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Alien versus Predator 2

Pubblicato il 28 gennaio 2008 da Alessandro Izzi


Alien versus Predator 2

Alien versus Predator 2, meglio noto tra i fans avvezzi alle sincopi dei telefonini (e agli impiegati delle Agenzie delle Entrate) come AVP2, è, manco a dirlo, un monster movie.
Lo mettiamo per iscritto così, in apertura del pezzo, non tanto perché siamo puntigliosi o perché ci piace orientare il discorso, fin dall’inizio, sulle ovvietà, ma semplicemente perché è arduo, dopo la visione, trovare qualcosa di più intelligente da dire su un film che raschia il fondo di due saghe (per i recidivi: quella di Alien e quella di Predator) che già da sole avevano esaurito ogni possibile variazione narrativa.
Ma procediamo con ordine per cercare di evitare di confondere i non appassionati: il Predator è un alieno dalle sembianze vagamente umanoidi e dagli istinti spiccatamente guerreschi. Quando combatte indossa maschere tribali che nascondono il suo volto non propriamente alla Brad Pitt e le sue armi preferite sono un non meglio precisato pistolone ad energia ed una ruspante frusta alla Indiana Jones che, nei momenti di pace, se ne sta bellamente appesa ad un chiodo. Caratterizzata da una bizzarra fusione tra le tecnologie fantascientifiche delle astronavi che il predator usa per viaggiare nello spazio e i graffiti preistorici delle grotte nelle quali si ostina tuttavia a vivere, la cultura di questi mostri è tutta orientata verso lo sforzo bellico, le guerre di conquista e l’odore del sangue. E se vi viene il dubbio che si stia parlando di Bush, non preoccupativi, i Predator sono soliti portare i rasta. Non li si vede mai, per tutto il film, fumare, ma le pupille estremamente dilatate potrebbero dimostrare che, al pari dei giamaicani dei quali sembrano rubare il look, devono fare un qualche uso di droghe più o meno leggere. Cosa che deve renderli abili a mimetizzarsi ovunque, ma che fa anche sì che il loro terreno di caccia preferito sia la giungla. Del resto è proprio in una giungla che, anni fa, un Predator aveva incontrato niente di meno che Schwartzenegger. Ancora una volta a distinguere tra i due ci vengono in aiuto i provvidenziali rasta.
Gli alien sono, invece, mostri più subdoli. Si presentano, all’inizio in forma di uovo (ma di questo stadio, che era stata la gloria del primo film della serie diretto da Riddley Scott, qui non c’è traccia alcuna), poi rivelano una forma da crostaceo con coda che farebbe la gloria di un bel piatto di spaghetti ai frutti di mare, indi inocula, per mezzo della suddetta coda, in un povero malcapitato che funge da organismo ospite, un mostro che assume alcune delle fattezze dello sfigato di turno. Ergo se a far da ospite è un uomo il mostro sarà bipide e un po’ tontolone, se è invece un predator avrà i rasta e sarà un cattivaccio della peggior specie. Gli aliens si mimetizzano assai bene negli ambienti tecnologici, tra i tubi e gli ingranaggi. Stanno bene, a quanto pare, anche nelle fogne, nelle quali gaudiscono e prolificano meglio dei topi.
Guardando il film non può non venir spontaneo chiedersi perché ci si dovrebbe appassionare alla storia di un combattimento tra questi due mostri. Tanto più che i crudeli Predator pare allevino gli Aliens per combattere contro loro nelle arene e, quindi, è tutto un rituale cruento appena un passo al di sopra delle corride in Spagna. Certo c’è molto di “fisico” nel loro epico combattere, ma il loro è un combattimento senza intelligenza, di una specie contro l’altra armata secondo principi di “vinca il più forte” senza altre pretese. Quando nei bei tempi andati a scontrarsi erano Godzilla e King Kong almeno poteva permanere qualche forma di immedesimazione. Ci si poteva ricordare, ad esempio, come il grande scimmione sospirava per la piccola donna che non avrebbe mai potuto amare. Oppure si poteva pensare che il lucertolone atomico voleva tanto bene ai bambini ed era il loro eroe. Qui, invece, i due mostri non hanno connotati umani (a parte braccia, gamba e rasta che da soli non permettono identificazione) e il loro scontro potrebbe avere per noi lo stesso interesse di uno scontro tra formiche nere e formiche rosse nell’isola di Giava.
Per ovviare alla cosa i buoni autori di questo ignobile videogioco gonfiato a film hanno pensato bene di inserire una componente umana. Detto in altri termini i mostri combattono, sì, tra loro, ma lo fanno in terra americana, tra gli abitanti di una classica cittadina del sud che dovrebbero starci simpatici, ma che sono soprattutto i “danni collaterali” di uno scontro tra eserciti nemici.
Ecco allora il ragazzo sfigato che rincorre una tipica ragazza da cotta adolescenziale che sembra intenzionata a “darla” a tutti meno che a lui (e, ovviamente, quando le stelle sembrano girare, la pulzella perirà prima che il giovane riesca a consumare). Ecco allora la soldatessa tutta d’un pezzo che torna a casa dalla guerra e ne trova un’altra. Ecco, quindi, i due classici amici strafatti di crack destinati a morte iniqua solo dopo averci fatto ridere con un paio di battute sul consumo degli stupefacenti che danneggiano il cervello (cosa avranno fumato o assunto, allora, gli autori del film nell’accingersi a contanta impresa?).
Immedesimarsi in questi stereotipi deve essere ancora più arduo dell’immedesimarsi in uno dei due mostri. Confessiamo che noi non ci abbiamo neanche provato. Tutta la nostra simpatia è andata semmai alla bomba atomica che, alla fine, ha messo a tacere ogni scontro con la sua luce letale. E quasi ci dispiace che qualcuno dei personaggi sia sopravvissuto al possente botto!
Girato senza fantasia, con grande dispendio di effetti speciali, ma privo di un benché minimo straccio di storia, AVP2 è una di quelle classiche partite di play station che ci tocca di guardare perché il joystick l’ha preso qualcun’altro prima di noi. Ce la vediamo, ma non aspettiamo altro che il game over che certifichi che è arrivato, finalmente, il nostro turno. Un turno che, al cinema, non può, ahinoi!, arrivare mai.


CAST & CREDITS

(Alien vs Predator 2: Requiem); Regia: Colin Strause, Greg Strause; sceneggiatura: Shane Salerno; fotografia: Daniel Pearl; montaggio: Dan Zimmerman; interpreti: John Ortiz (Sceriffo Morales), Steven Pasquale (Dallas), Johnny Lewis (Ricky), Reiko Aylesworth (Kelly O’Brien), David Paetkau (Dale), Chelah Horsdal (Darcy Benson), Gina Holden (Carrie Adams), Shareeka Epps (Kendra), Liam James (Sam), Ty Olsson (Nathan); produzione: Twentieth Century-Fox Film Corporation, Davis Entertainment; distribuzione: 20th Century Fox; origine: USA, 2007; durata: 86’


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