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Ant-man

Pubblicato il 19 agosto 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Ant-man

Quando mesi fa venne fuori la notizia che la Marvel avrebbe prodotto e realizzato un film interamente dedicato a uno dei suoi numerosissimi supereroi minori (mai gioco di parole fu più azzeccato), pochissimi fedeli strizzarono gli occhi per lo stupore, per nulla assaliti dall’impazienza di ammirare sul grande schermo le (dis)avventure di Ant-man. Allo stesso modo, nessuno di loro avrebbe mai osato immaginare quanto questo Ant-man si sarebbe rivelato un autentico successo!
Il più piccolo supereroe marvelliano, interpretato da Paul Rudd, è solo uno dei primi assi nel mazzo della Casa delle idee che abbiamo potuto ammirare in solo, considerati i prossimi capitoli dedicati al mercenario chiacchierone Deadpool e al mistico Doctor Strange, giusto per citarne un paio. Non solo Vendicatori e Guardiani della galassia, insomma. E di uomini ragno o mutanti ne abbiamo già visti abbastanza! Quindi perchè non concentrarci su alcuni “dettagli” da non trascurare...? Perchè Ant-man, nell’universo cinematografico marvelliano viene concepito come una pellicola di supporto, una parentesi divertente che faccia da collante tra i più blasonati franchise appena menzionati. Ma guai a sottovalutare la forza dell’uomo formica! L’impostazione narrativa in Ant-man strizza l’occhio ai pluriosannati Guardiani della galassia, non per l’ambientazione fantascientifca, ma per la scelta di affidare la salvezza dell’umanità (anche se in questo caso c’è da salvare più la propria vita che altro) a un antieroe, Paul Rudd/Scott Lang, per l’appunto, un ladro abilissimo che, dopo essere uscito di prigione, viene arruolato dal dottor Hank Pym (un Michael Douglas tirato a nuovo) per indossare la tuta di Ant-man, che gli consentirà di rimpicciolirsi a comando, il tutto pur di sventare i piani diabolici del cinico Darren Cross (Corey Stoll), intenzionato a sottrarre la formula del siero della formica a Pym per rivenderla ai terroristi dell’Hydra.
La direzione artistica di Peyton Reed, unita a una scrittura semplice quanto intelligente a opera di Edgar Wright, Joe Cornish, Adam McKay e dello stesso Paul Rudd, imbastiscono uno spettacolo efficace per sottrazione (non ci sono mai sequenze morte o giù di tono), capace di divertire e meravigliare grazie alle incredibili immersioni del piccolo-grande Ant-man nel mondo in miniatura: in balia di un flusso d’acqua sgorgato da un rubinetto, tra strettissime fessure, centrifugato da un vinile su piatto o a cavallo di un esercito di formiche, Ant-man viene seguito da una miriade di dolly inesistenti che lo riprendono senza sosta durante i suoi funambolici assalti. Movimenti di macchina (in digitale) fluidi e mai prolissi che meravigliano e incantano, ricercando con ostinazione il dettaglio più piccolo, senza staccare mai di dosso gli occhi dall’eroe e dai piccoli e grandi problemi che lo affliggono (dalla frustrazione di non riuscire a trovare un nuovo posto nel mondo di tutti i giorni, al desiderio di poter riabbracciare la figlioletta, senza dimenticare di mettere al tappeto il cattivone di turno); e, come prevedibile, le sequenze che ne traggono maggiori vantaggi sono quelle puramente action, in cui il Nostro si confronta corpo a corpo con i suoi avversari, in un’altalena di rimpicciolimenti/ingrandimenti mozzafiato.
Come accennato questo Ant-man si colloca perfettamente al culmine della fase due del lungo progetto cinematografico ideato dalla Casa delle idee, come a rinfrescare la memoria allo spettatore, curioso di sapere come se la stanno cavando i Vendicatori nell’attesa della battaglia finale contro il terribile Thanos, o quali altri eroi sono pronti a menar le mani fuoriuscendo dalle retrovie, anche un pò per ricordare che non c’è pace per i grandi, nè per i piccoli, perchè come ci ha insegnato il più grande eroe della storia della Marvel, da un grande potere derivano grandi responsabilità. E Peyton Reed di responsabilità ne aveva tante sul groppone, per prima evitare un fiasco epocale con una pellicola su un supereroe conosciuto unicamente dai più ferrati in materia. Alla fine il piccolo uomo formica ce l’ha fatta, grazie a una buona dose di autoironia, al coraggio di un regista che ha difeso la spettacolarità della sua pellicola osando senza strafare, con tutti i difetti annessi del caso (alcune lievissime incongruenze di scrittura nel finale e l’assenza di una o due sequenze maggiormente infuse di drammaticità). Ant-man non va considerato un passaggio ininfluente, non un semplice diversivo per crogiolarsi nell’attesa dei botti finali, ma un’occasione per riconsiderare l’universo supereroistico come un mondo fantastico, nel quale rifugiarsi per ricordare a se stessi che la vita va presa di petto, ma con la dovuta dose di spensieratezza. E non osiamo nemmeno immaginare cosa ci riserverà l’arrivo di Deadpool...


CAST & CREDITS

(Ant-man); Regia: Peyton Reed; sceneggiatura: Peyton Reed, Edgar Wright, Joe Cornish, Adam McKay, Paul Rudd; fotografia: Russell Carpenter; montaggio: Dan Labental, Colby Parker Jr.; musica: Christope Beck; interpreti: Paul Rudd, Michael Douglas, Evangeline Lily, Corey Stoll, Bobby Cannavale; produzione: Big Talk Productions, Marvel Studios; distribuzione: Walt Disney Pictures; origine: U.S.A., 2015; durata: 117’


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