Alle cinque della sera

Il film è ben scritto e realizzato dalla regista Samira Makhmalbaf, figlia d’arte di soli ventitré anni che pur giovanissima realizza un acuto e commovente affresco sulla situazione attuale dell’Afghanistan all’indomani della “liberazione“. Si tratta della drammatica storia, purtroppo reale, di una giovane donna, Nogreh, che pur essendo povera ai limiti della sussistenza ora può andare a scuola. Nogreh sogna di evolversi insieme alle altre compagne e divenire loro portavoce per guidare il proprio popolo come futuro Presidente. La regia è molto abile in questo bellissimo film a trasmetterci tutto l’entusiasmo e la voglia di vita e di riscatto della giovane donna. La ragazza deve combattere quotidianamente con l’ottusità e ignoranza paterna che la vorrebbe ridotta a guisa di peccaminosa bestia da soma e da procreazione. Anzi il padre, un fanatico vetero fondamentalista la considera inferiore anche ad un animale... tant’è che preferisce confidarsi con il proprio cavallo piuttosto che con lei. Nogreh fino a un certo punto riesce a concretizzare i suoi sogni e va a scuola di nascosto al padre che l’accompagna imprigionata nel burka credendo di portarla a un incontro religioso, lei invece, e la scena rimane eterna nella memoria del cinema, si sfila le orrende babbuccie nere per infilarsi un paio di scarpe con i tacchi alti, simbolo di evoluzione occidentale, e si reca alla scuola femminile. Nogreh vive con le compagne un’esaltazione particolare: queste ragazze infatti hanno una concezione della cultura molto più nobile di noi occidentali cioè non opportunistica e non meramente finalizzata a cercare un lavoro; per loro la cultura significa autocoscienza per mettersi al servizio della società e questo messaggio è molto toccante. La denuncia di Samira evidenzia il fatto tuttavia che dopo la caduta dei Talebani anche se le donne possono andare a scuola devono continuare portare il burka e subire l’oppressione religiosa e un’assurda discriminazione sessuale. I sogni di Nogreh infatti sostenuti dall’amore di un poeta che le declamerà la poesia “Alle cinque della sera” saranno atrocemente e crudelmente interrotti dalla follia maschilista, distruttiva e macabra del padre. Il padre infatti nella sua tragica impotenza e nel timore che la “moderna cultura del demonio” contamini la figlia e la nuora le trascina lontano da Kabul, ormai corrotta, e le porta a soffrire stenti nel deserto: il primo a morire è il bambino di pochi mesi. Non a caso è un maschio.
settembre 2003
Regia e sceneggiatura: Samira Makhmalbaf Interpreti: Agheleh Rezaie, Razi Mohebi Produzione: Mohsen Makhmalbaf Origine: Iran 2003
