Ballkan Bazar

Tanta è la confusione che regna sotto il cielo che sovrasta l’Albania: un piccolo ma non inoffensivo Vaso di Pandora nel quale un bailamme di genti diverse si scontra e si incontra, nervosamente danzanti sugli scheletri del passato, agitandosi per venire alla luce, sepolti in una terra che ad ogni costo vuol ricordare e riproporsi nell’inazione della stasi e dell’immobilità. Al che però, liberati tali spiriti fatti di carne (e ossa), grottesca diviene questa farsa balcanica che tratta delle piccolezze dell’umano agire, tra le cui pieghe tuttavia è facile scorgere certe vastità dell’umano sentire.
Una superficie, questa, accarezzata da uno sguardo estraneo che, perlomeno inizialmente, inquadra tutto da quelle infinite distanze che si manifestano quando si compie un volo d’angelo. Protagoniste due donne, Jolie e Orsola, madre e figlia, francese l’una, italiana l’altra. Giunte in Albania (prima a Tirana, poi nell’Epiro settentrionale) seguendo le tracce lasciate dalla bara del nonno della ragazza, un sarcofago giunto per errore nei Balcani, quando la sua destinazione ultima sarebbe dovuta invece essere la Francia. La modernità dell’Occidente innestata lì dove inizia un altro mondo, comunque fiero della sua arcaicità, di certe sue ipocrisie come di talune sue superstizioni. Insieme le due donne diventeranno testimoni di (divertenti) lotte per il possesso del territorio tra etnie diverse, greci contro albanesi, che accampano diritti su quei corpi morti da tempo, per una storia inventata partendo da una base reale (e di cui si potrà leggere in maniera più approfondita nel resoconto della conferenza stampa di presentazione del film).
La donna, in quanto storicamente descritta come corpo (e mente?) più ricettivo, nel film di Edmond Budina diviene un tramite: l’amore, la passione, prendere ed essere prese, comunque il desiderio di avvicinarsi all’altro. Accanto a questa rappresentazione puramente iconica, si accompagna la tematica dello straniero che si rende partecipe del mondo nel quale ha fatto il suo ingresso, malgrado l’iniziale sconvolgimento e stupore di cui si è fatto portatore all’interno di quella vecchia organizzazione sociale, dominando e lasciandosi dominare da quest’ultima, credendo alla superficie del suo mostrarsi mentre si cerca di addentrarsi nel suo essere. Perciò all’elemento dissonante se ne aggiunge un altro, che ha come obbiettivo la ricerca dell’armonia, per un confluire di parti opposte che ben simboleggiano l’intera pellicola, giocata tutta sull’attraversamento di un confine, nella descrizione di un luogo geografico che diviene uno spazio mentale e cinematografico per nulla angusti: un Ballkan Bazar che è regno di una comicità caciarona che alza la voce, sempre rimanendo, però, sottile nel suo grido di tragicomica denuncia.
(id.); Regia e sceneggiatura: Edmond Budina; fotografia: Daniele Baldacci; montaggio: Marzia Mette; musica: Admir Shkurtaj; interpreti: Catherine Wilkening (Jolie), Veronica Gentili (Orsola), Visar Vishka (Genti), Erand Sojli (Miri), Edmond Budina (Pastore); produzione: Mediaplex Italia ed Erafilm Production; distribuzione: Mediaplex; origine: Italia e Albania, 2011; durata: 88’; web info: sito internazionale.
