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B.B. & IL CORMORANO

Pubblicato il 4 maggio 2003 da Carla Di Donato


B.B. & IL CORMORANO

Mentre l’ultimo film di Paolo Virzì, My name is Tanino, tra i tanti incappati nelle sabbie mobili della crisi che ha investito la casa di produzione Cecchi Gori, è stato “sdoganato” solo ora, Edoardo Gabbriellini, il protagonista di “Ovosodo”, è passato dietro la macchina da presa per realizzare la sua opera prima: B. B. & il cormorano, selezionato come film di chiusura della quarantaduesima Semaine Internationale de la Critique al 56° Festival di Cannes.
L’esordiente regista per la sua prima prova come autore sceglie di raccontare un mondo che conosce bene: una fatiscente colonia marina tra la foce del fiume e la darsena portuale, che ha avuto modo di osservare nella sua città natale, Livorno. E l’habitat della colonia, più che l’elemento umano, è il protagonista vero del suo lungometraggio, poiché ne connota i campi, i colori e i toni.
Anche attore, Edoardo Gabbriellini interpreta Mario, il se stesso- idraulico, il cui sguardo e fisicità “salmastri” ci guidano durante tutto l’arco del film all’osservazione ed alla scoperta di un’isola: il suo incarico è riparare l’impianto del residence “Il Cormorano”, in disfacimento non solo nei tubi o nella rete fognaria, ma nelle vite delle persone, che abitano questa sorta di posto di confino, di mondo a parte, più per un disequilibrio personale, per l’impossibilità “strutturale” di inserirsi nella corrente, nel Sistema, che per una scelta consapevole. Personaggi vicini all’Alice di Lewis Carroll, calati però nella concretezza di anomalìe e asimmetrìe tutte contemporanee.
Quello che fa anche di Mario un “diverso” è il suo sogno del Paese delle Meraviglie, l’America, che spera di raggiungere un giorno mentre si spara musica nelle orecchie, ma la sua è l’America dei filmini girati in Super 8 con il naso all’insù e l’occhio rapito dalla vertigine dell’altezza, dalle dimensioni incredibili e dal vuoto che assale prima o poi: la scena iniziale del film enuncia il suo desiderio e frequenti sono le sequenze “newyorchesi” che insistono sul tema, con lo skyline di Manhattan a mò di “sfondo -cartolina”, marciapiedi senza audio fatti di corpi anonimi, volti, nuche, spalle in cui il protagonista, come un turista qualsiasi che si è perso, chiede muto (alla macchina da presa, e a noi) dov’è lo zio Piero, la sua icona (poiché vive lì da anni). Come tutte le realtà“visti da lontano” - i miraggi - di Mario, anche Piero si rivela un personaggio di cartapesta, non da fiaba: irromperà nella vita del nipote come una meteora qualsiasi, utile a fargli aprire gli occhi sull’inconsistenza del suo “sogno” e a renderlo cosciente che il futuro a cui andare incontro non è l’aereo che si limiterà solo a veder decollare. La cameriera, Gaia (un’efficace Carolina Felline) con problemi di stabilità mentale, contrappunto realista/pasionario di Mario, il custode tuttofare buddista, Guido, il professore che parla solo con il suo furetto, il proprietario equivoco, Nevio, e la sua amante “degagée”, Gabriella, sono personaggi narrativamente troppo esili, vittime di voragini di sceneggiatura sostanziali, anche se nell’insieme risultano ben immersi in questo patchwork marino, che, anche grazie ai cromatismi fotografici, tra il cenere, grigio e piombo e ai campi lunghissimi sul litorale toscano quasi sempre in ombra, riceve un alone surreale e grottesco del tutto peculiare. L’architettura d’epoca fascista contribuisce a gettare su ognuno una sfumatura da sopravvissuto in bilico tra amarcord felliniano e un certo immaginario cinematografico d’impronta francofona.
L’impressione è di un intento sincero e generoso che, pur con andamento a zigzag e polso a tratti incerto e frammentario, ha il pregio di aprire una finestra su una porzione di realtà e di umanità nascosta - locale e apolide insieme (chi vive “ai margini” non ha patria) - restituendone l’odore un po’acre del salmastro che punge con levità. Interessante esordio, un dubbio: regia in erba o puro caso?

[maggio 2003]

regia: Edoardo Gabbriellini sceneggiatura: Federico Bacci, Edoardo Gabbriellini, Lorenzo Tripodi, con la collaborazione di Emanuele Scaringi fotografia: Frederic Fasano montaggio:Valentina Girodo musica: Simone Soldani, Valerio Fantozzi interpreti: Edoardo Gabbriellini, Carolina Felline, Giorgio Algranti, Paolo Vivaldi, Selen, Marco Giallini produzione: Fandango, in collaborazione con Medusa Film web info: www.fandango.it Italia 2003 - 35 mm - 87’ - 1:1,

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