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Baby driver - Il genio della fuga

Pubblicato il 8 settembre 2017 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Baby driver - Il genio della fuga

"Ehi, Baby, qual é il tuo pezzo portafortuna?"
- Buddy

Per fortuna che a Hollywood lavorano autori del calibro di Edgar Wright. Nulla a che vedere con Tarantino o Scorsese. No, ma pochi, pochissimi registi/sceneggiatori a Hollywood hanno la stessa capcitá di Edgar Wright di (in)fondere le proprie inclinazioni geek e nerd (potete dare un’occhiata a al ’videoludico’ Scott Pilgrim vs. The World), dando vita a opere originali e volte, in un certo senso, a rinnovare generi cinematografici resi stantii dalla tendenza di altri cineasti minori o misconosciuti a confezionare, di volta in volta, plot e dinamiche narrative consumate e omologate.

Stavolta Wright dirige un film tutto suo, senza l’aiuto dell’amico e complice Simon Pegg (autori della dissacrante e sregolata Trilogia del cornetto): Baby driver – Il genio della fuga narra le avventure/vicissitudini su quattro ruote del giovanissimo Baby (Ansel Elgort, accurato e talentuoso), eccellente guidatore, orfano a causa di un incidente stradale e per questo affetto da acufene, un disturbo ai timpani che provoca un ronzio fastidioso e costante che il giovane copre ascoltando musica costantemente, grazie ai molti iPod che porta con sé; ma Baby ha sottratto per errore un carico al boss criminale Doc (Kevin Spacey) e per questo motivo é costretto a lavorare per lui come autista dei suoi scagnozzi, per ripagare il debito contratto. Poi, per caso, Baby conosce Deborah...

Baby driver – Il genio della fuga é senza ombra di dubbio un action adrenalinico che viaggia spedito su binari giá piú o meno collaudati, che sarebbe stato stroncato e ricacciato nel dimenticatoio se fosse capitato nelle mani di qualche regista indotto a concentrarsi solo sulla spettacolaritá delle dinamiche all’interno della narrazione, rinunciando a un lavoro certosino di ‘riscrittura’ sulla forma. Invece Wright non adatta il suo protagonista allo sviluppo degli eventi, ma esegue l’operazione contraria, tratteggiando un personaggio inedito e magnetico (si, a Elgort bastano un paio di occhiali da sole, quel ciuffo ribelle e l’espressione parodistica da duro per ‘bucare lo schermo’) che, sfruttando l’espediente dell’acufene, consente a Wright di impostare una coinvolgente operazione sul comparto tecnico musicale del film: la colonna sonora, trasmessa dgli iPod di Baby e mutevole in raccordo con la narrazione degli eventi diviene diegetica e imprescindibile per lo spettatore, a tal punto da pretendere che la musica non abbandoni mai il girato fino all’ultima inquadratura. Questa scelta permette a Wright di instaurare un’empatia tra il suo protagonista e il pubblico, grazie al semplice scorrere del pollice di Baby sui comandi touch dei suoi iPod.

La comparsa di Deborah prima dello scoccare della mezz’ora (Lily James, giovane cameriera di un diner, che quando sorride ricorda vagamente la Shelly Johnson di Twin Peaks) rappresenta il colpo di spugna sul genere che Wright sfrutta per capovolgere le aspettative del pubblico: Baby driver – Il genio della fuga non é un action-thriller carico di dinamite e focalizzato sulla deflagrazione dei contenuti in scene sature d’azione, ma invero una dolce e osteggiata storia d’amore germogliata in un contesto action. Il talento di Baby, che non viene mai ‘giustificato’ (non guida ’per campare’, come il Ryan Gosling dell’eccellente Drive di Nicolas Winding Refn, tanto per capirci) e la collaborazione con il boss Doc sono un pretesto per permettere a Wright di realizzare un film romantico e musicale, un film a suo modo estroverso e brillante, in cui l’obiettivo non é finalizzato all’azione, ma al salvataggio di una situazione amorosa precaria, impreziosito da un perfetto montaggio sincronizzato con la colonna sonora che alleggerisce di molto i toni dell’opera, garantendo sempre un’alta soglia di attenzione da parte dello spettatore.

Probabilmente Wright si lascia un pó prendere la mano nell’ultimo quarto d’ora, abusando di sparizioni a effetto (personaggi che finiscono fuori campo come per magia) che ripetute con eccessiva veemenza possono incrinare la credibilitá di una pellicola a suo modo esagerata, ma sempre coerente con lo sviluppo della narrazione. Poco male, d’altronde. Basta poco e si torna subito in pista, al ritmo di Queen, Beach Boys, Blur, T-Rex...


CAST & CREDITS

(Baby driver); Regia: Edgar Wright; sceneggiatura: Edgar Wright; fotografia: Bill Pope; montaggio: Jonathan Amos, Paul Machliss; musica: Steven Price; interpreti: Ansel Elgort, Kevin Spacey, Lily James, Jon Bernthal, Eiza González, Jon Hamm, Jamie Foxx, Sky Ferreira, Flea; produzione: Big Talk Productions, Media Rights Capital, Working Title Films, TriStar Pictures; distribuzione: Warner Bros.; origine: Regno Unito, U.S.A., 2017; durata: 115’


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