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Alla ricerca dell’isola di Nim (Conferenza stampa)

Pubblicato il 10 aprile 2008 da Carlo Dutto


Alla ricerca dell'isola di Nim (Conferenza stampa)

Roma. Camicetta bianca, fisico minuto, sguardo dolce e fiero, Jodie Foster ha incontrato la stampa alla Casa del Cinema di Roma. Un ritorno sul grande schermo all’insegna della commedia avventurosa di Alla ricerca dell’isola di Nim per l’attrice definita la “donna più potente di Hollywood”. Un lancio pubblicitario italiano che conta una spesa di 1milione e 200mila euro e la bellezza di 305 copie a colonizzare le sale.

Un ritorno alla commedia dopo tanto tempo: preferisce interpretare parti drammatiche?

In effetti erano 15 anni che non interpretavo una commedia, l’ultima è stata Maverick. Ma quando ho letto questa sceneggiatura, ho addirittura dovuto bussare a varie porte per farmi scritturare! Nessuno mi vedeva nella parte, dicevano che non sarei stata credibile. Personalmente preferisco le parti drammatiche, che sono poi le interpretazioni che ci rendono più riconoscibili al pubblico.

Questo è un film che farebbe vedere ai suoi figli? Il precedente, Il buio nell’anima era meno indicato per dei bambini…

I miei figli hanno visto il film proprio recentemente ed è l’unico finora di tutta la mia filmografia. Del mio film precedente citato, non hanno potuto vedere nemmeno il trailer, li avrebbe shoccati troppo! Al contrario, per Nim, durante le riprese, hanno potuto vedere le fasi dietro le quinte sui set e hanno ben riconosciuto personaggi e situazioni avendo letto il libro (della scrittrice Wendy Orr, ndr) molto tempo prima della mia interpretazione.

Quali sono le sue paure?

Non ho fobie particolari, anzi mi ritengo una persona avventurosa: pratico immersioni, sci nordico, anche se poi alla fine preferisco tornare a casa e farmi una doccia che fare del campeggio! Dei felini non ho questa gran paura come è stato detto: mi fanno impressione i gatti quando sgranano gli occhi, ma sono anche tornata a girare dopo un attacco da parte di un leone…

Tempi comici e drammatici al cinema sono completamente diversi: che approccio usa per i due generi?

Il mio approccio è sempre stato istintivo, sia che si trattasse di commedia che di dramma. Se si pensa troppo in profondità a ciò che si sta facendo, si perde freschezza e non si compie più un bel lavoro.

La scena della caduta sul tapis-roulant l’ha girata lei stessa?

Nel particolare la scena del tapis-roulant è l’unica girata con una controfigura: ho provato a girarla, ma la produzione non voleva che rischiassi di rovinarmi cadendo a faccia in giù sul metallo!

Nel film, la giovanissima Abigail Breslin rivela, dopo Little miss sunshine, di essere una attrice bambina di grande talento: le ricorda in qualche modo la sua carriera, iniziata anch’essa in giovane età?

La presenza di Abigail è davvero meravigliosa, per me è stato davvero divertente lavorare con lei, una bambina con la testa sulle spalle e una famiglia che la segue molto nella sua nuova carriera. Mi ricorda i miei inizi: ogni volta girare in un paese straniero, tutta la troupe che ti segue e ti insegna mille cose: impari come si usa la macchina da presa, a cosa servono gli obiettivi. Ogni volta che recito con delle bambine mi ricordano me stessa molti anni fa, in una sorta di esistenza parallela.

Lei ha recentemente dichiarato che farà passare molto tempo prima di tornare nuovamente al cinema: ha perso gli stimoli necessari per recitare?

Negli ultimi 10-15 anni ho diradato moltissimo la mia presenza sul grande schermo: adesso ho dei figli e fare film mi toglie loro molto tempo, oltre a esauirire molto le mie energie. Per il momento sto lavorando a uno script e cercando finanziamenti per un film che voglio dirigere io stessa, curando regia e produzione, mentre il progetto su Leni Riefensthal è ancora in stand-by.

Quale messaggio vorrebbe far passare con questo film in molti sensi ambientalista?

Questo film ci vuole ricordare quanto dobbiamo diventare noi stessi i paladini della Terra, prendendoci cura dell’ambiente a partire dalla nostra sfera privata, come faccio io stessa. Ma è un film che vuole anche lanciare un messaggio alle giovani ragazze affinché imparino ad essere autonome e a occuparsi di loro stesse per risolvere i problemi quotidiani, senza dover sempre contare sulle figure maschili.

Un messaggio ambientalista che passa attraverso la visione di paradisi naturali e animali esotici: ma non è un controsenso invadere questi luoghi e utilizzare animali veri per girare un film come questo?

Molte delle scene sono state girate in studio. Gli esterni sono stati girati in una riserva naturale australiana disabitata (per la precisione a Hinhinbrook Island, ndr). Un luogo dove non ci hanno neppure permesso di soggiornare: infatti la troupe ogni giorno raggiungeva l’isola con delle barche. Non abbiamo assolutamente aggiunto alcun animale a quelli della fauna locale, che comprende coccodrilli, serpenti e lucertole. Le riprese sono state sempre tenute sotto controllo e alla nostra partenza abbiamo lasciato l’isola come l’avevamo trovata!

Come vede cambiata l’industria cinematografica hollywoodiana negli anni? Trova ci sia più spazio per idee nuove, anche in base alle ultime scelte degli Oscar che privilegiano un certo cinema di qualità?

Lavoro nell’industria cinematografica da 42 anni, praticamente dagli anni Sessanta e più che cambiamenti ritengo che a Hollywood sia una questione di fasi economiche. Fasi che si basano sull’andamento economico globale, mondiale. Ogni anno la tendenza cambia, con fasi che privilegiano per esempio film con protagoniste femminili, ma anche fasi in cui le major investono budget enormi in pellicole indipendenti, come è recentemente successo per Bubble, I figli degli uomini e Il petroliere, film con audience limitato ma che permettono comunque grandi introiti.

Per concludere, domanda di rito: Obama o Hillary?

Sono una democratica e in questo non c’è nulla di segreto, ma non amo entrare troppo nel mio privato. Apprezzo comunque i miei colleghi che prendono pubblicamente una posizione politica, come Clooney.


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