Aspettando il mare
Aspettando il mare, il sesto film del regista russo Bakhtiar Khudojnazarov (già vincitore del Leone d’argento nel 1993 con il lungometraggio Pari e Patta) si dimostra degno di aprire questa edizione del Festival del cinema di Roma. Nonostante non sia facile capire se quello messo in scena dal regista sia un mondo sull’orlo dell’apocalisse o addirittura una realtà altra, parallela, la pellicola rivela una qualità visionaria dalla grande intensità poetica.
Su una terra sabbiosa e desertica gli abitanti del piccolo villaggio nel quale si svolgono gli eventi, glorificano il mare che bagna la costa, pregandolo di essere generoso e di fornire loro abbondanti quantità di pesce. Il capitano Marat, nonostante la moglie Dari sia turbata da un cattivo presagio e gli chieda di non salpare, decide di imbarcarsi ugualmente con i suoi uomini. La donna decide quindi di aggregarsi all’equipaggio per poter restare al fianco del marito. Poco dopo la partenza una tempesta di sabbia inghiotte la nave prosciugando il mare intero e privando il villaggio del suo bene più prezioso: il mare stesso, per l’appunto. Risvegliatosi solo su una spiaggia sconosciuta, l’uomo intraprende il viaggio che lo riconduce al suo paese d’origine. Sul treno che Marat prende al fine di ricongiungersi con suoi concittadini, Tamara, la sorella minore della moglie scomparsa del protagonista, lo riconosce e gli confessa il suo amore. L’uomo tuttavia non ricambia il sentimento della ragazza e ossessionato dall’idea di rintracciare Dari e il suo equipaggio, ritrova la propria nave. Nonostante la barca si trovi in pieno deserto, Marat decide di affrontare l’assurda impresa di guidare l’imbarcazione attraverso l’immensa distesa di sabbia sino a ritrovare il mare scomparso.
Aspettando il mare si avvale di una bellissima fotografia, di un’ottima regia e di un’affascinante messa in scena dalla grande forza evocatrice, la cui poetica ricorda, per alcuni aspetti, l’originalità delle pellicole di Marc Caro e Jean-Pierre Jeunet (Delicatessen, La città dei bambini perduti), pur non condividendone l’inquietante oscurità, ed essendo, al contrario, un film molto luminoso e dallo spiccato carattere surreale.
(Waiting for the Sea ); Regia: Bakhtiar Khudojnazarov; sceneggiatura: Sergej Ashkenazy ; fotografia: Jan Vancaillie, Dusan Joksimovic, Rifkat Ibragimov ; montaggio: Salome Machaidze; musica: Shuhei Kamimura; interpreti: Egor Beroev (Marat), Mikulchina (Tamara), Detlev Buck, Dinmukhamet Akhimov; produzione: Pallas Film, Thanassis Karathanos, Karl Baumgartner VISS, Entre Chien Et Loup, Silkroad Productions; distribuzione: Belgio, Francia, Germania, Kazakistan, Russia; origine: Belgio, Francia, Germania, Kazakistan, Russia, 2012; durata: 109’;