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Amityville - Il risveglio

Pubblicato il 23 agosto 2017 da Marco Di Cesare
VOTO:


Amityville - Il risveglio

Si narra che Hans Holzer, celebre studioso di fenomeni paranormali, all’indomani dell’eccidio commesso da Ronnie De Feo nel novembre del 1974 in una villetta in stile coloniale olandese nella cittadina di Amityville, Long Island, e in seguito alla terrorizzata fuga dei successivi proprietari, la famiglia Lutz, da quell’ospitale magione nel gennaio del 1975, chiamato, insieme ad altri demonologi, medium e sensitivi a fornire una possibile spiegazione degli eventi, dichiarò di non avere sentito presenze demoniache all’interno dell’abitazione, bensì di avere contattato lo spirito di un vecchio capo pellerossa sepolto sotto la casa, arrabbiato perché la dimora sorgeva su di un luogo sacro dove gli indiani in fin di vita venivano lasciati a morire e quindi restituiti alla natura; sentendo che il terreno era stato usurpato, lo spirito spingeva le persone che abitavano tra quelle mura a compiere del male.
Che si creda o no nei fenomeni paranormali, che si dubiti sulla cosiddetta pseudoscienza, vi è tuttavia da evidenziare come la dichiarazione di Holzer, viennese trapiantato negli Stati Uniti, fuggito dal Vecchio continente assieme alla famiglia nell’imminenza del Secondo conflitto mondiale, sia stata spinta – se non da una ricerca seria, seppure di stampo parapsicologico – perlomeno da un’ironica, quanto forse anche polemica, sottolineatura degli scheletri seppelliti dai coloni europei migrati nei secoli verso la Terra promessa, autori di uno sterminio di massa contro i nativi pellerossa, in uno scontro di opposte visioni culturali, con gli europei molto meno rispettosi del ruolo della natura preesistente del Nuovo continente, per l’eterna contrapposizione tra natura e culture.
Mossa in ogni caso intelligente, quella di Holzer (austriaco come Adolf Hitler), l’avere rammentato agli americani l’olocausto indiano del quale sono stati loro gli artefici. Tanto che pure Stanley Kubrick, americano del Bronx, di origine ebraica (ma non religioso), in seguito trasferitosi nei dintorni di Londra, pochissimi anni dopo le vicende di Amityville, attraverso Shining, nel 1980, ha raccontato di un albergo edificato proprio su di un cimitero indiano. Shining, il quale presenta similitudini con un’altra opera ambientata in una casa infestata: Amityville Horror, datato 1979 e precedente Shining di pochi mesi, film campione di incassi come fu un bestseller il romanzo dal quale venne tratto, Orrore ad Amityville (1977) di Jay Anson, al pari della pellicola presentato come ’real horror’, ossia l’orrore vero, appartenente alla vita quotidiana: una storia reale perciò.

Che si tratti dello sfruttamento mediatico e commerciale di una tragedia consumatasi tra le mura di una famiglia, oppure che vi sia un fondo di verità riguardo certe oscure presenze, in ogni caso la storia di Amityville ha dato la stura a una lunghissima saga, la cui capacità di creare attenzione attorno a sé è andata presto scemando, fino a quest’ultimo Amityville - Il risveglio, il quale ha tuttavia di suo vissuto una gestazione lunga e travagliata: difatti inizialmente, nel 2012, la sceneggiatura ruotava intorno alle ricerche effettuate da una conduttrice televisiva alla guida di giornalisti, sacerdoti e studiosi del paranormale; il copione venne però riscritto nel 2014, per un film che sarebbe dovuto essere proiettato in sala nel 2015, ma la cui uscita fu più volte rimandata.

In ogni caso questo film mostra l’ambizione di riportare in auge l’intera serie, grazie all’aspirazione del francese Franck Khalfoun che ne ha scritto e diretto la storia. Trastullandosi col termine ’risveglio’, si potrebbe affermare che l’autore, muovendosi tra realtà esistita e realtà filmica, sia riuscito a ravvivare l’intera saga, partendo da uno spunto oramai consueto parlando di Amityville, ma donandogli una maggiore profondità, mostrando le vicende dell’adolescente Belle (Bella Thorne) e del gemello James (Cameron Monaghan), ridotto in coma da un recente incidente, assieme alla loro sorellina Juliet (McKenna Grace) fatti traslocare nella casa maledetta dalla religiosa madre Joan (Jennifer Jason Leigh) per risparmiare soldi, utili per le cure del figlio, ancora speranzosa lei che James possa risvegliarsi. Malgrado decenni di pace trascorsi da quella dimora, la sua sinistra nomea non aiuta per nulla Belle a farsi accettare dalla gran parte dei nuovi compagni di scuola, nonostante il nome ’Amityville’ significhi ’città dell’amicizia’; così come peserà sulla ragazza il rapporto conflittuale che ha con la madre.
Si tratta di un misto di gioco e familiare melodramma quello orchestrato da Khalfoun, alla ricerca di una propria individualità espressiva e soprattutto di contenuto all’interno di un genere abusato, lavorando lui tra stilemi e personalizzazioni, realizzando un insieme con spunti pure interessanti. Cosicché qui il ’Risveglio’ può ben assumere le sembianze della parte terminale di un percorso a forma di cerchio, ove questo rappresenta anche una gabbia, la casa ossia dalla quale alcuni personaggi vorrebbero fuggire e altri restare. Laddove poi ogni punto di una circonferenza ne ha un altro diametralmente opposto, così al discorso inerente i sentimenti che tra di loro legano i personaggi in scena fa da pendant quello collegato al corpo immobile e inerme di James, utilizzato da Khalfoun per affrontare l’argomento dell’eutanasia. Mentre il rincorrersi – come abbiamo già accennato - tra realtà esistita e realtà filmica permette all’autore, portandone all’interno dell’inquadratura i loro supporti fisici, di utilizzare il romanzo e i film sulla villetta di Amityville come ’dimostrazione’ di fatti realmente accaduti; ma anche, allo stesso tempo, di prendere le distanze dal ben più recente remake datato 2005, giudicato di non degno valore; infine consente a Khalfoun di concedersi una certa libertà creativa, asserendo che la casa si risveglia ogni quarant’anni.

Ritenendo di dovere ulteriormente chiudere quel cerchio, teniamo qui a specificare, tornando a Kubrick, come Jennifer Jason Leigh – tra parentesi una delle migliori attrici della propria generazione - venne scelta dal maestro newyorkese per un ruolo in Eyes Wide Shut; ma il cineasta, insoddisfatto del girato, la richiamò per filmare nuovamente le sue scene; la Leigh però, oramai impegnata sul set di eXistenZ di Cronenberg, dovette declinare, cosicché Kubrick la sostituì con la svedese Marie Richardson.


CAST & CREDITS

(Amityville: The Awakening); Regia e sceneggiatura: Franck Khalfoun; fotografia: Steven B. Poster; montaggio: Patrick McMahon; musica: Robin Coudert; interpreti: Bella Thorne (Belle), Jennifer Jason Leigh (Joan), Cameron Monaghan (James), McKenna Grace (Juliet), Jennifer Morrison (Candice), Thomas Mann (Terrence), Kurtwood Smith (Dottor Milton), Taylor Spreitler (Marissa), Hunter Goligoski (Justin); produzione: Blumhouse Productions, Dimension Films, Miramax, Panic Ventures; distribuzione: Notorious Pictures; origine: USA, 2014; durata: 85’; web info: Sito del distributore italiano, Pagina Facebook italiana ufficiale.


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