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Alla "Quinzaine" un film dell’Orgoglio

Pubblicato il 25 maggio 2014 da Giovanni Spagnoletti


Alla "Quinzaine" un film dell'Orgoglio

Pride, ovvero orgoglio. Orgoglio nel difendere i propri diritti di persone che vivono in una società, di minoranze escluse dal dibattito politico e dal potere.

Lo sanno bene i minatori del Galles che nel 1984 scioperarono un anno per difendere tutto ciò che possedevano contro le politiche dure e restrittive del primo ministro Margareth Tatcher. Un scontro contro il sistema dominante in quel periodo, nei quali diritti e ideali vennero mischiati in una guerra ideologica molto più ampia: l’interesse privato contro l’interesse comune, la società contro l’individuo, il socialismo contro il capitalismo. La stessa Iron Lady oltretutto qualche anno più tardi disse che "non esisteva una cosa come la società, ma esistevano semplicemente gli individui e le famiglie". La retorica del potere esercitata attraverso la macchina della paura e del terrore.

Se il periodo tatcheriano è già stato ricordato come il periodo più duro e incolore della storia inglese (a tal proposito riprendere la pellicola This is England del 2006), Pride affronta una vera storia di solidarietà, che coinvolse il gruppo di attivisti del movimento LGSM (Lesbiche e Gay Supportano i Minatori). Una piccola vicenda straordinaria nella sua semplicità e spontaneità, esemplare nella capacità di coesione tra generazioni differenti e integrazione di ideali politici. Una storia che ha persino da insegnare all’Europa di oggi in termini di lavoro, diritti, minoranze, di pregiudizio e naturalmente orgoglio.

Il regista Matthew Warchus sceglie di lavorare sulle comunità (gay-lesbo e gallese) per tessere una drammaturgia da classica commedia romantica in cui le stesse minoranze sono protagoniste. E lo fa grazie alla miglior lezione del cinema inglese (vedi il cinema politico di Ken Loach) e ad un affiatato cast giovane e meno di primordine (George Mackay, Andrew Scott, Dominc West, Imelda Stauton - coppa Volpi per Il segreto di Vera Drake-, Bill Nighy) capace di inserirsi nel contesto storico e sociale senza cadere nella facile retorica dell’avvenimento. Molti i momenti indimenticabili del film (dalla scena di ballo di Dominic West a ritmo di Shame Shame Shame alla serata Pits and Perverts, senza dimenticare il canto colletivo Bread and Roses) in cui storia, evento storico si mischiano all’intrattenimento creando quella forma di edutainment popolare che per ora si vede ancora raramente al cinema.

Pride; regia: Matthew Warchus; sceneggiatura: Stephen Beresford; fotografia: Tat Radcliffe; interpreti: Monica Dolan, Paddy Considine, Matthew Flynn; produzione: Calamity Films; origine: Gran Bretagna, 2014; 120’


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