Attempts on her life
Roma, Teatro India – Chi sarà mai questa misteriosa Anne, Annie, Anya, o piccola Annuschka? Non lo sapremo mai. Ma in fondo non è nemmeno così importante. Anne è una sorta di entità indistinta e mai totalmente afferrabile a cui vengono appioppati di volta in volta frammenti d’identità. Terrorista kamikaze, rifugiata politica o, ancora, artista provocatoria e suicida, porno star, vittima di guerra, bambina o, addirittura, automobile.
Anne è misteriosa protagonista assente proprio come il Godot di Beckett, autore estremamente importante per Crimp. Anche Anne ci viene presentata attraverso il racconto altrui. In un procedimento narrativo che richiama alla mente, per certi versi, le meravigliose pagine di Se una notte d’inverno un viaggiatore. Autori in cerca di un personaggio, ci propongono una storia non come prodotto finito, ‘pronto al consumo’, ma, piuttosto, come se pensata lì per lì, ricordata o inventata nel mentre del racconto Si procede per azzardo. Parole e gesti sottendono, alludono, confermano e si contraddicono.
Tale gioco narrativo non è però fine a sé stesso. Ciascuno dei diciassette quadri, o ‘microdrammi’, di cui lo spettacolo si compone, ha un sapore familiare e, al tempo stesso, inafferrabile e misterioso a cui il pubblico, ora complice ora bersaglio, è chiamato costantemente ad attribuire un senso. ‘Anne è uno stratagemma teatrale - afferma Crimp - se può essere una macchina, allora può essere qualsiasi cosa’. Ed ecco che il mosaico di tentativi/attentati alla vita di Anne anziché offrirci un’immagine chiara della fantomatica protagonista, servono invece a delineare gradualmente il ritratto della nostra società contemporanea in piena decadenza morale.
In una narrazione apparentemente assurda e sconnessa il linguaggio, verbale ed extraverbale, assume un ruolo fondamentale. Ed è proprio nella ricerca di linguaggi capaci di racchiudere il senso di questo dramma che si rivela il talento tanto del regista che degli interpeti. La loro esplorazione del testo fa sì che il teatro si serva di registri linguistici ad esso estranei. Vi è, ad esempio, quello della televisione urlata e priva di senso dei talk show, e, ancora, il linguaggio giornalistico, quello delle notizie costruite a tavolino per distrarre l’attenzione dai problemi più seri, e quello ancora della macabra spettacolarizzazione di violenza, dolore e miseria. E, naturalmente, il linguaggio pubblicitario, potente arma del sistema capitalistico per la creazione di bisogni non necessari.
In un vertiginoso susseguirsi di gag esilaranti e tutta una serie di trovate intelligenti e originali, la compagnia, formata da undici attori tutti straordinari, interpreta e fa proprio quello che per volontà dello stesso autore è un open text. Del resto Crimp è autore caro al regista Arcuri e all’Accademia degli Artefatti e lo spettacolo Tre pezzi facili valse loro il Premio Ubu 2005 per migliore proposta di un testo straniero. Questo Attempts on her life ci dà conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che quello dell’Accademia degli Artefatti è teatro vivo e pulsante che da tempo ormai si distingue tanto per la scelta dei testi, quanto nel modo intelligente e sempre originale di metterli in scena. E soprattutto regala la meravigliosa sensazione che in Italia il teatro sia florido e vitale.
17 soggetti per il teatro di Martin Crimp; traduzione: Margherita D’Amico; regia: Fabrizio Arcuri; consulenza drammaturgica: Luca Scarlini; interpreti: Miriam Abutori, Michele Andrei, Matteo Angius, Paola Cannizzaro, Fabrizio Croci, Daria Deflorian, Pieraldo Girotto, Simona Senzacqua, Antonio Tagliarini, Annapaola Vellaccio; scene e costumi: Rita Bucchi; disegno luci: Diego Labonia; sonoro: d.j. Ras Noiz;. Accademia degli Artefatti, Enzimi-Nottebianca-Comune di Roma-T.S.I.Florian (Pe) e in collaborazione con Rialto Santambrogio con il sostegno e il patrocinio del British Council