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Awake – Anestesia cosciente

Pubblicato il 29 dicembre 2008 da Marco Di Cesare


Awake – Anestesia cosciente

Un percorso a ritroso tra passato e presente, negli universi paralleli che colmano gli interstizi tra la vita e la morte, come in un lungo dormiveglia, esperienza liminale sospesa tra la luce e il sogno – o il sonno - più profondo.
È una vita splendidamente agiata, quella del giovane rampollo di Manhattan Clayton Beresford Jr. (Hayden Christensen), ma senza ciò che più conta: la libertà, compresa quella che gli è negata dal ricordo ingombrante del padre morto quando lui era solo un bambino. Ha un cuore d’oro, il ragazzo: è gentile, dà lavoro a molti concittadini, fa beneficenza e, soprattutto, sa cosa voglia dire amare veramente qualcuno. Eppure il suo cuore è debole, diviso tra ciò che prova per la dolce Samantha (interpretata dalla delicata sensualità di Jessica Alba) e la protettiva madre Lilith (Lena Olin), alla quale non ha ancora parlato dei suoi progetti di indipendenza. Ma ora quello che più urge è trovare un organo nuovo da trapiantare nel petto, perché quello che madre natura gli ha donato non è solamente debole, ma anche malato. Così, nonostante le rimostranze di Lilith, che per il figlio vorrebbe il miglior chirurgo della città, Clayton decide di farsi operare dall’amico Jack Harper, il quale in passato è stato accusato di varie e gravi negligenze. Giunge il fatidico giorno e succede qualcosa che ha quasi dell’incredibile (e del raro: 30.000 casi su 21.000.000 ogni anno, a quanto ci informano i titoli di testa), quando Clayton vivrà l’esperienza della cosiddetta ’anestesia cosciente’: immobile, sentirà tutto ciò che gli accadrà intorno, compreso il dolore inimmaginabile che proverà quando verrà aperto dal bisturi senza, però, poter muovere alcuna parte del proprio corpo. Sola la sua mente continuerà a smaniare: vedremo i suoi ricordi, sentiremo le sue mute urla, assisteremo alla sua presa di coscienza. Perché Clayton capirà di essere entrato in un gioco più grande di lui, del quale rappresenta solo una semplice marionetta.
Interessante lo spunto iniziale, ben integrato nel corpo della sceneggiatura, mai percepibile come estraneo, ma anzi vera e propria sintesi dell’intero film. Perché Clayton è sempre e comunque uno spettatore della propria vita, stretto fra l’amore e l’amicizia di chi lo circonda, corpo che realmente giace disteso mentre tutti lo guardano e mettono le mani su di esso, scuotendolo in profondità, facendo razzia del suo cuore. Ed è un po’ come qualsiasi spettatore, che sempre assiste alla messa in scena di qualcosa del quale è all’oscuro, comunque passivo, tra il sonno e la veglia, immerso nel buio nel quale può immaginare e pensare, dipanando matasse e squarciando le tenebre grazie alla luce della conoscenza - di qualunque tipo essa sia - che proviene dallo schermo. Sala cinematografica che fa convivere luce e oscurità, lasciando che tutto appaia come se avesse il profilo indefinito di un fantasma. E come uno spettro sarà Clayton stesso, emblema del sentire e dell’immaginare che divengono un vedere, quando camminerà tra i vivi e i morti, mentre la sua voce apparirà come sospesa tra il campo e il fuori campo: di certo il tutto è anche un po’ inquietante, ma è reso in maniera più che altro insoddisfacente, tanto da risultare a lungo andare alquanto ridicolo e comunque poco stimolante.
La prima mezzora di film scorre anche piacevolmente, mentre dipana i rapporti tra i protagonisti, preparando il terreno alle sequenze ambientata nella sala operatoria, nell’ospedale e nella mente del protagonista, parti queste che uniranno il melò al giallo, il fantasy al thriller, fino alla metafisica più spiccia.
Ma Awake è soprattutto un film sul ricordo e sulla forza del cinema nel mostrare la menzogna. E, difatti, inizierà come un lungo flash-back, visto che ogni ricordo può essere un sogno, oltre che una verità non completamente vera, a causa magari di un unico minuscolo particolare. Peccato che l’esordiente Joby Harold si lasci presto sfuggire di mano la sua creatura, perdendo di vista l’intero corpo del film, affastellando situazioni su situazioni che mal si accordano con la breve durata dell’opera e con la parte introduttiva, cercando di donare un respiro più ampio al racconto, ma riuscendo solamente a creare una certa confusione, ancor più acuita da una certa superficialità nel mostrare alcuni snodi finali, rivelando una trama banalmente gialla, senza che questa invero appaia come una sentita necessità, ma piuttosto come un ritorno alla realtà dopo un viaggio nell’ignoto, certezza che si sostituisce ad una possibilità. Di questa situazione ne fa le spese l’intero film, avviluppato in un falso movimento, immobilizzante risultato di tanto peregrinare lungo sentieri che calcano direzioni lontane e opposte.


CAST & CREDITS

(Awake); Regia e sceneggiatura: Joby Harold; fotografia: Russell Carpenter; montaggio: Craig McKay; musica: Samuel Sim; interpreti: Hayden Christensen (Clayton Beresford), Jessica Alba (Samantha Lockwood), Terrence Howard (Dottor Jack Harper), Lena Olin (Lilith Beresford), Christopher McDonald (Dottor Larry Lupin); produzione: GreeneStreet Films, The Weinstein Company, Open City Films; distribuzione: Eagle Pictures; origine: USA, 2007; durata: 84’; web info: sito internazionale.


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