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ARARAT - IL MONTE DELL’ARCA

Pubblicato il 12 aprile 2003 da Giovanni Spagnoletti


ARARAT - IL MONTE DELL'ARCA

E’ con un po’ di magone, lo dobbiamo confessare, che recensiamo questo film, una delle piccole-grande delusioni di Cannes 2002 dove era passato Fuori Concorso. Perché riteniamo Atom Egoyan una delle personalità registiche attualmente più rilevanti ed interessanti, e poi perché l’argomento del film, quello del terribile destino, della diaspora del popolo armeno, stava da sempre a cuore del filmmaker nato al Cairo ma cresciuto in Canada da genitori appunto armeni. A differenza, però, del consanguineo Elia Kazan che aveva trattato un tema sì diverso ma in qualche maniera analogo nell’epico Il ribelle dell’Anatolia (1963), una delle opere più riuscite e atipiche della sua filmografia, qui Egoyan manca decisamente il bersaglio. E ciò accade non tanto perché paradossalmente il film sia troppo personale ma viceversa perché lo è troppo poco, pur essendoci tutte le premesse perché avvenga il contrario. Nel ricostruire il sistematico genocidio del popolo armeno (più di 200.000 persone) da parte dell’esercito turco, culminato nel massacro del 1915, ma prendendo tutto ciò a spunto per analizzare come quella situazione si riverbera sulla diaspora del presente, Ararat infatti soffre di un’ipertrofia di significati e di un eccesso di intellettualismo nell’impostazione della sceneggiatura (per altro scritta dallo stesso regista). Una sceneggiatura che nell’intersecare passato e presente, mischia continuamente il film nel film (che ci mostra, per la regia di Edward alias Charles Aznavour, quel tragico evento storico) e la ricerca di un’identità personale, sessuale e culturale di due amanti, di due estranei, nonché di interi gruppi familiari, oggi. Tutto ciò con l’intento lodevole di strappare al dimenticatoio della Storia una delle non poche tragedie sconosciute di un secolo carnefice come è stato il Novecento - dirà una volta con sublime cinismo Hitler per giustificare il suo personale genocidio nei confronti degli ebrei: “chi mai si ricorda oggi della fine del popolo armeno?” Sia chiaro: non che il film di Egoyan non abbia dei momenti toccanti e riusciti, delle “zampate”potenti di cinema ma nel complesso appare, contro le intenzioni del suo autore, un po’ freddo ed accademico tanto da non riuscire a decollare mai. Forse l’ansia del lavoro moralmente “committed”; o forse problemi di produzione che hanno impedito al regista di imprimere alla narrazione un maggiore afflato epico, per esempio con una diversa, più estesa durata, diversa da quella canonica “inscatolata” nelle due ore. Perciò in Ararat tutta la storia sembra ridotta in pillole, anche quegli stessi drammi, di ieri e di oggi, che ci mostra. Un autentico peccato.

[aprile 2003]

regia, soggetto & sceneggiatura: Atom Egoyan; fotografia: Paul Sarossy; montaggio: Susan Shipton; musica: Mychael Danna; interpreti: Charles Aznavour, Arsinée Khanjian, Christopher Plummer, David Alpay, Eric Bogosian; produzione: Serendipity Point Films; origine & durata: Canada 2001, 1h 55’; Distribuzione italiana: Bim; Web info: www.bimfilm.com

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