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Americana - I Borgia

Pubblicato il 20 marzo 2013 da Giammario Di Risio


Americana - I Borgia

1492-1494. Lo spagnolo Rodrigo Borgia viene eletto Papa nell’anno più disastroso e critico per l’Italia. Mentre Cristoforo Colombo conquista l’America, iniziando la fase di strozzamento dell’economia nel Mediterraneo, Borgia si compra l’elezione a suon di ammende e denaro. Dedito alla simonia e noto sessuomane, ha un profondo amore per la famiglia e per l’amante e consigliera Giulia Farnese. Rodrigo nomina cardinale suo figlio Cesare, detto il Valentino e stimato dal politico e umanista Machiavelli, segretario di Stato di Firenze. Affida l’esercito all’altro figlio, il dissoluto Juan, e dà in sposa la giovane figlia Lucrezia al duca di Pesaro Giovanni Sforza, per rinforzare lo Stato Pontificio e accrescere il più possibile il dominio personale dei Borgia. Il suo avversario è il cardinale Giulio della Rovere, abile politico, che ottiene la protezione del rozzo, semianalfabeta, ma astuto, Carlo VIII, re di Francia, provando a convincere quest’ultimo a scendere con l’esercito più potente del mondo in Italia per la conquista del Regno di Napoli e per la destituzione del corrotto Papa spagnolo.

In questa fetta di storia, serializzata dal tre marzo ogni domenica in prime time su La7, il punto fermo è il contenitore di Jeremy Irons, che interpreta un solenne e potente Rodrigo Borgia. Siamo in una fase storica in cui in Italia ci sono cinque stati che si fanno le scaramucce, con quello pontificio all’apice del suo decadimento; la serie, tuttavia, non spinge l’acceleratore su questo terreno critico, viceversa mostrando allo spettatore un affresco di quel periodo, un quadro oleografico mitizzato.

L’apertura di ogni sequenza è classica, con i dolly che iniziano a metaforizzare mediante lo spazio. Rodrigo Borgia, papa Alessandro VI, muove le sue pedine sempre nelle stanze del Vaticano, tra l’ombra dei marmi, tra giardini con statue greche e alberi di cedro, in cui si palesa la volontà di elevare il suo personaggio a modello del potere cardinalizio, esercitato per dono di Dio. Al di fuori di San Pietro e delle Mura Vaticane si muove il cardinale Della Rovere, che asciuga la riflessione sul rapporto fede cattolica e potere, per portare viceversa avanti il tema della guerra, e di conseguenza la riflessione sul libero arbitrio dell’uomo di contro alla violenza.

Nel mezzo confluiscono dosi di romanticismo, a colpi di campi e controcampi, nelle scene di Lucrezia Borgia e il suo giovane amante, e di pura violenza mista a eros sessuale nella messinscena che circonda Cesare Borgia e che dota il personaggio di un respiro cavalleresco, grazie ai crimini commessi e alla storia d’amore con Donna Ursula Bonadeo. Cesare è un personaggio continuamente dopato, nella sceneggiatura, dalle battute di suo padre il Papa, e, in quadro, dalla violenza del bravo Michelotto. In generale i movimenti di macchina sono lenti, le luci richiamano gli affreschi del ciclo caravaggesco e la colonna sonora incornicia il tutto, con l’unico compito di sottolineatura delle immagini e senza un briciolo di autonomia.

Tolta l’architrave strutturale, che ritroviamo via via nel corso dei nove episodi, nel gioco verticale, ad aumentare la tensione drammaturgica, ci pensano avvelenamenti, scene di battaglia e di sesso, tradimenti e, di fatto, personaggi secondari dalla forte significazione. Tra questi, il Machiavelli e il Savonarola che, con le battute e il loro sguardo acuto e spiritato, sembrano essere testimoni dell’inquietudine dello Stato della Chiesa e dell’imminente inizio dell’epoca delle “Guerre d’Italia”.

Un prodotto intraprendente questa prima stagione de I Borgia (titolo originale The Borgias). Scritta da Neil Jordan, Oscar alla sceneggiatura per La moglie del soldato, e con una seconda stagione già andata in onda in Canada, riesce a mantenere e creare affezione nello spettatore, tralasciando il rigore della storia e mitizzando personaggi realmente esistiti. Le modalità di racconto non creano tuttavia una combinazione di effetto emotivo della storia e coinvolgimento diretto dello spettatore, quindi non si sviluppa un’esperienza immersiva, quanto di pura visione passiva di contro alle malefatte e ai giochi di potere dei protagonisti

In conclusione, casualità vuole che, in questi giorni di programmazione della serie, ci sia stata l’elezione del nuovo Papa cattolico: Francesco; motivo in più per interfacciarsi, la domenica sera, con uno dei più controversi personaggi della storia della Chiesa. Quest’ultima vero sistema religioso e di potere che ha indirizzato, continuando a farlo tuttora, fortuna e sfortuna di noi italiani.


RECENSIONE della serie franco-tedesca I Borgia ideata da Tom Fontana e andata in onda su Sky Cinema 1 nel 2011.


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