An Episode in the Life of an Iron Picker - Concorso

17.000 euro. Tanto è costato il film di Danis Tanovic, che in inglese suona An Episode in the Life of Iron Picker, presentato oggi in concorso alla Berlinale. Pochi altri festival avrebbero forse avuto il coraggio di schierare questo film direttamente in concorso. Certo, non si tratta del film di un esordiente, anche se dopo No Man’s Land – che vince l’Oscar col primo lungometraggio per il miglior film straniero nel 2002 e che spalanca a Tanovic la strada per grandi produzioni internazionali - nessun ulteriore film del regista bosniaco si era mai, neanche lontanamente, avvicinato a quel successo. Utilizzando una vecchia etichetta lo si potrebbe forse chiamare cinéma verité,anche se tecnicamente trattasi di qualcos’altro, ossia del re-enactement di un episodio realmente accaduto, con le stesse persone che ne erano state protagoniste che adesso lo ri-fanno, lo ri-recitano. L’episodio, verificatosi in uno sperduto villaggio della Bosnia, abitato da una piccola comunità Rom – episodio che Tanovic apprende dai giornali e che scatena una significativa eco sulla rete – è il seguente: una donna, di nome Senada, resta vittima di un aborto spontaneo, dopo qualche mese di gravidanza, e deve sottoporsi a un raschiamento. L’ospedale non vuole farle l’intervento gratuitamente perché la donna non è in possesso di una tessera sanitaria. Tutto si risolverebbe se fosse in grado di pagare 980 marchi (circa 500 euro), la moneta corrente in Bosnia-Herzegovina. Ma il marito non è neanche lontanamente in grado di procurarsi quella somma. Di mestiere fa appunto quello che in inglese si definisce lo “iron picker”. In italiano, se la parola non avesse ormai tutt’altra valenza semantica, lo si potrebbe definire un rottamatore (di ferri vecchi). Anche se in realtà, Nazif, il protagonista, non è tecnicamente un rottamatore, lui i ferri vecchi si limita a raccoglierli in giro per strada e per discariche e ad affidarli al titolare di un deposito di ferraglie che glieli paga una miseria. Una delle scene più belle del film di Tanovic è quella in cui il protagonista per minuti e minuti si arrampica faticosamente per una discarica impervia e raccoglie quattro o cinque oggetti: il cerchione di una bici e qualche pezzo di ferro tutto contorto, un’accumulazione completamente inane che segnala le fatiche di Sisifo di un diseredato. Dopo innumerevoli e inutili gite nella cittadina – che incombe minacciosa con enormi ciminiere - nel vano tentativo di muovere a pietà i medici dell’ospedale, di avvalersi della mediazione di varie associazioni umanitarie, il dramma di Senada giunge, all’ultimo respiro, a una soluzione felice tramite il ricorso a uno stratagemma: la tessera sanitaria della cognata. Dopodiché vanno acquistate le medicine; e anche quelle costano. E Nazif le paga facendo a pezzi, con l’aiuto di amici e parenti, la sua macchina che aveva comunque la batteria a terra. Ricavandone l’equivalente di 50 euro. Una storia di malasanità, si direbbe, ma anche di discriminazione perché si capisce bene che il trattamento spietato è dovuto anche all’origine Rom dei protagonisti, malvisti nell’ospedale della cittadina.
La troupe di questo film consisteva di otto persone, tante quante ne conteneva un furgoncino. Nessuno si è fatto pagare. Tanovic ha lavorato con i protagonisti, stando loro addosso con tre macchine da presa digitali e cogliendoli nelle loro attività quotidiane: spaccare la legna, cucinare, rottamare, i giochi delle bambine. Non ha voluto, in conferenza stampa, rivelare la marca delle macchine da presa, perché in fase di produzione quella ditta si è rifiutata di dare un sostegno economico al progetto low- anzi no-budget. Adesso il film è nel catalogo di “The Match Factory” uno dei più importanti distributori tedeschi di cinema d’autore. Nei titoli di testa risulta anche un coinvolgimento RAI. C’è da scommettere che il film verrà distribuito in Europa. E potrebbe prendere qualche premio.
(Epizoda u zivotu beraca zeljeza); Regia, sceneggiatura: Denis Tanovic; fotografia: Erol Zubčevic; montaggio: Timur Makarevic; interpreti: Senada Alimanović (Senada) Nazif Nazif Mujić (Nazif), Sandra Mujić (Sandra) Semsa Mujic (Šemsa ); produzione: SCCA/ Pro.ba, Sarajewo; origine: Bosnia-Herzegovina, 2013; durata: 75’.
