravemente malata, vorrebbe rivederla almeno una volta ancora e le prepara un cappello di lana, mentre il padre resta chiuso nella sua sofferente indignazione.

Una potente tempesta di vento mette a dura prova la tenuta della capanna e costringe Sedna e Nanook a grandi sforzi per evitare che il tetto venga portato via. Ma la tempesta di vento ne preannuncia una ben peggiore e irrimediabile. La morte di Sedna costringe il marito ad affrontare la nuova situazione e ad intraprendere un viaggio avventuroso. Le ultime sequenze hanno un impatto emotivo intenso: a mano a mano che Nanook si allontana dal suo igloo, prima a piedi e poi ospitato su un autocarro, vediamo accumularsi i segni della civiltà moderna, fino a scoprire l’esistenza, a pochi chilometri di distanza, non soltanto di una gigantesca miniera di diamanti scavata in profondità (un cratere che richiama simbolicamente quelli più piccoli scavati da Nanook nel ghiaccio per pescare), ma anche di una vera e propria metropoli pulsante di luci. L’incontro tra padre e figlia, un incrocio di sguardi a distanza, in cui si percepiscono disperazione e perdono, malinconia e tristezza, conclude la vicenda sullo sfondo musicale della quinta di Mahler senza ricomporre le fratture che sono state sapientemente evocate.

Milko Lazarov è un autore poco conosciuto, docente presso l’Accademica di teatro e cinema di Sofia. Un suo documentario intitolato Alienation è stato presentato nel 2013 alle Giornate degli Autori a Venezia. Con Ága ha incantato il pubblico della Berlinale riuscendo a tenere un equilibrio perfetto tra la dimensione etnografica e l’ineccepibile eleganza formale del racconto.


CAST & CREDITS

(Ága); Regia: Milko Lazarov; sceneggiatura: Milko Lazarov, Simeon Ventsislavov; fotografia: Kaloyan Bozhilov; montaggio: Veselka Kiryakova; musica: Penka Kouneva; costumi: Vanina Geleva, Daria Dmitrieva; interpreti: Mikhail Aprosimov, Feodosia Ivanova, Galina Tikhonova, Sergey Egorov, Afanasiy Kylaev; produzione: Red Carpet (Sofia, Bulgaria); distribuzione: Beta Cinema (Oberhaching, BRD); origine: Bulgaria / Germania / Francia 2018; durata: 96’.


Enregistrer au format PDF