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Amore & altri crimini

Pubblicato il 19 giugno 2009 da Marco Di Cesare


Amore & altri crimini

«Nel quartiere dove sono cresciuto le possibilità per un adolescente erano due: diventare un criminale o un artista».

E di criminali e di artisti ha parlato Stefan Arsenijevic, trentaduenne regista proveniente da Belgrado, qui al suo esordio nel lungometraggio dopo esperienze nel corto culminate con (A)torsion, che lo ha condotto, nel 2003, alla vittoria dell’Orso d’Oro alla Berlinale, oltre che a una nomination all’Oscar.
E sempre da Berlino, anno domini 2008, proviene Amore & altri crimini, una storia lunga quanto un giorno nella Belgrado di oggi, dal mattino alla sera, dove Anica è una ballerina di un night, all’incirca quarantenne, fidanzata di Milutin, ben più anziano di lei, amorevole padre di un’adolescente autistica con manie suicide, piccolo boss di quartiere che come un genitore ama il suo braccio destro, il giovane Stanislav, il quale vive con la madre, sola come le serate che trascorre in un locale a cantare ’Besame Mucho’, senza stancarsi, immaginando forse ancora un futuro o, piuttosto, un presente continuo. Ormai stanca, invece, è Anica, tanto che deciderà di fuggire via, lontano dal suo Paese, assieme ai soldi del suo uomo. La donna rivelerà il suo segreto solamente all’amico Stanislav, il quale, però, le confiderà il proprio amore, sentimento che ha preferito tenere segreto per anni.
Un addio lungo un giorno. Un commiato sentito, eppure freddo, senza pathos, che preferisce nascondersi, come farebbe l’amore, oppure qualsiasi altro crimine. Un saluto che Anica rivolge alle sue uniche amicizie fedeli, senza mai definirlo come tale, tenendo nascoste le proprie intenzioni. E come un segreto appare l’intero film, nonostante segua uno svolgimento senza suspense, appartato e rinchiuso dentro uno spazio delimitato da palazzi, giganteschi blocchi di cemento che sembrano usciti dalla matita di un folle, una delle tante periferie di quella vasta periferia che è l’Est. Grigiore plumbeo come il cielo che lo sovrasta, da abbellire, magari, come cercano di fare i titoli di testa, quando dei graffiti si disegnano su muri glabri di qualsiasi piacevolezza, ma ricchi delle incrostazioni di un vecchiume depositato dal tempo, sedimento che sembra non voler lasciare spazio a un futuro diverso; ma, a dispetto di tutto ciò, quei disegni nascono e muoiono, sostituendosi l’uno all’altro, unico segnale di un intervento finalmente ’umano’, seguendo le note di una musica scarna. Un movimento che si è instaurato ben dentro i confini dell’inquadratura, segno di un delimitarsi ben preciso, rappresentato dalla stasi eterna della mdp che osserva attraverso lunghi piani sequenza, messa in scena di una completa unione di forma e contenuto, accompagnata dalla ossessiva presenza di ’Besame Mucho’, leitmotiv che si erge a sistema e dal quale ogni fuga risulta impossibile.
Criminali e artisti, tutti riuniti in quel circolo senza fine che si chiama ’fallimento’, incapace di conoscere l’eventualità di una linea retta, di una via di fuga verso l’imprevisto, di un cambiamento anche solo da vagheggiare. Un mondo mediocre, perché in esso non esiste né il Bene, né il Male, quanto piuttosto un loro inestricabile coacervo, miseria di un’esistenza fatta di piccole cose, sempre uguale a loro stesse, ma dove chi sceglie di inoltrarsi negli interni del cuore dei suoi personaggi, concede loro rispetto e pietà, mostrando un punto di vista mai ovvio.
Vagheggiare, contemplare, osservare: sedersi sulla propria poltrona da boss di quartiere, spento nel corpo e nell’anima, guardando l’uccello rapace tanto amato dal suo acerrimo nemico, finalmente libero, ma capace di volare solamente in cerchio, volteggiando di continuo al di sopra di quei parallelepipedi che ospitano anime su anime. Tutte bisognose di amore, ossia dell’imprevedibile all’interno di un’esistenza predeterminata, dove il futuro riserva solo due strade da intraprendere: quella da criminale, o quella da artista. Mentre dalla radio più volte uno speaker annuncia l’inaugurazione di un centro commerciale, ulteriore nonluogo della globalizzazione, in un luogo che già di suo è apparso come il regno del Nulla.


CAST & CREDITS

(Ljubav i Drugi Zlocini); Regia: Stefan Arsenijevic; sceneggiatura: Stefan Arsenijevic, Bojan Vuletic e Srdan Koljevic; fotografia: Simon Tansek; montaggio: Andrew Bird; musica: Naked Lunch; interpreti: Anica Dobra (Anica), Vuk Kostic (Stanislav), Fedja Stojanovic (Milutin), Milena Dravic (Madre di Stanislav); produzione: Coin Film, Art & Popcorn, Studio Arkadena, Amour Fou, WDR, ORF Film, The Match Factory; distribuzione: Ripley’s Film; origine: Germania, Serbia, Slovenia e Austria 2008; durata: 105’; web info: scheda sul sito della Ripley’s Film.


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